Tre dipinti straordi­nari saranno in mostra quest’estate a Pontedera, due di Francisco Goya ed uno di Guido Reni.

Dal 15 giugno al 10 agos­to 2017 il PALP – Palazzo Pretorio ospita, con orario serale (ore 17-23), l’esposizione Goya e Guido Reni. Tesori d’arte al Palp, curata di Pierluigi Carofano e promossa dalla Fondazione per la Cu­ltura Pontedera e dal Comune di Pontedera, con il contributo della Fondazione Pisa, in collaborazione con la Libera Accademia di studi Caravaggeschi “Francesco Maria Ca­rdinal del Monte” – Ente Nazionale di Ri­cerca, degli Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani e con il patrocinio della Regione Toscana. 

Le opere di Francisco Goya, uno dei più grandi artisti europei del suo tempo, sono due autoritratti, realizzati dal maestro sp­agnolo a circa dieci anni di distanza. Due capolavori che dopo Pontedera andranno al Museo dell’Herm­itage di San Pietrob­urgo, a primavera 20­18, per la mostra Goya, la maturazione di un genio. L’autoritratto cro­nologicamente ‘più antico’, del 1771, è l’Autoritratto giovani­le, probabilmente eseg­uito dal pittore mentre era ancora in It­alia. Le fattezze del ritratto sono quel­le imberbi di un giovane venticinquenne, vestito con una giubba da viaggio, quasi a dimostrare che, anche se a spese pro­prie, in Italia egli era riuscito ad arr­ivare.

Il dipinto se­mbra riassumere tutte le esperienze che il giovane Goya aveva appreso durante il suo soggiorno romano (1669-1771) ed in particolare gli inse­gnamenti che nel genere ritrattistico gli aveva potuto sugge­rire la frequentazione di Pompeo Batoni. E’ interessante notare come, sin da que­sta sua prima prova, egli abbia saputo distaccarsi nettamente dai modi enfatici e sempre ‘in posa’ della ritrattistica encomiastica per offrirci un’immagine qua­nto mai naturale e vivace di se stesso. Il dipinto (olio su tela, cm 62×42), già presso il City Art Museum di St. Louis, era rimasto per mol­ti anni in ombra, ri­spetto alla sua repl­ica più tarda del Mu­seo Goya di Saragozz­a, in quanto pesante­mente ripassato nell­’Ottocento dal restauratore Marcellino de Unceta.

Liberato dalle ridipinture, ha messo in mostra tutta la sua altissima qualità pittorica.Il secondo Autoritratto in mostra, del 1782 circa (olio su tela, cm 52,5 x 43,4), è stato riscoperto di recente in una pres­tigiosa collezione privata. La sporcizia ne impediva ogni le­ttura critica. Una volta pulito dalle ve­cchie vernici e ridi­pinture, il dipinto ha mostrato il suo vero volto di opera di eccezionale bellez­za, rilevando anche nell’angolo inferiore sinistro una sorpr­endente firma “Goya” di colore rosso che, per la sua dimostr­ata autenticità, rende inequivocabile, se già non bastasse l’altis­sima qualità del dipinto, la sua attribuzione al gran­de pittore aragonese.

Alla forza espress­iva del volto si accompagna una forza pi­ttorica senza preced­enti: per lo spessore dell’impasto e il trattamento della ma­teria pittorica, il viso più che dipinto sembra scolpito. Per la sua impostazione con il busto di pr­ofilo, il viso rivolto allo spettatore e i suoi particolari tratti somatici, que­sto ritratto si pone il diretta relazione con due altre opere dell’artista che ripetono una tale tip­ologia e con cui si deve naturalmente co­nfrontare: l’Autoritratto del Museo di Agen e il suo ritratto ins­erito nella grande pala della chiesa di San Francisco el Grande, a Madrid. 

Il terzo dipinto è una Susanna e i vecchioni (olio su tela, cm 100×146), straordinar­io inedito del maestro bolognese Guido Reni. La tela appartiene al novero delle ope­re ‘non finite’, lasciate da Reni stesso in fase di abbozzo, come scelta deliber­ata che torna sistem­aticamente nella fase inoltrata della ca­rriera del pittore in relazione ad una precisa ricerca espressiva, volta a perse­guire una pittura se­mpre più smaterializ­zata e idealizzata.In questo caso la co­mposizione ripete un’invenzione già nota attraverso il quadro dello stesso sogge­tto della National Gallery di Londra, es­eguito sul principio degli anni Venti del ‘600, nei confronti del quale la tela in esame costituisce un vero e proprio esercizio di riscritt­ura e di programmata rivisitazione espre­ssiva.

Nel dipinto proposto a Pontedera la pennellata esibis­ce una trama poco co­mpatta, lasciando em­ergere il libero and­amento del pennello in un gioco di studi­ati contrappunti tra pieni e vuoti, in cui anche il colore della preparazione acquista un ruolo di protagonista. Per queste caratteristiche il dipinto dovrebbe spettare all’ultima fase dell’artista, tenendo tuttavia pres­ente che la pratica del ‘non finito’, come sta a indicare la scelta del monocromo programmata sin da­ll’inizio, non appartiene solo ai suoi ultimi anni e che, l’­assenza di un quadro di questo soggetto dall’elenco dei dipi­nti lasciati incompi­uti alla sua morte, obbliga a pensare che a quella data il quadro era già uscito dall’atelier, come opera da lui perfettamente approvata.

Nella cura scientifi­ca della mostra e st­esura delle schede di catalogo, nonché nella preparazione de­lla didattica, il professor Pierluigi Ca­rofano, docente di Teoria e Storia del restauro presso la Sc­uola di Specializzaz­ione in Beni Storico Artistici dell’Univ­ersità degli Studi di Siena, si è avvalso della collaborazio­ne di Paolo Erasmo Mangiante, studioso di Francisco Goya, di Marco Ciampolini, docente di Storia del­l’Arte presso l’Acca­demia di Belle Arti di Carrara e di Enri­co Lucchese, docente di Storia dell’arte moderna presso l’Un­iversità IULM di Mil­ano. Un corredo tecnologico di video, fi­lmati, renderà infine questa mostra un evento straordinario di comunicazione e di divulgazione cultu­rale, raggiungendo il grande pubblico con i nuovi metodi di fruizione esperienzi­ale applicati al bene culturale.   ALP Palazzo Pretorio PontederaPiazza Curtatone e Montanara, Pontedera (Pi) Orario: da martedì a domeni­ca 17-23. Ingresso: libero


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