Se pensiamo di conoscere la vita che attraversa le stanze del potere politico e non abbiamo letto il libro di Mario Nanni edito da Rubbettino, “Parlamento sotterraneo – Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi”, ebbene ci stiamo sbagliando. Nanni, giornalista professionista dal 1976, ha seguito e scritto le pagine dei più importanti eventi parlamentari dal 1977 e nell’arco di 40 anni ha rivestito il ruolo di capo della redazione politica dell’Ansa e poi capo redattore centrale. E ne avrà percorsi tanti di chilometri lungo il Transatlantico, affiancando o cercando di avvicinare politici che nel corso dei lunghi anni di professione ha conosciuto.
Ma cos’è il Transatlantico? E’ un corridoio, anzi un vero e proprio salone, situato accanto all’Aula del Parlamento italiano. I pavimenti in marmo policromo siciliano e gli arredamenti furono disegnati dal celebre architetto palermitano Ernesto Basile; il soffitto fu realizzato in modo da ricordare gli arredi navali e tutto ciò ne fa un luogo magico. Sarà per questo motivo che Deputati ed ex Deputati, non riescono a staccarsene. E’ definito anche “corridoio dei passi perduti” in quanto vi si ritrovano gli esponenti del Governo, tra una seduta e l’altra, e in esso incontrano i giornalisti rigorosamente in possesso dell’accredito d’accesso e la sua definizione si riferisce al fatto che i rappresentanti di ogni partito passano parecchio tempo a chiacchierare in questo lunghissimo corridoio e forse non è azzardato dire che è il luogo frequentato per più ore che il Parlamento stesso.
Mario Nanni è prodigo di notizie, informazioni, pensieri, avvenimenti che in tutti quegli anni si sono succeduti e non si risparmia nel farci conoscere personalità, caratteri che hanno attraversato la sua vita professionale e la nostra di cittadini. Ma perché il suo è un Parlamento sotterraneo? Lo è perché è la parte nascosta ai più, ai cittadini cioé, che sono anche elettori e che non hanno accesso al Parlamento se non attraverso le immagini che i cronisti parlamentari raccontano e mostrano. E giù allora la narrazione, a volte esilarante, di avvenimenti che hanno segnato la vita politica della nazione, che sono accaduti a Palazzo Montecitorio che ha visto passare tante figure note e meno note della politica italiana. Che ha visto le sorti del paese a volte in un andirivieni simile ai passi che hanno solcato il Transatlantico, luogo di chiacchiere, di confidenze, di malumori e, perché no, di azioni di una certa violenza e davvero impensabili in un luogo che è l’emblema delle istituzioni.
Il racconto che si snoda attraverso 229 pagine divise in XIX capitoli, non si esprime in una rigorosa cronologia, bensì la narrazione è frammentaria ma mai imprecisa o approssimata. Leggendo il libro si ha come la sensazione di essere seduti in una delle poltrone del lunghissimo corridoio di Montecitorio, a parlare con l’autore, come vecchi amici di lunga data e di ascoltare il racconto della sua vita. Sì, perché l’impressione che viene fuori dalle pagine del libro, è quella di rivivere insieme a Nanni gli anni della sua permanenza professionale al Parlamento.
Ci ha raccontato “miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi”, come recita parte del titolo del libro. E non può sembrare una rappresentazione teatrale la vita dei parlamentari visti attraverso gli occhi di un giornalista, pur nella essenziale verità che la serietà indiscussa del suo lavoro gli impone? A noi, estranei a quegli ambienti, possono sembrare attori di scene che mai saranno calcate da normali cittadini ma solo da onorevoli, ministri, senatori, segretari, sottosegretari, ecc…, a noi si è aperto un proscenio con tanti protagonisti, secondi attori, figuranti e registi. D’altronde, un noto politico definiva il Parlamento “teatrino”.
Il Parlamento, insomma, in una rappresentazione di esseri umani che, così descritti da Mario Nanni, possono far ripensare non a un Eduardo De Filippo di Miseria e Nobiltà, ma piuttosto a un Pirandello di Sei personaggi in cerca di autore. Comunque sia, sempre di rappresentazione teatrale si tratta.
