Secondo i risultati di un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Format Ricerche, sulle spese natalizie, anche questo sarà un Natale di crisi e molto probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo.
Senza contare che è così dopo cinque anni di crisi, dal 2008 ad oggi. Con cinque Natali alle spalle che “oggettivamente” sono stati “diversi dagli altri” quello del 2013 non farà eccezione: continuerà ad essere un “Natale di crisi”.
La pensano così ben 7 italiani su dieci (percentuale peraltro in crescita rispetto al 66,4% dell’anno scorso), anche perché sono ancora tanti – 2 su 3 – coloro per i quali l’attuale contesto di crisi durerà per almeno altri due anni, così come è consistente la quota di chi si sente più povero rispetto allo scorso anno (oltre il 47%).
In vista delle festività 2013, cresce anche la percentuale degli italiani che ritengono che il Natale sarà vissuto in maniera “molto dimessa”: sono il 69,3% contro il 66,4% registrato nello stesso periodo dello scorso anno.
In un contesto di crisi economica generalizzata sette italiani ogni dieci si preparano ad un nuovo Natale di crisi e neanche uno ogni dieci è disposto a credere che il prossimo Natale non sarà un Natale diverso dagli altri.
Della crisi, del resto, la maggior parte degli italiani non vede ancora la fine, o quanto meno non ne vede l’approssimarsi nel breve periodo.
Il riconoscimento del senso della crisi, della precarietà generata da un periodo di difficoltà che non accenna a schiudersi ad orizzonti differenti, prevale tra le donne, meno nei maschi, prevale nelle fasce di età centrali del campione, ossia tra i 25 ed i 54 anni (i ruoli più “attivi” nel lavoro e nella società civile), pre-vale tra coloro che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno, e in particolare nelle grandi aree metropolitane.
REGALI SÌ O NO? In un contesto del genere non stupisce che in vista delle festività natalizie aumenti la percentuale di chi dichiara di “non” essere intenzionato a fare acquisti per i regali di Natale: erano il 13,7% nel mese di novembre del 2012, sono oggi il 14,2% coloro che non sono intenzionati a fare gli acquisti per i regali in vista del Natale 2013.
La quasi totalità delle famiglie (l’85,8%) restano comunque intenzionate ad effettuare i regali (erano l’86,3% l’anno scorso).
L’area di difficoltà cresce tra i consumatori più giovani, ossia chi ha meno di 34 anni, tra i consumatori che risiedono nelle grandi aree metropolitane di Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Bari, e tra i consumatori che risiedono nelle regioni del Nord-Est dal Friuli Venezia Giu-lia al Veneto, una volta vero e proprio locomotore dello sviluppo del Paese, oggi alle prese con una crisi che da economica si sta velocemente trasformando in crisi sociale.
La contrazione che si annuncia per gli acquisti di regali è l’effetto di ragioni diverse: la diminuita capacità di spesa degli italiani, la minore propensione ad effettuare acquisti in un periodo di crisi (calo della fiducia), ma non è l’effetto di un cambiamento del sentimento dei consumatori verso il Natale in sé, verso ciò che le festività rappresentano e festeggiano, verso la tradizione del regalo.
Considerazione questa che rende più amaro il senso della ri-nuncia che caratterizza il comportamento degli italiani.
La percentuale dei consumatori che considera gli acquisti natalizi una “spesa necessaria e piacevole” resta in sostanza invariata rispetto al 2012, anzi è anche leggermene in aumento, essendo pari al 51,7% (2013) contro il precedente 49,0% che venne rilevato da Confcommercio nel 2012.
A pensarla diversamente continua ad essere poco meno di un italiano ogni due, così come era stato rilevato lo scorso anno e negli anni precedenti: il 30% circa dei consumatori ritiene gli acquisti per i regali di Natale una spesa “necessaria”, ma della quale farebbe volentieri a meno; il 17% circa ritiene gli acquisti una spesa del tutto inutile, ma che comunque è costretto ad affrontare, ovvero: se gli fosse possibile probabilmente non farebbero acquisti per i regali di Natale indipendentemente dal fatto che ci sia la crisi o meno.
PIÙ POVERI – Oggi gli italiani si sentono “più poveri” rispetto ad un anno fa.
Preoccupa che quasi la metà dei consumatori giudichi la propria condizione economica in svantaggio rispetto a 12 mesi fa.
Il 47,4% degli italiani si ritiene “più povero” rispetto a prima, di questi, due su dieci esprimono giudizi decisamente marcati. In sostanza la popolazione si divide in due parti se si pensa che esiste una seconda metà che constata invarianza della propria situazione e che risulta minimale la quota di chi, al contrario, si pensa attualmente più ricco.
Più nel dettaglio il 34,6% ritiene che nel 2013 la situazione economica della propria famiglia è diventata “un po’ meno buona” rispetto alla condizione del 2012, il 9,8% ritiene che è “assai meno buona” rispetto ai dodici mesi precedenti. Per il 54,1% la situazione è rimasta stazionaria.
A questi dati fa riscontro la previsione sulla condizione economica della famiglia per il 2014 (prossimi 12 mesi). Soltanto il 4% ritiene che la condizione economica della propria famiglia migliorerà entro i prossimi 12 mesi. Per il 20% peggiorerà ancora, per il 72,4% la condizione economica familiare resterà la stessa del 2013.