La Galleria dell’Accademia di Firenze riapre al pubblico la sala del Colosso che è stata oggetto, a partire dall’ottobre 2020, di imponenti interventi di restauro architettonico-strutturale, di climatizzazione e di un restyling completo dell’allestimento, con un nuovo impianto di illuminazione, di ultima generazione, studiato per esaltare le opere esposte insieme al particolarissimo colore blu scelto per le pareti.
La sala del Colosso è il primo grande ambiente che si incontra nel percorso espositivo del museo, caratterizzata, al centro, dall’imponente bozzetto in terra cruda del Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna, e ospita la collezione della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento. Per rendere più godibile la visione di queste opere, è stata creata una nuova saletta, a cui si accede attraverso quella del Colosso, dedicata al Quattrocento, in cui trovano una perfetta collocazione capolavori come il Cassone Adimari dello Scheggia e la Tebaide di Paolo Uccello, finalmente leggibili in tutti i loro meravigliosi dettagli.
“Quando abbiamo deciso di agire sulle capriate della sala del Colosso, il cui stato verteva in gravi condizioni da anni, con un impianto che perdeva acqua creando pericolose infiltrazioni, è stato necessario disallestire la Sala” racconta Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze. “È stata l’occasione per risistemare la collezione, qui conservata, con luci nuove e pareti colorate, per le quali abbiamo usato uno speciale blu che mi piace chiamare blu Accademia.
Le opere sono state distanziate per rendere il percorso più fluido, utilizzando supporti più leggeri, meno invasivi, per le didascalie, tutte riviste e cambiate. Con Carlo Falciani, esperto del Cinquecento fiorentino, che mi ha affiancato in questo compito, abbiamo riordinato i dipinti, raggruppandoli per scuole secondo un criterio storico-artistico, oltre che estetico. Ho deciso di annettere la sala adiacente, solitamente utilizzata per le mostre temporanee, ed esporre qui la sezione dedicata al Quattrocento, con piccole opere, con l’intento di creare una cornice più accogliente per questi capolavori”.
I grandi cantieri di ristrutturazione, manutenzione, riallestimento, illuminazione e climatizzazione delle sale, che riguardano tutto il Museo dal 2019 ad oggi, testimoniano l’impegno profuso della Galleria verso il MIC – Ministero dell Cultura, nel favorirne la migliore fruizione possibile non solo nell’immediato ma anche alle future generazioni.
La temporanea chiusura al pubblico della sala e la conseguente movimentazione delle opere è stata occasione irrinunciabile per una completa rivalutazione e documentazione del loro stato di conservazione. Un tempo importantissimo che ha permesso di programmare e realizzare operazioni di manutenzione mirata, e, ove necessario, veri e propri restauri. Tali interventi sono stati realizzati da restauratori specializzati che hanno lavorato nell’ambito di uno specifico piano di manutenzione gestito e coordinato dal Direttore e dal funzionario restauratore della Galleria dell’Accademia, Eleonora Pucci.
A parte tre opere di difficile movimentazione, per dimensioni e fragilità, che sono dovute necessariamente rimanere in loco, protette nel modo più accurato ed efficace da strutture progettate e realizzate ad hoc – il gruppo scultoreo del Ratto delle Sabine, la grande pala dell’Assunzione della Vergine di Pietro Perugino e la Disputa dei Padri della Chiesa sull’Immacolata Concezione di Giovanni Antonio Sogliani – tutte le altre sono state messe in sicurezza e trasferite negli ambienti normalmente dedicati alle esposizioni temporanee, per consentire la visione al pubblico. Oltre agli interventi di spolveratura, alcune preziose tavole, individuate per la delicata situazione conservativa e le dimensioni ridotte, sono state protette con vetri museali, invisibili all’occhio, funzionali nell’isolare il dipinto dalle condizioni climatiche esterne per ridurre il rischio di subire alterazioni nella superficie pittorica e danni al supporto. Tra le opere sottoposte a veri e propri restauri, la Resurrezione di Cristo di Raffaellino del Garbo con la sua cornice lignea monumentale, appena tornata nel museo, e la tempera su tavola di Giovan Francesco da Rimini raffigurante San Vincenzo Ferrer.
L’attenzione si è focalizzata sulle cornici dorate e in particolare tre sono quelle che, dopo un’analisi dello stato conservativo e delle problematiche, sono state oggetto di restauro: la cornice del dipinto attribuito a Sandro Botticelli, la Madonna del Mare; la cornice a tondo del dipinto del Franciabigio, La Madonna col Bambino, san Giuseppe e san Giovannino, e quella che completa la Adorazione del Bambino con due angeli e san Giuseppe di Lorenzo di Credi. Gli interventi, diversificati a seconda delle situazioni conservative, hanno compreso: una pulitura mirata ad uniformare l’aspetto delle superfici; puntuali consolidamenti della pellicola dorata e degli elementi ad intaglio; piccole stuccature ed integrazione a foglia oro con la tecnica della doratura originale ove possibile e secondo le indicazioni della direzione del Museo. Per quanto riguarda i lavori strutturali, seguiti dall’architetto Claudia Gerola, è stato affrontato il restauro e il consolidamento delle capriate lignee della sala; durante questo intervento sono stati adeguati e sostituiti gli impianti esistenti, in particolare quelli speciali, antintrusione, rivelazione incendi, ed elettrici, e quelli meccanici, compreso l’Unità di Trattamento d’Aria. Sono stati eliminati gli accumuli di acqua che, nel passato, avevano provocato copiose infiltrazioni nella sala sottostante, e rimossi due strati di intonaco mobile dalla volta.
Terminati l’aspetto tecnologico e quello architettonico, è stato rivisto l’impianto elettrico e di emergenza per procedere poi con il nuovo allestimento: i muri sono stati rivestiti con pannelli ricoperti di tessuto successivamente tinteggiati; le opere sono state sistemate secondo il nuovo progetto, curato dal direttore Hollberg. Particolare attenzione è stata posta nella realizzazione del nuovo impianto di illuminazione, che trova collocazione sulle pareti perimetrali e nella zona centrale della volta. Anche in questo caso, come si sta realizzando per il resto del museo, sono state utilizzate tecnologie di ultima generazione a Led, garantendo una migliore visione delle opere ed un efficientamento energetico.