Ravascletto, comune di 566 abitanti della regione storica della Carnia, nella provincia di Udine ed in Friuli-Venezia Giulia. 

Fa parte dei borghi autentici d’Italia ed è composto dalle frazioni di Zovello e Salars. Fra i principali poli turistici invernali ed estivi della zona, sorge a 952 metri in Valcalda, una delle 7 valli della Carnia. Il paese è dominato dalle morbide sagome dei monti Crostis (2251 metri) e Cimon di Crasulina (2.104) a Nord, e dai monti Zoncolan (1.740) e Tamai (1.970) a Sud. L’origine del friulano Ravasclêt è da ricollegarsi al latino obusculetum, ossia luogo ove cresce una pianta spinosa o piccolo rovo. Zovello (Zuviél) è invece un diminutivo del friulano zôf (giogo, passo montano); Salârs significa solaio o solatio; il nome antico della vallata, Monai, significa tuttora appezzamento prativo in friulano.

  Il polo turistico di Ravascletto  

  Il polo turistico di Ravascletto  

Il paesaggio, verde per i boschi ed alle quote più alte per i pascoli, ha due minuscoli laghi alpini, detti di Crasulina e di Taront, alimentati dallo scioglimento delle nevi. Nel fondovalle, sono stati costruiti due bacini artificiali con lo scopo di fornire d’acqua gli impianti per l’innevamento artificiale. 

Come stazione turistica estiva Ravascletto ha cominciato a muovere i primi passi subito dopo il primo conflitto mondiale, mentre il turismo invernale basato sugli sci ha fatto capolino sul finire degli anni Quaranta, con i primi impianti di sci (la prima seggiovia, chiamata del “Cuel Picciul”, datata 1948, è la prima della regione) e con successive realizzazioni culminate, a metà degli anni Settanta, con la costruzione dell’impianto funiviario che porta in cima al monte Zoncolan, attrezzato con seggiovie che meritano alla zona l’appellativo “Zoncolan  sole-neve” diventando una delle stazioni invernali più appetibili del Friuli-Venezia Giulia per la qualità dell’innevamento, per il suo sole, per le sue facilità di accesso, per la sicurezza delle strade, compresa la splendida arteria che da Sutrio sale fino ai 1300 metri dalla parte più bassa di tutto il grande demanio sciabile.

Sambuci è un comune laziale di 962 abitanti della provincia di Roma.

  L’abitato di Sambuci dominato dal Castello Theodoli  

  L’abitato di Sambuci dominato dal Castello Theodoli  

 
Sorge a 434 metri sul livello del mare, all’interno del territorio dei monti Prenestini e in prossimità del parco dei Monti Ruffi, dove sono ancora visibili gli antichi sentieri usati per la transumanza del bestiame. L’origine del nome, secondo notizie storiche ben accertate, risulta derivare dalla pianta di sambuco, tipica del luogo. La prima volta che il toponimo viene menzionato è in un documento ecclesiastico dell’857-858. Nel Medioevo risulta feudo di molte signorie: dapprima dell’Abbazia di Subiaco, poi del convento dei Santi Cosma e Damiano di San Cosimato, quindi di Antiochia, e poi di nuovo i monaci dell’Abbazia di Subiaco. Tra i secoli XII e XIII il paese fu attraversato dagli eserciti medievali di Federico Barbarossa, Corrado d’Antiochia, e della vicina città di Tivoli.
 
Tra i monumenti dell’abitato storico oltre alle tre chiese della Madonna delle Grazie, di Santa Croce e di San Pietro e all’ex convento dei Francescani, spicca il castello Theodoli che ha la forma di un quadrilatero con torri laterali. Nacque come casale-fortezza, poi dal Duecento al Seicento è stato più volte sottoposto a restauri e ampliamenti che gli hanno conferito l’attuale aspetto architettonico. Il castello seguì le sorti del paese appartenendo prima agli Orsini, poi agli Zanimbeccari, agli Astalli, ai Piccolomini ed infine ai Theodoli, che l’abitarono per ultimi.
 
Tre dei quattro lati del castello sono attaccati alle case del paese, mentre sul lato restante vi è un parco che misura 55,000 metri quadrati nel quale nel 1878 è stato realizzato, come si usava all’epoca, un giardino all’italiana provvisto di aiuole geometriche, statue e fontane. Nel 1943-44 i nazisti si nascosero nei giardini del castello. La loggia è impreziosita da volute barocche e contrafforti. Alcune sale hanno degli affreschi, tra cui: La Gerusalemme Liberata di Salone (1641), mentre nella sala dei Ciclopi vi sono degli affreschi di Canini. In alcune delle sale del castello attualmente si tengono convegni. 
 
Tertenia, comune sardo di 3.840 abitanti della Provincia dell’Ogliastra.

  Torre difensiva di San Giovanni lungo la Marina di Tertenia  

  Torre difensiva di San Giovanni lungo la Marina di Tertenia  

 
Da sempre legato alla tradizione agro-pastorale, sorge a 129 metri sul livello del mare nella valle di Quirra compresa tra il Monte Ferru e il tacco di Tacu Mannu e Monte Arbu, a 100 chilometri da Cagliari. A est, lungo il mare Tirreno, ha 12 km di costa. Nella marina vi sono pianure e colline, lunghe spiagge (Foxi Manna, Foxi de Murdegu, s’Abba de is Marronis) e coste rocciose. La vegetazione spontanea è arbustiva, con due vaste foreste, su Crabiolu e Fustiragili. Secondo la tradizione locale, il paese era originariamente ubicato sul mare e solo in seguito alle incursioni dei vandali e dei saraceni venne abbandonato dai suoi abitanti che trovarono rifugio più sicuro all’interno, creando un nuovo villaggio, dove vissero per lungo periodo finchè, a causa del terreno friabile e franoso, pericoloso specialmente durante l’inverno, decisero di scendere a valle dove fissarono le nuove dimore.
 
E qui questo villaggio rimase dando vita all’odierno paese. Le prime tracce umane risalgono al Neolitico Recente (IV millennio a.C.) e sono attribuibili a genti della Cultura di Ozieri. Oltre a strumenti in ossidiana, relativamente diffusi, testimonianze monumentali del neolitico finale si trovano nelle zone interne, dove sono presenti necropoli ipogeniche a Domus de Janas. In località Magalàu era presente una necropoli composta da tre ipogei, il cui solo superstite è composto da un’unica cella con una nicchia; in località Santa Lugia un’unica grotticella artificiale con una camera secondaria. Nel territorio sono presenti 77 Nuraghi, 22 villaggi, 34 Tombe dei giganti e un Pozzo sacro risalenti al periodo nuragico.
 
Questa densità di strutture testimonia un’alta densità demografica, parallela a quella documentata per altre aree in Sardegna, che implicava una certa articolazione economica. Intorno al XVI secolo, per vigilare sul litorale, infestato dalla pirateria, venne costruita la Torre di San Giovanni di Sarrala (Santu Juanni de Sàrrala). Pare che Tertenia derivi dal fenicio Tzar, fortezza, o da Tartani cioè i Troiani. 
 
 
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