Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo. In Europa Occidentale è presente da circa trecento anni. La sua prima comparsa in Italia fu a Venezia, nel 1570, per opera del medico padovano Prospero Alpino il quale, di ritorno dall’Oriente, portò con sé alcuni sacchi di caffè per far conoscere agli abitanti del luogo la nuova bevanda.
Da quel momento in poi il caffè ha subito una continua evoluzione nel tempo. Dal classico caffè espresso si passa a quello lungo o a quello corretto con aggiunte di grappa o liquori, oppure a quello macchiato, decaffeinato, schiumato, shakerato, fino ad arrivare a quello dal sapore di nocciola, cioccolato o limone.
Dalle classiche caffetterie italiane, dove il caffè rappresenta un rito e viene piacevolmente degustato al bancone in compagnia di una simpatica chiacchierata col barista, si passa alle bevande da asporto americane frettolosamente sorseggiate per strada prima di recarsi a lavoro. Ma come viene degustato il caffè non ha importanza, ciò che conta è berlo in buona compagnia seguito da lunghe conversazioni; ciò rende una semplice tazza di caffè un mezzo di aggregazione sociale che accompagna, con gusto, il piacere di un incontro.
Incomputabili sono gli amori, le amicizie, le conoscenze che nascono davanti una tazzina di caffè, complice di un pretesto per raccontarsi, di conoscersi mentre si degusta il suo aroma naturale.
In Italia, offrire un caffè è sinonimo di ospitalità ed è un modo gentile per manifestare la propria accoglienza nei confronti di chi varca la soglia della nostra dimora. Quante sono le poesie, le canzoni, i film, che sono stati ispirati al famoso concentrato?
Il caffè rappresenta uno dei tanti sapori della bella Napoli dove, per degustarlo si trova sempre una scusa, lo si offre a ogni evenienza ed è un’offesa rifiutarlo. La famosa tazzina di caffè accompagna da tempo illustri attori napoletani in alcune delle loro più celebri opere teatrali.
Nella commedia “Questi fantasmi” (1945), Eduardo De Filippo, seduto sul balcone di casa, dà alcuni consigli ad un fantomatico professore su come preparare un buon caffè napoletano riconoscendo tali abitudini quotidiane come versi di una poesia di vita che, oltre ad esser un utile espediente per impiegare il tempo libero, conferiscono una serenità di spirito a chi lo prepara.
La celebre tazzina compare anche nelle poesie e nelle canzoni di innumerevoli artisti partenopei che la ritraggono come uno dei tanti simboli di Napoli. Uno dei quali è Pino Daniele che, nel 1977, scrisse “Na tazzulella e cafè”. Nella sua melodia, il cantante propone agli ascoltatori una canzone dal retrogusto amaro, evidenziando alcune problematiche della città e criticando alcuni politici che, invece di svolgere diligentemente il proprio lavoro, oziano… sorseggiando con spensieratezza il buon caffè.
Altro artista napoletano che ha reso omaggio alla famosa tazzina napoletana è stato Roberto Murolo con “A’ tazz e cafè” (scritta da Giuseppe Capaldo nel 1918 e accompagnata dalle note di Vittorio Fassone).
Nella sua interpretazione, l’autore propone una napoletanità unica servendo agli ascoltatori una melodia dal retrogusto dolce.
Nella sua canzone, “Briggeta” (Brigida), una donna scontrosa, ma al tempo stesso affascinante, lavora come cassiera in una caffetteria di Napoli assieme al poeta Capaldo, il quale, perdutamente innamorato della donna, le dedica alcuni versi romantici in attesa che anch’ella un giorno possa ricambiare i suoi sentimenti. Nella canzone, Capaldo paragona il carattere di Brigida al sapore amaro di una tazzina di caffè che un giorno diverrà dolce, quando, girando col cucchiaino lo zucchero nel fondo della tazzina, la donna si innamorerà di lui.
Lo stesso paragone lo si potrebbe fare con Napoli che si presenta agli occhi di molti amara con un colorito scuro, ma che in fondo ha sapori unici che non tutti hanno il piacere di conoscere. Bisognerebbe “girare” molto la città come quel caffè, comprenderla e conoscerla bene, a fondo, prima di poter assaporare quel dolce che c’è. Solo in tal modo si scoprirà il vero sapore della città, intriso di arte, cultura, tradizioni. Fascino e mistero che troppo spesso rimane sul fondo di quel caffè.