Ha vinto le prime tre edizioni (1956-58) della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare e a oggi, pure le ultime tre (2013-15). Per la 33^ volta, su 60 gare disputate, il galeone di Venezia ha imposto la sua legge. 
 
L’estate è arrivata con largo anticipo. Il sole scotta. Le temperature sono ben oltre le medie stagionali. In laguna è un giorno speciale. Per la sessantesima volta le regine italiane del Mediterraneo si sono sfidate nel tradizionale palio navigando tra storia, cultura e agonismo. Quattro galeoni formati da otto vogatori e un timoniere l’un contro l’altro. Quattro galeoni, ciascuno caratterizzato da un colore specifico e l’ornamentale polena a prua: la blu Amalfi con il cavallo alato, la rossa Pisa con l’aquila, la bianca Genova col drago (di San Giorgio) e infine la verde Venezia con il leone alato (di San Marco). 
 
Prima della sfida, l’atteso corteo storico su “terra”. I figuranti delle antiche quattro città marinare partono dall’Arsenale destinazione piazza San Marco facendo il loro trionfale ingresso davanti al palco scendendo dal Ponte della Paglia. Veneziani e turisti attendono curiosi. I quattro stendardi intanto sventolano fieri sopra Palazzo Ducale. 
 
Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Quattro città che hanno fatto la storia marinara italiana riattivando i contatti tra l’Europa, l’Asia e l’Africa, quasi interrotti dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, e diventando poi centri multietnici, senza lesinare scontri, ma anche contribuendo con i propri artisti, scienziati, mercanti e navigatori a scrivere indelebili pagine da tramandare nei secoli.

Il corteo storico della Repubblica marinara di Pisa

Partono i cortei. Ogni Repubblica Marinara ha ovviamente una propria storia nello sfilare. Ad aprire le danze ci pensa Amalfi con un salto indietro nel tempo di più di un millennio. Ci troviamo esattamente nel 1002 per rievocare il matrimonio del potere tra Sergio, il giovane primogenito del duca Giovanni  I, e la longobarda Maria, figlia del principe di Capua e di Benevento. Tra i presenti nel corteo il vecchio austero magnificentissimus dux Mansone I, avo dello sposo. 
 
La rievocazione storica di Genova invece ci riporta ai tempi delle Crociate dove i figuranti celebrano il condottiero navale e architetto Guglielmo Embriac  detto “testa di Maglio – Caput Mallei”, colui il quale dopo aver cinto la Città Santa nel 1099, tornò in patria con il Sacro Catino, che secondo la tradizione Gesù utilizzò durante l’ultima Cena per mangiare l’agnello pasquale. 
Protagonista indiscussa del corteo di Pisa, una donna. Kinzica de’ Sismondi. Fu lei infatti nel 1044 ad accorgersi dell’arrivo dei Musulmani (la cui prassi era proprio quella di attaccare di notte), dare l’allarme facendo suonare le campane e mettere così l’esercito e la città nella posizione di potersi difendere e respingere l’attacco nemico. Cosa che avvenne. 
 
Infine sfila Venezia, anch’essa con una donna protagonista: Caterina Cornaro, regina di Cipro. Questa, dopo essere succeduta al trono del marito Giacomo di Lusingano, donò l’isola greca alla Repubblica Serenissima, la quale la proclamò “Figlia prediletta di Venezia”. Nel corteo non manca ovviamente il Doge con tanto di porta-ombrello e due paggi. 
 
Dalla storia al presente. L’attenzione ora è sulla competizione. Con la partenza all’altezza di S. Elena, il galeone di Venezia prende subito il comando e non lo molla più, vogando con intensità per i 2 chilometri del percorso e alzando remi e braccia all’altezza del bacino di San Marco dopo 9 minuti, 44 secondi e 15 centesimi. “Giocando in casa”, non appena sbarcati e procedendo verso il palco per la premiazione, i giovani atleti della Serenissima sono stati generosamente applauditi dal pubblico festante con tanto di abbracci e flash da tutte le parti. Ai rivali storici di Amalfi, Pisa e Genova non resta che l’onore delle armi, o meglio dei remi, congratularsi e allenarsi per l’agognata rivincita tra un anno sulle acque blu di Amalfi. 
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