Generazioni di uomini che si vestono nello stesso modo, anzi qualcosa in più, con i giovani che riscoprono il cappello di feltro del nonno e la barba vittoriana e i maturi signori che detestano l’abito gessato preferendo i chinos e la felpa. Una rivoluzione silenziosa che è cominciata da alcuni anni ma che all’89° edizione di Pitti Uomo, svoltasi a Firenze, è esplosa fin dal titolo forte del salone per la moda internazionale al maschile: ‘Pitti Generation(s)’, tema guida che sul piazzale della Fortezza da Basso ha accolto migliaia di visitatori con una passerella di occhi di tutte le età e di tutte le razze.
 
“Un colpo di ciglia globale” ha spiegato Agostino Poletto, vicedirettore generale di Pitti Immagine, che ha prodotto un video per raccontare questi nuovi volti dello stile. Oltre 1200 aziende e marchi per altrettante collezioni per l’inverno 2016-2017, di questi 520 provenienti dall’estero (il 43,70% del totale) e 225 nomi nuovi a testimonianza della vitalità di Pitti Uomo, diviso in 16 sezioni, ognuna per i tanti focus del guardaroba maschile. Pezzo forte, stavolta, la sezione Make, che ha spinto ancora di più l’acceleratore sui giovani artigiani, il vero incubatore del lusso moderno che vuole pezzi sempre più unici per abbigliamento e accessori.
Tra le collezioni presentate sono degne di nota quella nuovissima di Federico Curradi presentata negli spazi della Dogana, a Palazzo Budini Gattai la collezione Stenströms Autunno-Inverno 2016 e la sesta installazione di Plaza Uomo International, la collezione Primavera-Estate di Tommy Hilfiger, At the drop of a hat di Doria 1905, le vivaci presentazioni di Bosideng e Vicolo a Colle Bereto, la mostra “Finance & Luxury – Quality is rewarding!” alla presenza di Hugo Jacomet; la presentazione del volume Il gentiluomo senza cappello. Una prospettiva anarchica sull’eleganza maschile” di Mario Dell’Oglio. Molto interessante e utile la collezione di Andrea Distante Cashmere da viaggio che pesa solo 1.200 kg.
 
Anche il bilancio di quest’edizione è più che positivo: record sia di partecipazioni di aziende, sia di affluenza di compratori, stampa e operatori del settore intervenuti in quattro giorni di salone. Le prime previsioni finali confermano un numero complessivo di buyer che dovrebbe arrivare vicino alle 25mila presenze (+4% e quasi 1.000 compratori in più rispetto a un anno fa), di cui 8.850 esteri (+2,5%) e oltre 16mila italiani (+5%).
Il totale dei visitatori dovrebbe superare le 36.000 presenze.
 
 Il grande successo è soprattutto in termini di qualità dei compratori, le migliori boutique e department store del mondo ed è stato trainato dalla crescita a doppia cifra di quasi tutti i mercati europei, Germania (+14%), Spagna (+20%), Olanda (+14%), Gran Bretagna (+9%), Svizzera (+12%), Belgio (+16%), Francia (nonostante un piccolo cale nelle presenze, aumenta nei negozi a +4%), dell’insieme dei paesi del Nord Europa (Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia), a cui si aggiungono gli ottimi risultati di Irlanda, Islanda, dei paesi Baltici e dell’Ucraina. In crescita importante anche gli Stati Uniti, i cui compratori registrano un +5%; il Giappone conferma i suoi numeri, e sempre nell’area Far East si segnalano le buone performance di Corea e Taiwan. Chiusura all’insegna della crescita anche per Emirati Arabi, Australia, Messico.
 
Naturalmente in termini assoluti si confermano tra le prime 15 posizioni mercati strategici come Cina e Hong Kong, Russia e Turchia. 
“Siamo contentissimi di questo Pitti Uomo – afferma l’amministratore delegato di Pitti Immagine Raffaello Napoleone – per l’atmosfera di grande positività. Tante le novità nelle collezioni delle nostre aziende, negli eventi speciali seguitissimi, e tanti i nuovi progetti annunciati nel corso di questa edizione, dal nuovo progetto Tutorship che Pitti Immagine dedica ai giovani designer, all’accordo istituzionale tra la Fondazione Discovery e le Gallerie degli Uffizi. Guardiamo al futuro con fiducia, e con la consapevolezza che Firenze e Pitti Uomo sono sempre di più un luogo e un appuntamento irrinunciabili nella mappa della moda mondiale”.
 

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