Di notte, dopo 2 anni e sei mesi da quando fu trasportata nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure per il restauro, in via degli Alfani, la Porta Nord del Battistero di Firenze ha fatto il suo viaggio verso la sua destinazione finale: il nuovo Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, che aprirà al pubblico il 29 ottobre. In realtà di viaggi ne sono serviti due, uno per ogni anta del peso di 4 tonnellate, a cui va aggiunto quello delle “gabbie” metalliche progettate per sostenerle e proteggerle, per un totale di circa 7 tonnellate da trasportare a viaggio.
Diretto ed eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure, su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore, il restauro della Porta Nord e la realizzazione di una replica eseguita ad arte che andrà a sostituire l’originale sul Battistero per motivi di conservazione, sono stati interamente finanziati con fondi privati messi a disposizione dalla stessa Opera di Santa Maria del Fiore e della Guild of the Dome Association, di cui fanno parte imprenditori di tutto il mondo. Questo ha permesso di restaurare la Porta Nord in un tempo eccezionalmente breve rispetto alla mole di lavoro e all’importanza dell’intervento.
Dal prossimo novembre la replica della Porta Nord, eseguita dalla Galleria Frilli di Firenze, andrà a sostituire l’originale sul Battistero, come fu per la Porta del Paradiso nel 1990. Restaurata per la prima volta dopo 600 anni dalla sua realizzazione, l’intervento sulla Porta Nord ha ottenuto risultati eccezionali, al di là di ogni aspettativa: sotto lo sporco e le incrostazioni superficiali di secoli è riemersa la splendida doratura originale presente nei rilievi scultorei delle 28 formelle, nelle testine di Profeti e Sibille e nel bellissimo fregio a motivi vegetali brulicante di piccoli animali.
Di eguali dimensioni monumentali della Porta del Paradiso, la Porta Nord misura 3 metri di larghezza per 5 di altezza, ognuna delle 2 ante è del peso di oltre 4 tonnellate per un totale di 9. Simbolo dell’inizio del Rinascimento, la Porta Nord è la seconda in ordine di tempo, dopo quella di Andrea Pisano (1330 – 1336), e antecedente alla Porta del Paradiso (1426 – 1452). Fu affidata a Lorenzo Ghiberti dopo aver vinto il celebre concorso indetto, nel 1401, dall’Arte di Calimala da cui uscì perdente Filippo Brunelleschi. Ghiberti vi lavorò dal 1402 al 1424, aiutato dal padre e orafo Bartoluccio, e da una serie di aiutanti, tra cui il giovane Donatello.
La Porta che rappresenta le storie del Nuovo Testamento, riprende fedelmente lo schema di quella di Andrea Pisano con 28 formelle istoriate a cornice mistilinea (quadrilobo), disposte in sette file di quattro, 14 per ogni anta. Nelle formelle in basso sono, invece, rappresentati i 4 Evangelisti e i 4 Dottori della Chiesa. Il telaio contiene, agli angoli delle formelle, 47 testine di Profeti e Sibille, sei per fila tranne l’ultima in basso che ne presenta 5. Tra queste l’autoritratto del Ghiberti raffigurato con un turbante. Nei più di venti anni che Lorenzo e la sua bottega lavoreranno a questa impresa, lo stile evolverà da quello gotico delle prime scene a quello rinascimentale delle ultime.