Sfruz, comune a 1.012 metri sul livello del mare con 309 abitanti nella provincia di Trento.
Paese agricolo, è noto per una qualità di ricercate patate da seme: negli anni ‘30 la patata trentina raggiunse un livello produttivo molto importante, soprattutto quella coltivata oltre i mille metri di altitudine in quanto non soggetta a malattie. Vanta importanti tradizioni artigianali: oreficeria, lavorazione del legno ma soprattutto la costruzione di stufe ad olle (in maiolica), realizzate con una “tecnica segreta” tramandata da padre in figlio e sino all’inizio del secolo esportate in Austria, nei paesi del Nord Europa e in Russia.
La produzione raggiunse nel corso dei secoli livelli molto elevati: nel solo periodo compreso tra il 1792 e il 1854 la fornace di Bortolo Cavos produsse e vendette oltre 1200 stufe a torre o a muletto. Con l’avvento del petrolio però, la costruzione diminuì e la gente cominciò ad emigrare. I due prodotti tipici giustificano lo stemma del Comune, adottato il 20 aprile 1984: sono disegnati un fiore di patata e una stufa bianca ad olle.
Sfruz è uno dei centri abitati più antichi della regione. Lo dimostrano tombe romane a tegoloni (la produzione delle olle come dei tegoloni è collegata alla presenza di giacimenti di argilla lacustre), alcuni dei quali vennero utilizzati per comporre il quadrante dell’orologio sul campanile della chiesa di S.Agata, patrona del paese a cui è dedicata la chiesetta secentesca con campanile del 1747. Martire siciliana del III secolo, è la protettrice dal fuoco.
La scelta di questa santa non è casuale, dato che i primi insediamenti erano fatti di costruzioni di legno su un terreno dove l’acqua scarseggiava e il fuoco era piuttosto frequente. Orna la chiesa anche la statua di Santa Barbara, dono dei minatori emigrati in America alla fine dell’800.
Il nome, probabilmente, indica un sito posto alla confluenza tra due corsi d’acqua che nascono da due fonti. La principale veniva chiamata del lavatore, perché alimentava un lavatoio per i panni. Le prime notizie della località risalgono al 952, quando nel corso di una permuta di beni fondiari compare come perito Sergio da Tarano, fatto che rende plausibile l’esistenza di un insediamento prima di questa data.
Una delle glorie che vanta Tarano nel campo religioso è rappresentata dal domenicano Matteo, che poi assunse il nome con il quale è passato alla storia entrando nell’ordine domenicano: beato Agostino Novello. La data e il luogo di nascita sono tuttavia incerti: secondo alcune fonti potrebbe essere nato a Tarano oppure a Terranova, e comunque nella provincia di Rieti; oppure potrebbe essere nato a Termini Imerese, a Trapani, Taormina o nella stessa città di Palermo.
Cuore del centro abitato è la chiesa di S. Maria, costruita agli inizi del XII secolo. La facciata, oggi fortemente asimmetrica, mostra le tracce di numerosi interventi in epoche diverse, il più importante dei quali dovette avvenire nel Duecento, quando la chiesa, originariamente ad una sola navata, fu ampliata con due navate, per rispondere alle aumentate esigenze della popolazione fortemente cresciuta. Ulteriori interventi hanno modificato in modo radicale l’edificio che ha assunto una forma trapezoidale di gran irregolarità, come dimostra anche l’interno della chiesa a sua volta molto rimaneggiato.
Particolarmente importante anche il convento di S. Francesco, oggi per gran parte diroccato, costruito nel Duecento. Due le fiere che caratterizzano il calendario della comunità: una il 26 maggio, festa di S. Filippo Neri, l’altra il 2 settembre, festa di S. Antonino.