Purtroppo il giornalista, lo sottolinea egli stesso e se ne rammarica, non ha preso appunti nei suoi quaranta anni di professione bensì va a braccio, secondo i ricordi che affiorano alla mente ed è per questo che la scrittura, mai ridondante, mai superflua, ma efficace in ogni sfumatura, accompagna i racconti che sono testimonianze di vita vissuta, di esperienze personali, quindi notizie di prima mano e ricche di informazioni su un mondo che altrimenti difficilmente potremmo conoscere. Non mancano aneddoti spassosi e un capitolo, il XII, racconta di bambini e non possiamo non intravedere tra le sue pagine, una nota autobiografica. Nel libro racconta anche di una certa ignoranza tra i parlamentari – e non soltanto in merito ad alcune citazioni in latino – e non si risparmia neanche nel descrive alcuni episodi a volte indegni del tempio della politica in cui si svolgevano.
Grazie a lui possiamo conoscere alcuni atteggiamenti di politici che hanno segnato la storia del nostro Parlamento, quindi della nostra vita, quali Giulio Andreotti, Bettino Craxi, Aldo Moro, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti, Nilde Iotti, Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Napolitano, Claudio Martelli, Giovanni Spadolini, Giuliano Amato, Leonardo Sciascia, Massimo D’ Alema, Sandro Pertini ma solo per citarne alcuni e anche di quelli meno noti e meno incidenti nel quotidiano svolgersi della vita parlamentare, della politica italiana.
Si parla di prima e di seconda repubblica, delle innovazioni tecnologiche e la sua tecnica di scrittura frammentaria è propedeutica alla riflessione che occorre fare per capire un mondo che ci appare spesso parallelo e non convergente con l’altrui.
Usi, costumi, linguaggio a volte il tutto in un clima di esilarante realtà che non farebbe pensare di trovarsi di fronte a rappresentanti del Governo ma a vicini di casa molto simili a noi soprattutto nei nostri difetti. Soprannomi, rapporti con i giornalisti accreditati. Si parla di veline che nulla hanno che vedere con quelle di un noto programma televisivo, così come di avvenimenti importantissimi come il rapimento Moro, ad esempio; e si parla anche di commissioni d’inchiesta, di scoop e di querele. Ma in questo variegato rappresentare non poteva di certo mancare Ilona Staller, Cicciolina e la sua prorompente personalità, né poteva essere trascurato il mondo giornalistico con i suoi pregi e i suoi difetti. E a proposito di giornalisti, ci sembra d’obbligo citare gli ultimi righi del libro di Nanni: “…come si deve comportare il giornalista? Secondo me, ci sono pochi dubbi: deve seguire l’etica del dovere. Il giornalista deve fare il suo mestiere: deve dare le notizie, vere, verificate”. E noi non possiamo che essere d’accordo con lui.
Le sue “notizie” ci raccontano di un mondo non ancora dominato dalle tecnologie di ultima generazione ma fatto di fax, teledrin, telescriventi prima ancora che di computer, telefonini e social ma anche di taccuini e appunti presi al volo e proprio in merito a ciò Nanni, nella sua introduzione, dà un consiglio ai giovani giornalisti e non solo, quello cioè, di portare in tasca un taccuino su cui annotare i pensieri, ciò che osservano e che vedono nello scorrere quotidiano del tempo. A tal proposito ci piace citare l’introduzione che Tomasi di Lampedusa fa ai suoi Racconti: “Se tutti scrivessero, se noi avessimo anche le memorie di una cameriera, sarebbe un tesoro prezioso”. Il giornalista scrittore Mario Nanni si rammarica di non avere preso appunti giorno per giorno di tutti gli accadimenti di cui è stato testimone, ma ci dice che ha soltanto fatto riferimento al “magazzino di esperienze e di materiali conservati – non purtroppo in diari giorno per giorno”. Altrimenti, chissà quali altre grandi sorprese ci avrebbe riservato un libro comunque densissimo di nomi, fatti e persone.