Manca l’uso quotidiano delle belle parole, quelle della lingua colta, usata da gente ben educata ed istruita, capace di esprimere idee, sentimenti ed emozioni con un lessico appropriato e concordanze morfologiche e sintattiche corrette.
 
Il turpiloquio, invece, è diventato il linguaggio usato per trasmettere concetti ed identificarsi in gruppi sociali. La politica della non politica ha contribuito in modo macroscopico alla diffusione di parole e gesti, prima ritenuti inaccettabili fra gente, diciamo così, per bene. 
 
Il linguaggio osceno fatto sia di gesti, corna, dita e tutto quanto prodotto dalla straordinaria mimica italiana, che di parole, è profondamente penetrato nel tessuto sociale, rendendo di fatto impossibile, per le persone ben educate, ogni discorso che vada oltre la descrizione del cibo quotidiano e le variazioni atmosferiche.
  Manca sempre più spesso l’uso quotidiano delle belle parole, della lingua colta 

  Manca sempre più spesso l’uso quotidiano delle belle parole, della lingua colta 

Questi ultimi argomenti registrano la diffusione di parole che indicano singolari sottigliezze. Il livello dell’acqua del fiume, che prima cresceva, si gonfiava, tracimava, inondava, allagava, sommergeva la pianura circostante, adesso esonda. Una bella giornata di sole è una bolla di alta pressione, più o meno stabile, proveniente da ovest. 
 
Il linguaggio della politica è tristemente impoverito ed involgarito. La v maiuscola nella parola movimento, usata come simbolo da un partito che rappresenta in Parlamento una larga porzione di cittadini italiani, è quanto meno preoccupante, per eventuali sbocchi futuri, più o meno prossimi. Ricorda troppo da vicino il “me ne frego” di antica memoria, che credevamo disusato e passato nel dimenticatoio.
 
A casa era assolutamente vietato l’uso di quella frase, insieme alla parola casino, oggi largamente usate. Tutte le parole più volgari del linguaggio sessuale sono usate come strumento di battaglia ideologica, nelle piazze, nei bar, nei circoli, nei luoghi d’incontro ed in Parlamento, in un processo di reciproca influenza. Qui non si riportano tutte queste parole, non è necessario, lo fanno i media nazionali. 
 
 Va sottolineato con dispiacere, anzi con raccapriccio, l’uso di volgari espressioni del più becero linguaggio sessuale maschilista da parte delle donne, anche di quelle generalmente ritenute colte, in un malinteso e sempre vano tentativo di sembrare autorevoli.  
 
È per questo motivo che con soddisfazione si è visto crescere di rilievo, a livello nazionale, il giovane toscano, portatore di una favella articolata, forbita, ricca, e di una cultura civile capace di adattare il linguaggio a luoghi e situazioni. Inoltre è liberatorio, dalla boria dei ricchi, il fatto che il giovane non è titolare di un patrimonio personale stellare da spendere nell’arena politica. Il che, oggi, è una salutare boccata di aria fresca.  
 
Riuscirà il giovane Matteo Renzi, di solide radici culturali toscane, a far cadere nel dimenticatoio l’ondata di rozza volgarità che soffoca le tante persone ben educate? Riuscirà a “risciacquare in Arno”, almeno per quanto riguarda la comunicazione, i panni sporchi dell’Italia di oggi?

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