Negli anni Settanta, Silvi, località balneare abruzzese in provincia di Teramo, era la “perla dell’Adriatico”. E se Rimini ha mitizzato gli anni Sessanta, Silvi, più modestamente, potrebbe fare lo stesso con i Settanta. Era in fase di esplosione questa terra baciata da Dio e dal Sole.
La sera, in piazza Marconi, in quelle estati indimenticabili, si preparavano notti a go go che vedevano nei locali notturni lo sfoggio di eleganza e savoir faire con presenze illustri di scrittori, uno per tutti Mario Pomilio, attori e attrici di fama, trasportati da queste parti da Gabriele Ferzetti, figlio di una patria che non aveva dimenticato e dove in estate, ancora giovincello, si metteva davanti a uno specchio a recitare per migliorarsi, Tognazzi e Vianello, Claudio Gora, persino Vivi Gioj con i suoi sei cagnolini bianchi passeggiavano sul Lungomare che era il più bello d’Italia, non avendo ancora subito lo scempio dei tempi contemporanei.
La storia di Silvi deriva dal suo paese arroccato sul colle, a 242 metri sul livello del mare, dove si scorge un panorama mozzafiato che val la pena vederlo: “Una fetta di mare, il balcone in collina. Silvi, tra le località costiere, è l‘unica che può affacciarsi dal colle e guardare l’Adriatico” scriveva Tiberio Cianciotta nel 1976. È stato sempre così: un lembo di mare da tutti amato; una terrazza unica, una fetta di luna galleggiante sopra un cielo pulito, dunque una “musa ispiratrice” per gli scrittori.
La storia di Silvi viene ora riportata alla luce dalla monografia “Le perle di Silvi. L’evoluzione storico-sociale e le mutazioni antropologiche di un sito incantato”, a cura di Paolo Martocchia ed edito dalla Marte Editrice (pp. 160).
Silvi, già narrata come un “sito incantato” sul finire dell’800, inizia il suo percorso evolutivo e sociale il 17 Maggio 1863, giorno in cui viene inaugurato il tratto locale della Ferrovia Adriatica. A partire da questo dato, il giornalista e scrittore Martocchia, ripropone i momenti storici salienti della città: dalla Banda musicale alla prima Casa del Maestro, dall’arrivo di Mafalda di Savoia agli edifici di culto, dalla vocazione marinaresca alle tradizioni gastronomiche, arrivando sino alle memorie popolari e ai personaggi storici che hanno reso celebre la “Perla dell’Adriatico”.
L’attento itinerario di Martocchia intende corroborare la tesi che vede in Silvi una città amabile, socialmente attraente, con qualità e caratteristiche che giustificano pienamente un grande e rinnovato orgoglio.
Ma come nasce quest’opera? Un giorno a Martocchia arrivò una e-mail nella quale un giornalista scrisse che Silvi era definita, in maniera sprezzante, “quel paese lungo la strada che porta al Village (un altro mega centro polifunzionale, nda)”.
L’autore, per la professione che svolge ha le notizie del paese in tempo reale (è un giornalista di lungo corso, ed ora scrive sul quotidiano La Città), ma quando lesse questa cosa non esitò a definirla una vera e propria offesa alla città. Non rispose, perché i suoi maestri gli insegnarono che il giornalismo deve rappresentare qualcosa di costruttivo; cercò allora di approfondire, magari capendone le motivazioni. Ci riuscì e arrivò alla conclusione che Silvi, per una moltitudine di giornalisti o presunti tali non abitava il concetto di “onestà intellettuale”, Silvi altro non era che il “paese dell’anticultura”.
Martocchia pensò che questo giornalista non aveva studiato e non poteva comprendere quanti milioni di persone si erano innamorate di questo indimenticabile azzurro dell’Amarissimo di dannunziana memoria, capace di pervadere gli animi di artisti e politici, di gente comune e turisti con la sua melodiosa armonia di luci e colori sapientemente dosato da Madre Natura, offrendo loro la possibilità di decantare gli elementi impareggiabili che hanno fatto raggiungere il diapason alla ricchezza naturale di Silvi: la mitezza del clima, la cordiale ospitalità dei suoi cittadini, una qualità della vita ancora intrisa dalle antiche tradizioni di un popolo leale e laborioso.
Ora, nell’epoca della globalizzazione che tende a disconoscere il passato e la nostra storia, con questo testo si riafferma il dovere di tutti di custodire questi nostri piccoli tesori con la memoria e la ricerca, valorizzando i nostri saperi e la nostra cultura locale: custodendo il passato possiamo progettare il futuro.
In tale contesto, chi studia e fa informazione, è chiamato alla massima compostezza nel rispetto del dettame deontologico; ma è anche chiamato a rispondere con i fatti chi dileggia Silvi e i Silvaroli. In definitiva, quella di Martocchia è l’atto d’amore di un figlio devoto nei confronti della propria terra, in un libro pieno di aneddoti, di storia anche di quell’Abruzzo forte e gentile ma anche di storia dell’Italia.
Un libro, come si suol dire, da leggere tutto d’un fiato, accattivante e che lascia profonde riflessioni sul futuro e sugli sviluppi turistici di tutto il medio Adriatico. Non a caso il libro ha ottenuto un grande successo. Perché non pensare ad una presentazione negli Stati Uniti?
La memoria storica supporta la formazione di un’identità culturale e la condivisione di valori comuni da tramandare ai posteri; soprattutto, ci aiuta ad affrontare i nuovi problemi dell’umanità. Magari con l’aiuto di una sentinella, perché tale è il giornalista. Chi intendesse acquistare il libro (10 euro) può rivolgersi direttamente all’autore scrivendo una mail all’indirizzo: pmartocchia@yahoo.it.