Stava rientrando da un incontro col Cardinale Ugo di Ostia. Da tempo i due erano in contatto. Il viaggio però si rivelò particolarmente faticoso. Più del solito. Sentì le forze venir meno. Eppure, ce la fece: ecco casa, a Bologna, dai suoi frati..! Che subito lo circondarono. Capirono cosa stesse accadendo. E pregarono. Con lui e per lui, per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, quello verso la vita eterna… 

Il 6 agosto 1221 San Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, all’età di 51 anni, riconsegnò la propria anima a Dio. Fu lo stesso Cardinale Ugo, che aveva lasciato pochi giorni prima, a celebrarne il funerale. Divenuto poi Papa, nel 1234, il Cardinale lo canonizzò. San Domenico spese la propria esistenza a confutare gli eretici, i catari in particolare, con la forza della sua sola parola, affidandosi alla Sacra Scrittura ed alla ragione. Uomo socievole e di buon carattere, chi visse con lui disse che “parlava di Dio o con Dio”. Di giorno predicava e la notte pregava.
 
Lo scheletro intero di San Do-menico è conservato a Bologna in una splendida arca, costruita già nel Medioevo all’interno di una cappella con opere di grandi artisti, tra cui Michelangelo. 
Oggi in quello stesso convento di Bologna, voluto dal Fondatore ed in cui il Fondatore concluse la propria esperienza terrena, motivo per cui viene detto “patriarcale”, vivono ed ancora operano 24 suoi confratelli: “Avere con noi le spoglie di San Domenico è come avere qui il cuore del Convento e dell’Ordine tutto – spiega a L’Italo Americano Padre Angelo Piagno, Sottopriore e Bibliotecario Provinciale di Bologna – e questo ci invita alla coerenza, cercando di conformarci e plasmarci al suo esempio”.
 
Ma chi fu davvero San Domenico? “Una persona molto concreta – afferma Padre Piagno – che cercò di realizzare il progetto di Dio, ovvero di portare la salvezza ai fratelli. In un primo tempo, presso la comunità dei Canonici Regolari a Osma, forgiò la propria caratura spirituale attraverso la predicazione, la vita e la preghiera comunitarie. Non aveva ‘programmato’ di fondare un Ordine. Ma la Provvidenza dispose diversamente. Domenico dovette seguire il suo Vescovo per un’ambasceria, di cui erano stati incaricati da Papa Innocenzo III a proposito del matrimonio tra il Principe di Spagna e la Principessa di Danimarca.
Questa trasferta nel Nord Europa fece conoscere ai due pellegrini lo sforzo, che stavano compiendo i Cattolici per portare il Vangelo ai pagani. Ciò entusiasmò Domenico. Ma fu nel Sud della Francia, nell’incontro con l’eresia catara, che al meglio si sviluppò il proprio piano di predicazione: si lasciò plasmare dagli eventi e fu proprio questo a spingerlo via via sino a chiedere al Sommo Pontefice di istituire l’Ordine dei Predicatori. Ai fratelli riuniti attorno a sé nel 1216-17 propose una regola di vita estremamente pratica, un complesso anche normativo capace di resistere ai secoli, sino ai giorni nostri”.

La storica sala del capitolo dei padri domenicani

La storica sala del capitolo dei padomenicani

Di certo il profumo della santità continua a diffondersi nel Convento di Bologna. La riprova è data dal processo di beatificazione in corso nei confronti di un altro frate domenicano dei nostri tempi, il Servo di Dio Padre Tomas Tyn. Nacque a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, il 3 maggio del 1950, primo di tre figli. La famiglia era profondamente cattolica: dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, dovette lasciare il Paese e rifugiarsi nella Germania Occidentale. Padre Tomas prese l’abito domenicano il 28 settembre 1969.
Nel 1972 giunse presso la comunità di Bologna, dove il 19 luglio 1973 pronunciò i voti solenni. Il 29 giugno 1975 fu ordinato sacerdote a Roma da Papa Paolo VI. In quel giorno Padre Tyn offrì in segreto la propria vita per la libertà della Chiesa nella sua Patria oppressa. Conseguita la laurea in Teologia, divenne docente di Morale e Vicereggente dello Studio Teologico Accademico Bolognese. A 39 anni soltanto fu stroncato da un terribile tumore ai polmoni, che lo consumò nel giro di due mesi. Il che non gli impedì fino all’ultimo di celebrare Messa nella propria camera. Trascorse gli ultimi giorni in famiglia, nella casa tedesca di Neckargemünd: il 1 gennaio 1990, col volto sereno, consegnò la propria anima a Dio, proprio nei giorni in cui il suo Paese tornava alla democrazia: i suoi voti si erano compiuti!
 
Padre Giovanni Cavalcoli, docente della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, conobbe di persona Padre Tyn, tanto da esserne oggi il Vicepostulatore della causa di beatificazione: “Lo incontrai già al suo arrivo qui a Bologna, nel 1972. Dieci anni dopo sono stato chiamato alla Segreteria di Stato, in Vaticano: non lo avrei più rivisto. Aveva una forte personalità, una fede convinta, limpida ed un grande coraggio. Sapeva assumere i toni più energici durante la predicazione; d’altra parte però nei contatti umani aveva una grande apertura, soprattutto nella guida delle anime: nel confessionale era di straordinaria dolcezza e profonda misericordia. Amava la tradizione, celebrava la S.Messa in rito antico, ma sapeva apprezzare anche i Valori del Vaticano II. Sopportò con cristiana pazienza il tumore dolorosissimo, che lo consumò. Ma è sorprendente come nella sua breve vita ci abbia lasciato tanto: un trattato, “La metafisica della sostanza”, gli scritti, le omelie. Andava ovunque lo chiamassero ha portato in convento molti giovani, era bravissimo nel coinvolgere i bambini, aveva una grande sensibilità verso i sofferenti”.
 
Ma come ci si sente a vivere ed operare in un convento tanto impregnato di santità, Padre Cavalcoli? “Provo una grande emozione. Spesso ci penso: questo convento ha una storia lunga otto secoli. Il mio ufficio di Vicepostulatore è una cella dell’antico convento, quindi posso im-maginare quanti santi religiosi da qui siano passati. Ma questa santità non sta venendo meno, mi creda…”. 

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