Underground tunnels, burial sites, places of worship, hiding spaces. Catacombs have been all that throughout their history. Many cities – the older the better, of course – have some sort of underground networks of passages and chambers, some more famous than others: we know well, in Italy, the catacombs of Palermo, but also the Bourbon tunnels under Naples. Paris has its own, too. Of course, the ones in Rome remain the most famous and the most important from an archaeological, historical and, if you are religious, spiritual point of view.
Their history is complex and, perhaps, not as straightforward as we imagine, starting with their name: catacombs. The word is, today, used to define underground burial sites but in antiquity, they weren’t called like that. They were known as coemeteria, which came from the Greek word for “dormitory:” an association, that between death and sleep, which makes sense to Christians of present and past, and to every person who believes in a life after this one. Eventually, the underground necropolis where Saint Sebastian was buried, on the Via Appia, started being known as a “catacomb,” a noun semantically attached to its location, near a group of stone quarries.
There is also this idea that, in Rome, there are only Christian catacombs, but it’s not quite like that. Christians weren’t the first ones to bury their dead underground: the Romans preferred cremation, but they would still use underground tombs. The Eternal City is home to thousands of them, as well as more than sixty catacombs, six of which are Jewish. Of them, only two still exist today, but they are not open to the public.
Regardless of their religious association, catacombs were largely built outside the ancient city walls, as it was customary in those years when burial could only take place far from the living. Indeed, if you look at their addresses, you’ll quickly notice that most of them, and certainly the most famous, are all along well-known Roman roads: the Via Appia, the Via Nomentana, the Via Tiburtina, the Via Ostiense, the Via Labicana. For instance, the catacombs of San Callisto, Santa Domitilla and San Sebastiano are all along the ancient Via Appia, while those of Sant’ Agnese and Santa Priscilla are in the Via Nomentana-Via Salaria area. The custom didn’t apply only to catacombs: the same areas are dotted with the ancient tombs of Roman patricians who, as we mentioned, would be usually cremated, and buried underground in urns.
But cremation wasn’t an option for the early Christians, who believed, just like the ancient Egyptians thousands of years before them, that the body, one day, would have risen again: you couldn’t just burn it. That’s why they would dig into the tufa under the city, extending ancient chambers and creating new ones to bury their loved ones. Even today, when you visit, one can still see the rectangular cells carved into the cave walls where the bodies used to be.
There’s certainly no doubt that the catacombs were places of burial, but they were likely more. During the religious persecution against the Christians, they became a safe refuge for the community, where they could also worship and honor their dead. Indeed, the importance of the cult of the dead for the early Christians, a custom that they inherited from their Jewish and Pagan neighbors, is something we should never discount when thinking about Rome’s catacombs, which were also places where the Christian community would meet to celebrate the dead in union and conviviality, with banquets and feasts.
Today, the Christian catacombs of Rome are managed and safeguarded by the Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (The Pontifical Commission for Sacred Archaeology), which is also in charge of all restorations and new excavations. Not all catacombs, of course, are open to the public, and even those that are, may not be fully so: in some catacombs, for instance, the lower levels are kept protected because that’s where all the bodies – including those that once were in the viewable areas – peacefully rest.
The most famous catacombs in Rome are probably those of San Sebastiano, because that’s where the saint is buried, even though the first official cemetery of the Roman Church was the catacombs of San Callisto, where more than sixteen popes are buried, eight of which are in the Popes’ Crypt. Beside it is the chamber where Santa Cecilia rests. The catacombs of Santa Priscilla are smaller than others but are known for their beautifully preserved early Christian frescoes, including one depicting what is considered the first representation of Mary and the Child. The catacombs of San Pretestato and those of Santa Tecla are known for the many artistic and archaeological treasures they contain and, while they are open to the public, visits need to be booked in advance (there is no need to do so for the others).
Rome’s catacombs are one among thousands of important historical and archaeological sites in the city, but they differ from many of them in one significant way. Whether one is a Christian or not, they hold within the hopes, prayers, thoughts and love of our ancestors; they have been a place of mourning and faith, of safety, rest and epiphanies. Something that transcends creeds and philosophies and is quintessentially human.
Cunicoli sotterranei, luoghi di sepoltura, luoghi di culto, nascondigli. Le catacombe sono state tutto questo nel corso della loro storia. Molte città – più antiche sono, meglio è – hanno una sorta di rete sotterranea di cunicoli e camere, alcune più famose di altre: conosciamo bene, in Italia, le catacombe di Palermo, ma anche i tunnel borbonici sotto Napoli. Anche Parigi ha le sue. Naturalmente, quelle di Roma restano le più famose e le più importanti dal punto di vista archeologico, storico e, se si è religiosi, spirituale.
