A pochi metri dal Quirinale, il colle che oggi ospita la presidenza della Repubblica italiana, tra via Veneto e la stazione Termini, è stata trovata la più antica casa di Roma.
Risale al VI secolo avanti Cristo e il ritrovamento, definito “eccezionale”, cambia la mappa urbanistica che archeologi e storici avevano finora tracciato nel descrivere l’Urbe antica. Finora si era ritenuto che l’area fosse occupata solo da edifici sacri e necropoli e invece, stando alla nuova scoperta, l’area urbana si era già estesa al punto da ospitare grandi abitazioni strutturate (tre metri e mezzo per dieci e alta circa tre metri, due stanze forse con un portico, intonaco di argilla e tetto di tegole) e ricche di arredi domestici.
Forse si tratta della casa del custode dell’area sacra che dal successivo V secolo sarebbe sorta e di cui sono stati trovati i resto di un grande tempio già trovato in passato. A consentire simili ritrovamenti, compreso lo stato di conservazione della casa che è stato giudicato “straordinario”, il fatto che l’area sia rimasta di proprietà religiosa (fino al 1873 appartenenva a un convento) e poi sia stata espropriata per pubblica utilità per costruire l’Istituto geologico ma senza che gli scavi abbiano interessato l’area archeologica. Proprio i lavori di restauro all’edificio hanno consentito la riemersione della casa che, secondo la Soprintendenza, sarà resa fruibile al pubblico.
L’area del Quirinale, dopo l’Unità d’Italia, fu sottoposta a una forte urbanizzazione che cancellò putroppo moltissime tracce arcaiche. In tal senso, spiega Francesco Prosperetti, soprintendente per l’area archeologica di Roma, “questa antica abitazione situata all’interno dell’ex Istituto geologico di palazzo Canevari, si presenta come una delle più importanti scoperte archeologiche avvenute negli ultimi anni e induce a rivedere le nostre conoscenze sullo sviluppo della città tra VI e V secolo avanti Cristo”.