Il 2 gennaio 2008 a Milano venne istituito un pedaggio di ingresso in città per alcune categorie di autovetture. Questo sistema restò in vigore fino al 2012 quando, con l’obiettivo di estendere la tassa e introdurre il divieto di circolazione per i veicoli pià inquinanti, venne introdotta la cosiddetta Area C.
Il capoluogo lombardo, con un assetto urbanistico costituito da anelli concentrici, ha nel suo nucleo più interno una cerchia di bastioni che ricalca il tracciato della cinta muraria eretta dai dominatori spagnoli. E’ proprio questa la zona soggetta ad una tariffazione piuttosto cara, la quale, secondo quanto stimato dagli esperti, avrebbe portato circa 30 milioni di euro all’anno alle casse comunali.
Oltre alla questione puramente monetaria, questa e altre misure di ispirazione ecologista hanno portato ad una significativa diminuzione dell’inquinamento urbano. Il calo della percentuale di polveri sottili nell’aria ad esempio, si aggira intorno al 38% in quattro anni e anche le auto immatricolate, secondo il sito dell’Aci (Automobile Club d’Italia), sarebbero 15.000 in meno rispetto a due anni fa.
Milano non è la prima città ad avere adottato una strategia di road pricing: Singapore ha un sistema di pedaggi elettronico, Londra e Stoccolma prevedono entrambe un congestion charge; mentre la Nuova Zelanda, la Svizzera, la Repubblica Slovacca, la Germania, la Repubblica Ceca, l’Austria, oltre che Oregon, New York, Kentucky e New Mexico, applicano delle quote basate sulle distanze percorse e sulla pesantezza dei veicoli.
La volontà quindi, è quella di tagliare il numero di autovetture in città, ma per chi deve raggiungere il centro per lavoro qual è l’alternativa?
La giunta di Palazzo Marino, il Comune di Milano, non ha pensato solo agli incassi: alla tassazione ha affiancato un forte investimento nel trasporto pubblico e ha sostenuto diverse soluzioni di sharing. Le biciclette pubbliche ad esempio sono circa 5 migliaia, con 200 stazioni sparse per la città; viene molto apprezzato anche il car sharing, con più di 300mila iscritti.
Il riassetto urbano realizzato in vista di Expo 2015 inoltre, ha portato alla città anche nuovi parchi: il più esteso è il Verga, con 206 mila metri quadrati di verde realizzati nei pressi di Quarto Oggiaro, uno dei quartieri più problematici della città; il parco Portello invece, disegnato dall’architetto Charles Jencks, è stato costruito sull’omonima area dismessa degli stabilimenti Alfa Romeo, dove ora due colline e un laghetto vanno a creare una vera e propria oasi di pace. Infine, la zona Garibaldi, da decenni riferimento della movida milanese, è stata rinnovata attraverso l’allestimento di numerosi boschi verticali sulle terrazze degli edifici di nuova costruzione.
E da poco è arrivata un’altra novità: lo scooter sharing. Il marchio di riferimento è quello della Piaggio, la storica casa motociclistica fondata nel 1884; i modelli mp3 hanno tre ruote, per garantire maggiore stabilità, e sono rossi fiammanti. A gestire il servizio, come per le 500 in condivisione nel comune e nell’hinterland della città, è Enjoy- Eni. Per noleggiare gli scooter a cilindrata 150, si può utilizzare la stessa applicazione che serve anche per le auto.
L’assessore alla mobilità del Comune di Milano Pierfrancesco Maran si è dimostrato orgoglioso per “il primo servizio al mondo di scooter sharing free floating”.
Insomma il capoluogo meneghino punta ancora una volta sul verde e lo fa nel segno di quella sharing economy che può rappresentare una valida soluzione per contrastare la crisi. Il tema di questa Esposizione Universale -“Nutrire il pianeta, energia per la vita”- viene a prendere forma anche nella quotidianità dei cittadini, creando un modello che potrebbe diventare d’esportazione.