Why should we discuss Perugino 500 years after his death? And why choose The Baptism of Christ for discussion, particularly around Christmas time?
Anniversaries and commemorations serve to refocus our attention on reflective themes, often overshadowed by the daily happenings around us. They act like a gravitational center in our lives, reorienting us while we’re distracted elsewhere (much like the holiday season, a time for introspection and setting new priorities). In this light, recognizing the modernity of an early 16th-century artwork is quite remarkable.
When we stand before such art, admiring it and deciphering the multitude of meanings conveyed through a harmony of colors, a symmetry of images, or the pictorial representation of symbolic meanings, we’re witnessing a seminal moment. The aesthetic canon established by Perugino in particular, and the Renaissance through its myriad interpreters, is not just a milestone in art history but also in our collective taste.
Discovering that the artwork remains incredibly beautiful, rich in technical lessons and expressive potential, even to our technologically advanced and virtual-reality-accustomed eyes, underscores the immense, enduring value of our past in shaping contemporary culture.
Studying these masterpieces and periodically rediscovering their creators and their works should be seen as an opportunity to reflect on the immense journey made over centuries. True, today we might view certain representations as outdated, especially when compared to the metaverse, the animations, and the virtual worlds we are capable of creating. Yet, it is perhaps our arrival at these heights of expressiveness that should enlighten us: on one hand, today’s progress would not have been feasible without the foundation laid by our predecessors, and on the other, as fascinating and potent as it is, artificial intelligence still faces significant limitations.
One primary example: creativity is a sentiment, a product of emotions that no machine can generate. Regardless of how sophisticated the algorithms behind the machines producing sounds, images, texts, or parallel worlds may be, it is we, the people, who imbue their results – however astonishing – with meaning. An auto-generated text, a fabricated photo, an artwork created by a machine may indeed be stunning, but they are always the output of a machine that has been programmed and trained to perform a task.
In essence, it’s about execution versus creation, technique versus talent.
The essence of true innovation is in that initial spark igniting the path to change, reminiscent of Perugino’s impact. “We hope to acknowledge,” stated Veruska Picchiarelli, curator of the Milanese exhibition on the Renaissance artist, “that Perugino laid the groundwork for the classicist trend in painting. While Raphael is a key figure, it was Perugino who established the fundamental guidelines.” Thus, Perugino shouldn’t be confined to the role of an artist merely sandwiched between the eminent figures before and after him, who eclipsed his fame and worth. Though perhaps less celebrated, Perugino was pivotal, especially as a trailblazer: he sparked and fueled the engine that others would later propel forward. Picchiarelli further notes, “He honed a vision that became a national canon, a feat not achieved since Giotto’s time.”
In a similar vein, reflecting on the Baptism of Christ as Christmas approaches holds symbolic significance. It redirects us to the core issues. Regardless of religious beliefs, we inevitably engage in contemplation about life and the meaning of our personal journeys. In Perugino’s canvas, water bathes both the feet and head, encompassing humanity in a cycle of generation and regeneration. Water is essential for life, nourishing the body and cleansing the mind, a concept echoed across diverse cultures and faiths. For example, the immersion ritual validates messages that are more universal than they initially appear. And considering the critical role of water for the survival of all species on Earth, this topic is especially relevant today, highlighting an indispensable resource in our current historical context.
Thus, does humanity still hold a central place in the world? Almost inadvertently, from a modern discourse, we find ourselves back at the starting point, revisiting the foundational ideals of Humanism that, half a millennium ago, marked the end of the Middle Ages and initiated the Renaissance of the arts.
As we circle back to the spirit of Christmas, let me warmly extend to all of you, esteemed readers of L’Italo Americano, heartfelt wishes for a serene and joyful holiday season.
Perché parlare del Perugino 500 anni dopo la sua morte? E perché farlo attraverso un’opera come il Battesimo di Cristo proprio sotto Natale?
Se ricorrenze e anniversari sono momenti che aiutano a riportare al centro dell’attenzione temi di riflessione che altrimenti sarebbero appannati da quel che tutti i giorni avviene intorno a noi, funzionando un po’ da baricentro delle nostre vite, riportandoci al punto mentre siamo distratti da altro (esattamente come fanno le festività di fine anno, tempo di bilanci e nuove priorità), è anche vero che accorgersi della modernità di un’opera dei primi anni del Cinquecento è sorprendente.
