Back in the late ‘80s, when I was still in elementary school, we used to study every region of Italy. Each week, we’d prepare a ricerca, a two- or three-page essay with photos and drawings, about the region we focused on: I used to love ricerche, so much so I ended up working as a researcher for a great part of my adult life.
Anyway… I remember that, when we had to study Sardinia, our maestra – who loved traveling and had visited what I would consider, as an 8-year-old, very exotic places like Egypt and even the United States – brought to class pieces of sughero, cork. We were all gobsmacked: of course, we were familiar with it, but not in that shape and form! Cork was cylindrical and came on top of wine bottles, not in … sheets. What our beloved maestra Carla – shout out to her, she is still alive and in her 90s now – brought in was natural cork, in its ready-to-be-transformed form, something we kids had never seen.
Of course, we all know that cork is the material cork stoppers are made of, but how familiar are we with its origins and wider use?
Cork, known in Italian as sughero, is the bark of quercus suber, the cork oak, known for its porosity and elasticity. It is considered one of Sardinia’s most important natural resources and it has been used by Man for millennia. Cork oaks are particularly common in the northeastern area of Gallura, where they grow naturally in large woods called sugherete. Cork oak is a typical tree of the Mediterranean shrub, very resilient and very strong, which means it doesn’t suffer the bitter cold of Sardinian winters, nor the heat of Sardinian summers. These are beautifully majestic trees, that can easily live hundreds of years, as demonstrated by the impressive sughera monumentale di Crisciuleddu, a cork oak wood with many centuries-old trees.
Thanks to the easiness of its extraction and to its malleability, cork has been considered a very practical and multi-tasking material since the inception of civilization and it has been used widely for the production of utensils, containers and, of course, wine stoppers. Today, it’s curious to learn, cork is even used to make fabric then transformed into items of clothing or bags, and even used to upholster furniture. My childhood memories, the same that brought back the face and voice of maestra Carla, speak of postcard-like paintings made on thin sheets of cork, usually depicting traditional Sardinian costumes.
What strikes, perhaps, the most about cork is how incredibly environmentally friendly and sustainable it is: obtaining it doesn’t require cutting the tree, but just shaving off its bark, a process that doesn’t damage it. Moreover, the bark grows back, which means that, in time – it takes about ten years for it to grow back completely – the same tree will produce cork again. Considering the lengthy lifespan of cork oaks, and oaks in general for that matter, we can say sughero is very, very sustainable!
The extraction and manufacturing of cork are not complex but require some skills and experience. The first step is that of, as said, extracting the material from the tree: this happens usually during the summer, from May to August. Cork can be sourced from trees of at least 20 years of age, as younger trees are not considered mature enough. The first bark extraction is called demaschiatura, a word that comes from the Italian for “male,” maschio, because the first bark is usually rougher and tougher, more “manly,” if you wish. Successive bark layers are called sughero femmina, or female cork, because the bark is usually smoother and more supple.
Once the bark is shaved off trees, it is allowed to rest outdoors for a while, then it is boiled in water. This phase has a double goal: sterilizing the material and killing all potential germs, and making it flat and more similar to an actual pliable sheet. Natural cork is then let out to dry and… that’s it. As you can see, it’s a very straightforward procedure, which doesn’t harm trees, doesn’t waste energy, and doesn’t pollute our environment in any way.
We have already mentioned some of the products most commonly made with cork, wine stoppers being the most ubiquitously known. Today, these familiar cylinders are produced industrially, but once upon a time, they were hand-cut in the shape of little rectangular blocks. We also said that cork can become an expensive fabric and that it may even be used to make interesting paintings and objects such as bowls, boxes, ladles, and trays often sold in gift shops around Sardinia. We shouldn’t forget that cork is a common isolating material in construction and it is also used in arts and crafts, especially to create small objects for presepe. “Male” cork, for instance, is perfect to create mountains, while regular cork is mostly employed to create homes.
Alla fine degli anni ’80, quando andavo ancora alle elementari, studiavamo ogni regione d’Italia. Ogni settimana preparavamo una ricerca, un elaborato di due o tre pagine con foto e disegni, sulla regione di riferimento: adoravo le ricerche, tanto che ho finito per lavorare come ricercatrice per gran parte della mia vita adulta.
Comunque… ricordo che, quando dovevamo studiare la Sardegna, la nostra maestra – che amava viaggiare e aveva visitato quelli che io, a 8 anni, consideravo luoghi molto esotici, come l’Egitto e persino gli Stati Uniti – portò in classe dei pezzi di sughero. Rimanemmo tutti a bocca aperta: certo, lo conoscevamo, ma non in quella forma! Il sughero era cilindrico e si trovava sopra le bottiglie di vino, non in… fogli. Quello che la nostra amata maestra Carla – un pensiero a lei, che è ancora viva e ha ormai 90 anni – ci aveva portato era il sughero naturale, nella sua forma originale pronta per essere trasformata, qualcosa che noi bambini non avevamo mai visto.
