“Accometaggio”. Questo è il nuovo termine tecnico, forse poco italiano, ma pur sempre tecnico, per indicare l’approdo della sonda chiamata “Rosetta” sulla cometa gioviana che gira attorno al Sole e che fu scoperta nel 1969.
 
Pilotata direttamente dalla Terra, per conto dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana, ha toccato per la prima volta nella storia dell’astronautica la superficie di una cometa. Il 12 novembre, alle 17,43 ora italiana, è atterrata sul corpo celeste chiamato e conosciuto dagli addetti ai lavori 67P/Churyumov-Gerasimenko.
 
Tutto questo alla sconvolgente distanza di 6.000 milioni di chilometri dal nostro pianeta Terra.
L’atterraggio eccezionale, anzi esclusivo, sia per la ricerca tecnologica italiana, sia per la storia dell’astronautica è frutto di un lavoro paziente e lunghissimo. La Sonda “Rosetta” era partita ben dieci anni fa, il 2 marzo del 2004, dalla base di Kourou nella Guiana francese, in Sud America. Nel suo lunghissimo viaggio verso l’ignoto ha navigato prevalentemente in ibernazione, superando il pianeta Marte per raggiungere infine l’orbita di Giove. Un percorso della durata di poco più di 120 mesi.
 
A completare l’arrivo e il fine della missione della sonda Rosetta, l’atteraggio 7 ore dopo il distacco del Lander Philae, trasportato dalla stessa sonda, che ha ora il delicatissimo e difficilissimo compito di esaminare il terreno dello stessa Cometa.
 
Una meta, questo accometaggio, di indiscutibile valore scientifico ed astronomico.
Il pensiero che molte iniziative dell’uomo iniziate su questa Terra poco più di dieci non hanno raggiunto una realizzazione, per numerosi contrattempi provocati da cattive gestioni di sistemi, fa riflettere parecchio sullo straordinario risultato raggiunto e sulle buone prospettive degli studi scientifici.
 
Il progetto realizzato con la partecipazione dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, che sta seguendo da Colonia (Germania) le varie fasi                 dell’atteraggio e dell’attivazione del Lander Philae, è coordinata dall’italiano Paolo Ferri. A bordo del lander un trapano italiano, un vero gioiello di tecnologia: ha una punta di diamante, i fornetti di platino e le lenti di zaffiro. Perforerà il corpo celeste alla ricerca dei mattoni fondamentali della vita. 
 
Lo scopo della missione è svelare segreti sulla nascita del Sistema solare e studiare i processi che conducono alla formazione ed evoluzione della coda e della chioma della cometa, iniziati tra marzo e maggio 2014, nel suo avvicinamento a oltre 600 milioni di chilometri di distanza dal Sole. 
 
Il nome della sonda deriva dalla stele di Rosetta che servì per decifrare i geroglifici perché si spera che la missione sveli dei segreti riguardanti la formazione dei pianeti. Il nome del lander invece, deriva dall’isola di Philae, in cui fu ritrovato un obelisco che ha aiutato la decifrazione della stele di Rosetta.
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