Se non possiamo fare altro che ammirarla e renderci conto dei tanti significati che un’armonia di colori, piuttosto che una simmetria di immagini o una traduzione pittorica di significati simbolici sono in grado di trasmetterci, dobbiamo ammettere che il canone estetico creato dal Perugino nello specifico, o dal Rinascimento attraverso i suoi molteplici interpreti, è una pietra miliare.
Non solo nella storia dell’arte ma nel gusto collettivo. Scoprire infatti che l’opera è “ancora” bella, perché pregna di insegnamenti tecnici piuttosto che di potenzialità espressiva, anche ai nostri occhi tecnologici e virtuali, ci fa rendere conto di quanto il passato abbia un valore preponderante per la nostra cultura contemporanea.
Studiarlo, riscoprirne periodicamente i protagonisti e le opere dovrebbe essere interpretato come un’occasione di riflessione sul grande cammino fatto nei secoli. Certo, oggi certe rappresentazioni le sentiamo superate, paragonandole al metaverso, alle animazioni e ai mondi virtuali che siamo in grado di generare, ma forse è proprio l’essere arrivati a queste vette espressive che ci dovrebbe far capire da un lato che il progresso odierno non sarebbe stato possibile senza tutto quello che abbiamo alle spalle e, dall’altro lato, che per quanto affascinante e potenziale, l’intelligenza artificiale patisce grandi limiti.
Uno per tutti: la creatività è sentimento, è frutto di emozioni che nessuna macchina è in grado di generare. Per quanto superbi possano essere gli algoritmi che muovono le macchine generatrici di suoni, immagini, testi o mondi paralleli, siamo noi persone che diamo significati ai risultati, pur sorprendenti, delle loro combinazioni binarie. Un testo autogenerato, una foto artefatta, un’opera d’arte creata da una macchina saranno certamente prodotti affascinanti ma pur sempre indotti da una macchina che è stata istruita e addestrata per fare qualcosa.
Insomma esecuzione contro creazione, tecnica contro talento.
La vera innovazione sta nella scintilla che apre la strada al cambiamento. Un po’ come fece il Perugino. “Ci piacerebbe – ha detto la curatrice della mostra milanese sul maestro rinascimentale Veruska Picchiarelli – si riconoscesse che Perugino è alle origini del filone classicista della pittura: Raffaello è l’elemento cardine, ma è Perugino che imposta le coordinate di base”. Ovvero, non va considerato solo un pittore rimasto compresso fra i grandi venuti prima e quelli venuti dopo di lui che ne offuscarono la fama e il valore. Il Perugino gode forse di minor notorietà, ma fu determinante soprattutto per la sua fase propulsiva: fu lui ad accendere e scaldare il motore che poi altri fecero sfrecciare. Ancora Picchiarelli: “Ha affinato una visione che si affermerà come un vero canone nazionale per la prima volta dai tempi di Giotto”.
Allo stesso modo, parlare di Battesimo di Cristo a pochi giorni dal Natale, ha un significato simbolico. Ci riporta al punto. Cristiani e non, dobbiamo per forza di cose interrogarci sulla vita e sul senso dell’esperienza che ciascuno fa. Nel quadro del Perugino l’acqua bagna i piedi ma anche il capo. Come in un cerchio avvolge l’uomo: genera e rigenera. E’ elemento vitale, indispensabile alla vita: abbevera il corpo e purifica la mente. E questo, in culture e fedi lontanissime tra loro. Uno su tutti, il rito dell’immersione a conferma di messaggi che sono più universali di quanto non appaia a prima vista e senza dimenticare che l’acqua è risorsa imprescindibile per la sopravvivenza di tutte le specie sul pianeta, argomento topico in un momento storico come il nostro in cui questo tema è a sua volta essenziale, non accantonabile.
L’uomo è dunque ancora al centro del mondo? Senza quasi accorgercene, da un discorso molto attuale siamo tornati punto e a capo, a quei principi ispiratori dell’Umanesimo che 500 anni fa mise fine al medioevo delle culture e diede il via al Rinascimento delle arti.
Tornando ora al Natale non possiamo che chiudere questo editoriale se non augurando, calorosamente, a tutti voi cari lettori de L’Italo Americano, le più serene festività.