Toscana arcaica. Toscana d’arte. Nel piccolo comune di Chiusdino, le grandi mura di un antico edificio religioso rimandano a un antico splendore. Fuori, una Madonnina nel verde, richiama una dolcezza tutta da preservare e condividere. Poco distante, una promessa impressa nella pietra, a sancire un eterno legame con Dio.

Abbandonate le maestosità giottesche di Siena, davanti a voi ecco un lungo viale alberato che porta a toccare con mano (e percepire con l’anima) la maestosità decadente di un’antica abbazia. Poco distante, l’eremo di Montesiepi con una misteriosa spada nella roccia.

Siamo immersi in un panorama del tutto differente, le colline Metallifere. In questo placido panorama c’è l’antica abbazia cistercense di San Galgano, tra le più apprezzate mete architettoniche nell’immenso panorama artistico italiano. Realizzata nel 1218 con pianta a croce latina a tre navate, per una lunghezza di 72 metri e una larghezza di 21, fu consacrata nel 1288 e diede inizio all’arte gotica toscana.
Dopo un grande periodo di splendore terminato nel ‘500, iniziò la sua decadenza causa contesa fra Papato e Repubblica di Siena. Col tempo l’abbazia venne sempre più trascurata fino a quando nel 1781 crollarono le parti rimanenti della copertura e cinque anni dopo un fulmine le diede il colpo di grazia, facendo crollare anche il campanile. Nel 1789 infine, venne sconsacrata.

Sebbene qualche lieve intervento di restauro venne fatto nell’800, solo nel 1926 venne eseguito un vero lavoro di ripristino per mantenere e consolidare quanto rimasto. Oggi l’abbazia oggi è molto apprezzata dalla settima arte. Come non ricordarla nel film Il paziente inglese (1996) di Anthony Minghella, vincitore di 7 premi Oscar? In tempi ancora più recenti, ci ha pensato il simpatico Checco Zalone a immortalarla nel suo travolgente Sole a catinelle (2013), girandoci all’interno una scena esilarante. Dai ciak del presente a tutt’altri frastuoni dal passato, o meglio richiami. Meglio dire, chiamate celesti.

Poco distante dall’abbazia, è d’obbligo fare visita all’eremo, detto la Rotonda di Montesiepi, al cui interno si trova una misteriosa spada conficcata nella roccia. A compiere quel gesto, un uomo, che dopo una visione celeste, rinunziò per sempre al piacere nel nome dell’eremitaggio. Il suo nome è Galgano Guidotti (1148-1181), poi diventato San Galgano.

Per gran parte della sua esistenza condusse una vita da normale giovanotto benestante. Poi, in seguito a due visioni dell’Arcangelo Gabriele, decise di cambiare vita. E per sancire tutto questo, prese la sua spada e la conficcò nella pietra formando una croce con l’elsa, giurando di rinunciare per sempre alla vita mondana e vivendo come un eremita.

Fascino. Mitologia. Impresa. Sono solo alcune delle “immagini” che evoca la vista di una spada nella roccia conficcata nella pietra da secoli. Inevitabile pensare alla “collega” più illustre, l’Excalibur di Re Artù e a ben guardare, qualche analogia in effetti c’è. Durante lo studio della spada infatti, emerse che entrambe le vicende si svolsero nel XII secolo. Inoltre, non è difficile “sentire” una certa assonanza fra il nome del Santo e Galvano, questi nipote di Re Artù e cavaliere della Tavola Rotonda.

Guardo ancora l’elsa della spada. Un plexiglass mi impedisce di provare l’estrazione. Esco fuori. Ho come l’impressione manchi qualcosa. L’ultimo pezzo del puzzle. Dei bambini mi danno la risposta. Poco distante, una graziosa Madonna immersa nel verde e quasi nascosta, aspetta solitaria le preghiere dei pellegrini. Ha un viso gentile e le manine aperte. C’è qualche moneta di offerta ai suoi piedi. La scultura trasmette serenità. Se la guardi troppo a lungo, sembra quasi che le si arrossiscano le gote. O forse sono le mie.

Il tempo inizia a guastarsi. Qualche nuvola birichina inizia a scaricare un po’ di pioggia. Non riesco ad andarmene via. Non può piovere per sempre, è stato cine-tramandato. Io comunque non ho fretta. Posso restare qui ancora un po’. Sono in ottima compagnia, sospeso tra la spiritualità del silenzio e l’eternità dell’abbazia di San Galgano e la rotonda di Montesiepi.


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