Il trittico ricomposto con Axel Hémery e Cecilie Hollberg (Ph courtesy Galleria dell'Accademia di Firenze)

Un nuovo capolavoro del Duecento in Pinacoteca grazie al deposito della Galleria dell’Accademia di Firenze. Dopo molti anni trova la sua giusta concretizzazione il progetto di ricomposizione del Trittico di Santa Chiara, presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. Grazie alla proficua collaborazione fra le direzioni della Galleria dell’Accademia di Firenze e della Pinacoteca Nazionale di Siena, sarà infatti possibile ammirare, a partire dal 5 dicembre, il Trittico esposto nella sala del Duecento della Pinacoteca.

L’iter di ricomposizione trae origine da un’intuizione dello storico dell’arte Miklos Boskovits che ebbe l’idea di accostare la Madonna con Bambino di Firenze con i due sportelli con storie di santi della Pinacoteca Nazionale di Siena. Le prime proposte di ricomposizione e di relazione fra i due musei si ebbero circa vent’anni fa e già in passato le due gallerie avevano lavorato attivamente per esporre le due opere nella stessa sede. Il progetto prende finalmente forma e vede il suo compimento in questo particolare periodo in cui i due musei godono di autonomia speciale.

La parte centrale conservata presso la Galleria dell’Accademia di Firenze, raffigurante la Madonna in trono, è stata trasportata a Siena dove verrà conservata in un deposito di lungo periodo e affiancata dalle due parti laterali con storie di santi già esposte nella sala 2 della Pinacoteca, dove si trovano altre opere di pittori protagonisti del Duecento senese. La Madonna con Bambino, attribuita a Guido da Siena, è raffigurata secondo l’iconografia bizantina dell’odigitria, con la Vergine che indica il figlio, seduta su un trono dalla struttura sontuosa, mentre negli sportelli laterali, riferiti a Dietisalvi di Speme, le scene relative a San Francesco e Santa Chiara vengono messe in parallelo ai martirii di San Bartolomeo e di Santa Caterina d’Alessandria, legando così i santi contemporanei a quelli dei primi secoli della cristianità. Il dipinto proviene probabilmente dal monastero di Santa Petronilla, sede senese delle clarisse, come suggerisce la presenza dei due francescani. 

I punti di giuntura della parte centrale combaciano esattamente con quelli degli sportelli laterali e questo elemento è stato molto importante per attribuire le parti a una stessa opera, in quanto i dipinti medievali erano diversi fra loro e le dimensioni variavano abitualmente. Sarebbe stata pertanto una strana coincidenza trovare tale combinazione fra due opere diverse. 

L’apparente differenza di composizione fra la parte centrale con la Madonna e il bambino e le piccole scene laterali, di carattere narrativo, trova altri esempi nelle opere della sala, dove si trovano dipinti di Guido da Siena e Dietisalvi di Speme. Si tratta di due dei principali artisti della Siena del XIII secolo, autori di importanti opere come la Madonna di San Domenico di Guido o quella del voto attribuita a Dietisalvi. Fra le due botteghe dovette esserci una stretta collaborazione come dimostrano altre opere in cui sono state individuate le mani dei due pittori, come il dittico del Beato Gallerani esposto nella stessa sala del Trittico. Le parti dell’opera hanno inoltre avuto vicissitudini conservative differenti e pertanto non mostrano una perfetta omogeneità coloristica e della superficie pittorica.

La proposta di questo ricongiungimento è tutt’oggi molto dibattuta fra gli storici dell’arte e i due musei auspicano che questa credibile esposizione possa risultare convincente ed essere di supporto per ulteriori studi e riflessioni. L’operazione è inoltre un’opportunità per contribuire alla rivalutazione di Guido da Siena, sul cui reale valore si è iniziato a dibattere con la grande mostra senese dedicata a Duccio di Buoninsegna nel 2003. 

Commenta così l’operazione Axel Hémery , direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena: “Ringrazio Cecilie Hollberg di questo generoso deposito che permette di concretizzare un progetto tenuto nel cassetto per anni. Si tratta di una collaborazione virtuosa di due musei statali dotati di autonomia speciale, che ha permesso di far nascere un nuovo capolavoro del Duecento senese.” 

“Si tratta di una collaborazione importante tra istituzioni che accosta tre tavole che formano oggi una straordinaria opera – dichiara Cecilie Hollberg direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze – La parte centrale raffigurante la Madonna in trono è stata per tanto tempo nel mio ufficio e naturalmente un po’ mi manca ma ovviamente per motivi di ricerca e conservazione è significativo che sia tornata nella sua collocazione originale” 


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