(Ph Tumisu da Pixabay)

San Cipriano Po è un comune lombardo di 417 abitanti della provincia di Pavia.

Si trova nella pianura dell’Oltrepò Pavese, sulla riva destra del Po a circa 40 km a sud di Milano e a 12 da Pavia. A. Il toponimo riflette il culto del patrono della città, San Cipriano. La specifica Po fu attribuita nel 1863 per la prossimità al fiume. È  noto fin dal X secolo quando apparteneva alla chiesa di San Giovanni Domnarum di Pavia. Probabilmente poco dopo fu posto, insieme ai vicini centri di Stradella e Portalbera, sotto la signoria del Vescovo di Pavia. Tuttavia, in circostanze non chiare, San Cipriano si trovò in una situazione singolare, in quanto apparteneva per circa tre quarti al feudo di Broni (dal 1536 dei conti Arrigoni di Milano) e un quarto a quello di Stradella, che continuava ad appartenere alla mensa vescovile di Pavia. Pur costituendo un solo comune, era diviso in due giurisdizioni: la parte vescovile, chiamata anche Corte di San Cipriano, si trovava a sud, dove c’è la chiesa, mentre quella bronese era a nord. Tuttora il paese presenta due addensamenti che corrispondono a queste due parti. Questa situazione durò fino al 1797, quando fu abolito il feudalesimo. In epoca napoleonica al comune furono unite le due attuali frazioni Buffalora e Coste, che erano state fino ad allora comuni a sé: appartenevano agli stessi feudi che si dividevano il dominio su San Cipriano: Buffolora alla contea di Broni, Coste al feudo vescovile di Stradella e Portalbera.

Tra gli edifici importanti del paese si annoverano i resti di un’antica torre, situata nei pressi del campo giochi. Realizzata invece nel 1924 è la  scultura in bronzo opera dell’artista F. Confalonieri, che è stata insignita del riconoscimento di “Eccellenza Artigiana” dal Piemonte in virtù dell’importante ruolo nell’artigianato artistico e tipico di qualità. La raffigurazione monumentale è accompagnata da due lastre in marmo bianco in cui sono incisi i nomi di coloro che sono caduti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

Tarano è un comune laziale di 1.412 abitanti della provincia di Rieti.

Sorge a 234 metri di altezza sul livello del mare, su un costone dei monti Sabini. Nel territorio comunale scorre il torrente l’Aia immerso nel verde di un’area ricca di attrattività e cultura e si presenta al turista come un gioiello da scoprire. Il borgo è disteso sulle caratteristiche colline, ricco di antichi profumi e sapori, circondato da uliveti e da una natura intatta. La storia e la cultura che lo hanno accompagnato ai nostri giorni ne hanno fatto un luogo dove il tempo si è fermato per permettere al visitatore di godere del piacere di trovare le antiche tradizioni del passato e la splendida accoglienza che la modernità desidera.

Il centro storico di Tarano offre la vista di un inaspettato scenario medievale con le sue case torri, le dimore in pietra arroccate e unite le une alle altre, che racchiudono lo spazio del grandioso duomo preromanico, da cui si erge la bella torre campanaria del XII secolo. Dall’alto della collina che sovrasta il paese si può ammirare il centro storico tutto racchiuso dentro le mura e immerso nella bella natura della Sabina. Entrando dal portone della cittadella, si percorre la strada in salita che porta fino al castello. Le strade sono ornate di piante di fiori che gli abitanti del borgo amano lasciare fuori dei portoni e sui balconcini delle loro case, quasi a salutare i visitatori.

Anche il toponimo Tarano invita ad una rivisitazione storica del sito e suscita stupore per la corrispondenza con “Taranis”, Dio dei fulmini e delle tempeste, venerato dalle tribù dei Celti che, nella loro religione della natura, prediligevano luoghi e forme di culto legati alle alture, alle acque, all’individuazione dei boschi sacri. Assieme al Borgo di Tarano sono notevoli il Borgo San Polo con i suoi visoli incantati, quelli di San Giorgio e Borgo Nuovo. Influenze e distintività caratterizzano la cucina di questo territorio. Dal tipico pane sciapo del centro d’Italia alle verdure dell’orto conservate, dai salumi locali alle paste fatte in casa come i maccaroni a matassa, le zuppe con i cereali come il farro e tutto con un re del gusto che esalta ogni sapore, l’olio.

Urzulei, comune sardo di 1.326 abitanti della provincia dell’Ogliastra a 511 metri sul livello del mare.

L’etimologia del nome è una radice illirica che viene dal protosardo urdh che significava rampicante o edera. Il territorio è caratterizzato prevalentemente da montagne impervie di tipo calcareo dette Supramonte, ricche di boschi, lecci e lentischi, popolati da mufloni e cinghiali. Nel confine tra Urzulei e il territorio di Orgosolo è presente una gola enorme chiamata “Gola di Gorroppu”, che con i suoi 490 metri di profondità e 1,5 km di lunghezza è annoverata tra i canyon più grandi d’Europa. Il paese è al confine nord dell’Ogliastra con la Barbagia, inserito in gran parte nel vecchio progetto del “Parco del Gennargentu”.

In località Gosolei si erge una maestosa vite selvatica, “sandalu” in dialetto locale, di 60 cm di diametro probabilmente la più antica d’Europa. Urzulei si trova ai piedi del vasto massiccio calcareo denominato fino al 1800 Montesanto. Il territorio di Urzulei era popolato in epoca nuragica e aveva un collegamento con la costa nell’insenatura di Cala Luna, i nuragici detti anche shardana erano conosciuti come provetti marinai. Nel VI secolo d.C. Urzulei fu interessato dalla deportazione dei Goti sconfitti per mano dei bizantini. Urzulei fece parte del Giudicato di Cagliari nel medioevo. Nelle campagne sono presenti i ruderi di alcuni villaggi. Mannorri a tre chilometri a Sud è scomparso alla fine del settecento (1798).

La chiesa di San Basilio era la sua parrocchia. Un altro paese scomparso era Siddie, nei pressi della fontana di Orgosecoro, la cui parrocchia era Sant’Elena e San Costantino. Di questa chiesa esistono i ruderi a pianta quadrangolare tipica delle chiese bizantine. Attorno vi si svolgeva nel medioevo la corsa dei cavalli sardi chiamata “S’Ardia”. Olefani o Olevani o Olevano, era nella valle di Teletotes in località “Su Murtargiu” e scomparve nel medioevo. La presenza del sito “Sa Sedda de Santu Giorgi” che sovrasta l’antico paese lascia intendere che il paese fu visitato da San Giorgio nel XII secolo. 


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