Certo, tutti sappiamo che il sughero è il materiale di cui sono fatti i tappi, ma quanto conosciamo le sue origini e il suo uso più ampio?
Il sughero è la corteccia del quercus suber, la quercia da sughero, nota per la sua porosità ed elasticità. È considerata una delle più importanti risorse naturali della Sardegna e viene utilizzata dall’uomo da millenni. La quercia da sughero è particolarmente diffusa nell’area nord-orientale della Gallura, dove cresce naturalmente in grandi boschi chiamati sugherete. La quercia da sughero è un albero tipico della macchia mediterranea, molto resistente e molto forte, il che significa che non soffre il freddo pungente degli inverni sardi, né il caldo delle estati sarde. Si tratta di alberi meravigliosamente maestosi, che possono tranquillamente vivere centinaia di anni, come dimostra l’imponente sughera monumentale di Crisciuleddu, un bosco di sughere con molti alberi secolari.
Grazie alla facilità di estrazione e alla sua malleabilità, il sughero è stato considerato un materiale molto pratico e polivalente fin dagli albori della civiltà ed è stato ampiamente utilizzato per la produzione di utensili, contenitori e, naturalmente, tappi per il vino. Oggi, è curioso apprendere che il sughero viene addirittura utilizzato per produrre tessuti, trasformati poi in capi di abbigliamento o borse, e persino per rivestire i mobili. I miei ricordi d’infanzia, gli stessi che mi hanno riportato il volto e la voce della maestra Carla, parlano di quadri simili a cartoline realizzati su sottili fogli di sughero, solitamente raffiguranti costumi tradizionali sardi.
Quello che forse colpisce di più del sughero è la sua incredibile ecocompatibilità e sostenibilità: per ottenerlo non è necessario tagliare l’albero, ma solo rasarne la corteccia, un processo che non lo danneggia. Inoltre, la corteccia ricresce, il che significa che col tempo – ci vogliono circa dieci anni perché ricresca completamente – lo stesso albero produrrà nuovamente sughero. Considerando la lunga durata di vita delle querce da sughero, e delle querce in generale, possiamo dire che il sughero è molto, molto sostenibile!
L’estrazione e la produzione del sughero non sono complesse, ma richiedono una certa abilità ed esperienza. La prima fase è quella, come detto, dell’estrazione del materiale dall’albero: avviene solitamente durante l’estate, da maggio ad agosto. Il sughero può essere ottenuto da alberi di almeno 20 anni di età, poiché gli alberi più giovani non sono considerati sufficientemente maturi. La prima estrazione della corteccia si chiama demaschiatura, parola che deriva dall’italiano “maschio“, perché la prima corteccia è solitamente più ruvida e dura, più “virile”, se vogliamo. Gli strati di corteccia successivi sono chiamati sughero femmina, perché la corteccia è solitamente più liscia e flessibile.
Una volta rasata la corteccia degli alberi, la si lascia riposare all’aperto per un po’, poi la si fa bollire in acqua. Questa fase ha un duplice obiettivo: sterilizzare il materiale e uccidere tutti i potenziali germi, e renderlo piatto e più simile a un vero e proprio foglio flessibile. Il sughero naturale viene poi lasciato asciugare ed… ecco fatto. Come potete vedere, si tratta di un procedimento molto semplice, che non danneggia gli alberi, non spreca energia e non inquina in alcun modo l’ambiente.
Abbiamo già menzionato alcuni dei prodotti più comunemente realizzati con il sughero, tra cui i tappi per il vino sono i più conosciuti. Oggi questi familiari cilindri sono prodotti industrialmente, ma un tempo venivano tagliati a mano a forma di piccoli blocchi rettangolari. Abbiamo anche detto che il sughero può diventare un tessuto costoso e che può anche essere utilizzato per realizzare interessanti dipinti e oggetti come ciotole, scatole, mestoli e vassoi spesso venduti nei negozi di souvenir della Sardegna. Non bisogna dimenticare che il sughero è un materiale isolante comune in edilizia e viene utilizzato anche nell’artigianato artistico, soprattutto per creare piccoli oggetti per il presepe. Il sughero “maschio”, ad esempio, è perfetto per creare montagne, mentre il sughero normale viene impiegato soprattutto per creare le casette.
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