La loro storia è complessa e, forse, non così lineare come immaginiamo, a partire dal loro nome: catacombe. Questa parola viene oggi utilizzata per definire i luoghi di sepoltura sotterranei, ma nell’antichità non si chiamavano così. Erano conosciute come coemeteria, che deriva dalla parola greca per “dormitorio”: un’associazione, quella tra morte e sonno, che ha senso per i cristiani del presente e del passato, e per ogni persona che crede in una vita dopo questa. Alla fine, la necropoli sotterranea dove fu sepolto San Sebastiano, sulla Via Appia, cominciò a essere conosciuta come “catacomba”, un sostantivo semanticamente legato alla sua posizione, vicino a un gruppo di cave di pietra.
C’è anche l’idea che a Roma ci siano solo catacombe cristiane, ma non è proprio così. I cristiani non sono stati i primi a seppellire i loro morti sottoterra: i romani preferivano la cremazione, ma utilizzavano comunque tombe sotterranee. La Città Eterna ne ospita migliaia, oltre a più di sessanta catacombe, di cui sei ebraiche. Di queste, solo due esistono ancora oggi, ma non sono aperte al pubblico.
Indipendentemente dalla loro associazione religiosa, le catacombe sono state in gran parte costruite al di fuori delle antiche mura della città, come era consuetudine in quegli anni in cui la sepoltura poteva avvenire solo lontano dai vivi. In effetti, se si osservano i loro indirizzi, si nota subito che la maggior parte di esse, e certamente le più famose, si trovano tutte lungo note strade romane: la Via Appia, la Via Nomentana, la Via Tiburtina, la Via Ostiense, la Via Labicana. Ad esempio, le catacombe di San Callisto, Santa Domitilla e San Sebastiano si trovano tutte lungo l’antica Via Appia, mentre quelle di Sant’Agnese e Santa Priscilla sono nella zona della Via Nomentana-Via Salaria. L’usanza non si applicava solo alle catacombe: le stesse zone sono costellate dalle antiche tombe dei patrizi romani che, come abbiamo detto, venivano solitamente cremati e sepolti sottoterra in urne.
Ma la cremazione non era un’opzione per i primi cristiani, che credevano, proprio come gli antichi Egizi migliaia di anni prima di loro, che il corpo, un giorno, sarebbe risorto: non si poteva semplicemente bruciarlo. Ecco perché scavavano nel tufo sotto la città, ampliando antiche camere e creandone di nuove per seppellire i loro cari. Ancora oggi, quando si visita la città, si possono vedere le celle rettangolari scavate nelle pareti della grotta dove si trovavano i corpi.
Non c’è dubbio che le catacombe fossero luoghi di sepoltura, ma probabilmente erano molto di più. Durante la persecuzione religiosa contro i cristiani, esse divennero un rifugio sicuro per la comunità, dove poter venerare e onorare i propri morti. Infatti, l’importanza del culto dei morti per i primi cristiani, un’usanza ereditata dai loro vicini ebrei e pagani, è un aspetto che non dobbiamo mai trascurare quando pensiamo alle catacombe di Roma, che erano anche luoghi in cui la comunità cristiana si riuniva per celebrare i morti in unione e convivialità, con banchetti e feste.
Oggi le catacombe cristiane di Roma sono gestite e salvaguardate dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che si occupa anche di tutti i restauri e dei nuovi scavi. Non tutte le catacombe, ovviamente, sono aperte al pubblico e anche quelle che lo sono possono non esserlo completamente: in alcune catacombe, ad esempio, i livelli inferiori sono tenuti protetti perché è lì che tutti i corpi – compresi quelli che un tempo si trovavano nelle aree visibili – riposano tranquillamente.
Le catacombe più famose di Roma sono probabilmente quelle di San Sebastiano, perché lì è sepolto il santo, anche se il primo cimitero ufficiale della Chiesa romana è stato quello di SanCallisto, dove sono sepolti più di sedici Papi, otto dei quali nella Cripta dei Papi. Accanto ad essa si trova la camera dove riposa Santa Cecilia. Le catacombe di Santa Priscilla sono più piccole delle altre, ma sono note per gli affreschi paleocristiani splendidamente conservati, tra cui uno che raffigura quella che è considerata la prima rappresentazione di Maria e del Bambino. Le catacombe di San Pretestato e quelle di Santa Tecla sono note per i numerosi tesori artistici e archeologici che contengono e, pur essendo aperte al pubblico, le visite devono essere prenotate in anticipo (non è necessario farlo per le altre).
Le catacombe di Roma sono uno dei migliaia di importanti siti storici e archeologici della città, ma si differenziano da molti di essi per un aspetto significativo. Che si sia cristiani o meno, esse custodiscono le speranze, le preghiere, i pensieri e l’amore dei nostri antenati; sono state un luogo di lutto e di fede, di sicurezza, di riposo e di epifanie. Qualcosa che trascende i credi e le filosofie e che è la quintessenza dell’umanità.
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