L’emozione che circonda la visita di Papa Francesco negli Usa ha toccato il suo punto più alto a Ground Zero. Nel silenzio. Nell’incontro con i familiari delle vittime delle Torri Gemelle e alcuni colleghi dei pompieri di New York: “Siete stati capaci di mostrare la potente solidarietà dell’aiuto reciproco e dell’amore”. E poi nella preghiera ecumenica con i rappresentanti di 12 religioni che hanno dato voce a cinque meditazioni sulla pace: indù, buddista, sikh, cristiana e musulmana. “Spero che la nostra presenza qui sia un segno potente delle nostre volontà di condividere e riaffermare il desiderio di essere forze di riconciliazione, forze di pace e giustizia in questa comunità e in ogni parte del mondo”.
Il peso delle sue parole, invece, ha ricevuto l’eco maggiore nel Palazzo di Vetro dove si è rivolto tanto ai 193 Paesi che compongono l’Onu tanto a chi non ne fa parte. “Alzo la mia voce” – ha detto – per soluzioni urgenti ed efficaci”. Un richiamo mirato al diritto e soprattutto all’operatività concreta: “Nelle guerre e nei conflitti ci sono persone, nostri fratelli e sorelle, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che piangono, soffrono e muoiono. Esseri umani che diventano materiale di scarto mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni”. Ha quinti chiesto di cambiare le Nazioni Unite, una riforma necessaria dopo 70 anni, per ampliare la platea dei decisori e lavorare meglio alla pace nel mondo: “Nessuno calpesti gli altri sentendosi onnipotente”.
All’Onu, da quarto pontefice (dopo Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e 1995, Benedetto XVI nel 2008) e dove è stata issata per la prima volta la bandiera del Vaticano, ha invocato impegni concreti per combattere la povertà, la “cultura dello scarto” e per difendere l’ecosistema: “Qualsiasi danno all’ambiente è un danno all’umanità”.
Ha parlato di esclusione sociale, ingiustizie e violenze, educazione e famiglia, libertà e diritti, narcotraffico e corruzione, armi e nucleare, conflitti, persecuzioni religiose e culturali. E’ stato interrotto 27 volte dagli applausi.
Se l’Assemblea delle Nazioni Unite deve “progredire verso l’obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni”, l’appello a 360 gradi è a una “severa riflessione” sulle “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere”.
L’obiettivo, visto che la sessione plenaria dell’assemblea è chiamata ad approvare l’Agenda 2030, centrata proprio sulla lotta alla povertà, la crescita sostenibile e la difesa dell’ambiente, sta in quello che Papa Francesco definisce i “pilastri dello sviluppo umano integrale” che si fondano nel diritto alla vita: “La misura e l’indicatore più semplice e adeguato dell’adempimento della nuova Agenda per lo sviluppo sarà l’accesso effettivo, pratico e immeditato, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata e acqua potabile, libertà religiosa e, più in generale, libertà dello spirito ed educazione”.
Nella terza tappa del suo viaggio apostolico, dopo la Casa Bianca e il Congresso e prima di partecipare al Meeting delle famiglie a Philadelphia, il pontefice ha voluto concludere il suo discorso citando il primo Papa che entrò all’Onu: “Vorrei che le mie parole fossero come una continuazione delle parole finali del discorso di Paolo VI, pronunciate quasi esattamente 50 anni or sono, ma di perenne valore”. Diceva Paolo VI: “È l’ora in cui si impone una sosta, un momento di raccoglimento, di ripensamento, quasi di preghiera: ripensare, cioè, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune. Mai come oggi si è reso necessario l’appello alla coscienza morale dell’uomo poiché il pericolo non viene né dal progresso né dalla scienza: questi, se bene usati, potranno anzi risolvere molti dei gravi problemi che assillano l’umanità. Tra le altre cose, senza dubbio, la genialità umana, ben applicata, aiuterà a risolvere le gravi sfide del degrado ecologico e dell’esclusione. Il pericolo vero sta nell’uomo, padrone di sempre più potenti strumenti, atti alla rovina ed alle più alte conquiste!”.