È stato presentato nella Basilica della Santissima Annunziata a Firenze il restauro del grande Crocifisso ligneo policromo dei Sangallo (Antonio o Francesco, inizi XVI secolo) di proprietà dell’antica Accademia delle Arti del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’ Medici e Giorgio Vasari nel nome di Michelangelo.
Gli studiosi attribuiscono il Crocifisso ai fratelli Giuliano e Antonio il Vecchio da Sangallo, famosi architetti e scultori fiorentini, come probabile opera di collaborazione fra di loro, datandolo tra il 1480 e il 1500 circa. Giorgio Vasari, in relazione all’opera, fa chiaro riferimento ad Antonio da Sangallo, certificando l’origine nella loro bottega, ma questo non costituisce testimonianza determinante per l’attribuzione ad un autore specifico. Infatti alcune caratteristiche di stile possono far pensare anche al figlio di Giuliano, Francesco da Sangallo, cosa che postdaterebbe la realizzazione del Crocifisso di circa venti anni. Si tratta in ogni caso, e come dimostrano le caratteristiche anatomiche e di coloritura rinvenute dopo il restauro, di un’opera straordinaria della bottega dei Sangallo, che era tra le più attive e rinomate a Firenze e in Italia fra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento.
Il Crocifisso (circa 165 x 160 cm), proveniente dalla Chiesa di San Iacopo tra i Fossi a Firenze, nel 1849 venne assegnato all’Accademia e collocato nel complesso della Chiesa e Convento della Santissima Annunziata in Firenze, proprio all’interno del vestibolo della “Cappella dei Pittori” o “Cappella di San Luca” della quale, insieme alle opere d’arte ivi contenute, ha la titolarità l’Accademia delle Arti del Disegno.
“Sembra quasi impossibile” afferma Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, “che un’opera d’arte nota e spesso visibile, com’è questo Crocifisso ligneo dell’Accademia del Disegno, possa rivelarsi dopo il restauro un tale stupefacente capolavoro. L’uomo ideale del Rinascimento si manifesta ancora una volta nell’icona del Figlio dell’Uomo”.
Il restauro, durato circa due anni e mezzo, è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione non profit Friends of Florence, in quanto vincitore dell’omonimo concorso bandito per il Salone del Restauro di Firenze edizione 2014 il cui premio consiste nel finanziamento dell’intero intervento di restauro presentato. In quell’occasione il progetto, presentato dalla restauratrice Francesca Spagnoli,fu giudicato quello più rispondente ai criteri di urgenza d’intervento ed alla missione della Fondazione Friends of Florence.
A tale proposito,Simonetta Brandolini d’Adda, presidente della Fondazione non profit Friends of Florence,ringraziando tutti coloro che hanno partecipato e reso possibile questo meraviglioso recupero, sottolinea come “la conclusione del restauro del Crocifisso ligneo è un traguardo di cui andiamo molto fieri. Il recupero di questo capolavoro per mano della restauratrice Francesca Spagnoli ha consentito all’opera di tornare alla sua originaria leggibilità e di raccontare a tutti noi un pezzo della sua storia che senza il restauro sarebbe stato impossibile conoscere. È questa la missione di Friends of Florence: rendere accessibile a quante più persone possibili l’arte e la cultura di Firenze e della Toscana”.
“L’opera era in preda ad un devastante attacco di tarli, la cui neutralizzazione è stata la prima misura conservativa messa in atto” evidenziaGiorgio Bonsanti, Direttore del cantiere di restauro, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure,professore ordinario di Restauro alle Università di Torino e Firenze e responsabile della conservazione del patrimonio artistico dell’Accademia delle Arti del Disegno.“La fiducia nella possibilità di recuperare la policromia originale, assistita dalle indagini scientifiche” -prosegueBonsanti – “è stata ben ripagata, e il Crocifisso dopo la rimozione della patina scura mostra i colori applicati dall’autore (naturalmente con la presenza dell’invecchiamento naturale dovuto al passaggio del tempo), dotati di straordinarie raffinatezze esecutive in punta di pennello (i peli sul corpo, le lacrime sulle guance) perfettamente recuperate. La qualità finale è assolutamente superba”.
Alla metà dell’Ottocentoil Crocifisso fu totalmente ridipinto con una coloritura marrone scuro, a simulare il bronzo allora considerato materiale più nobile del legno.Quando il progetto vinse il premio Friends of Florence, come ricorda la restauratrice Francesca Spagnoli, “la policromia originale non era visibile, in quanto interamente occultata da una ridipintura non pertinente, bruna e alterata. La prima problematica presentata dal Crocifisso, è stata la messa in sicurezza degli strati pittorici interessati da fenomeni di sollevamenti diffusi e di grave entità, tematiche che hanno condotto ad un approfondimento sulle condizioni ambientali verificatesi nel corso della sua storia conservativa, al fine di individuarne la genesi. La scansione 3D e la radiografia a raggi X condotte sul Cristo, hanno fornito preziose informazioni e permesso di individuare i vari elementi lignei dei quali è composta la scultura”.
I risultati dell’intervento testimoniano l’altissimo valore artistico raggiunto nella Firenze rinascimentale, riportano alla luce uno dei preziosi capolavori che l’Accademia delle Arti del Disegno custodisce sin dalle origini della sua plurisecolare storia e sottolineano l’importanza del mecenatismo e del suo valore nell’interesse pubblico, allora come oggi.