Il più atteso dei discorsi americani di Papa Francesco, la prima volta di un Pontefice davanti al Congresso riunito in sessione plenaria, è terminato con un’ovazione. “God bless America”. Tutti in piedi. In un applauso corale.

Sarà difficilmente ripetibile questa unità, a un anno dalle elezioni presidenziali con i candidati alle Primarie che sono già fortemente divisi su temi come il cambiamento climatico, l’immigrazione, la riforma sanitaria. E avranno un peso fortissimo le parole pronunciate dal Papa contro la pena di morte, il commercio delle armi, i “silenzi colpevoli”.

Ma il Pontefice a tutti ha chiesto “di essere al servizio del dialogo” auspicando particolare attenzione contro “ogni forma di fondamentalismo, tanto religioso come di ogni altro genere. È necessario un delicato equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di un’ideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali”. 

Occorre, ha detto ancora, “andare avanti insieme, come uno solo, in uno spirito rinnovato di fraternità e di solidarietà, collaborando generosamente per il bene comune. Le sfide che oggi affrontiamo, richiedono un rinnovamento di questo spirito di collaborazione, che ha procurato tanto bene nella storia degli Stati Uniti”.

Di qui l’appello rivolto ai membri del Congresso, “Qualsiasi attività politica deve servire e promuovere il bene della persona umana ed essere basata sul rispetto per la dignità di ciascuno”, e l’invito a ricordare il senso della democrazia e della politica: “Politica è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale. Non sottovaluto le difficoltà che questo comporta, ma vi incoraggio in questo sforzo”.

Allo stesso modo ha chiesto un impegno per la “cultura della cura” del pianeta e per tutelare il cuore della società: “il matrimonio e la famiglia”.

Il suo discorso, ripetutamente scandito dagli applausi, ha toccato quindi i temi della libertà, dei diritti umani e della responsabilità personale.

Accanto alle citazioni di Abraham Lincoln, Martin Luther King, della giornalista e attivista anarchica Dorothy Day, fondatrice del Movimento lavoratori cattolici, e dello scrittore e religioso Thomas Merton, grande sostenitore del dialogo, ha richiamato la buona volontà, l’impegno e la responsabilità. “Sono molto grato per il vostro invito a rivolgermi a questa assemblea plenaria del Congresso nella ‘Terra dei liberi e Casa dei valorosi’. Mi piace pensare che la ragione di ciò sia il fatto che io pure sono un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità. Ogni figlio o figlia di una determinata nazione ha una missione, una responsabilità personale e sociale”.

E nell’America che ancora oggi è “terra dei sogni che conducono all’azione, alla partecipazione, all’impegno”, Papa Francesco è tornato sul tema dell’immigrazione che aveva già toccato nell’incontro con il presidente Obama alla Casa Bianca.

Se “Il nostro mondo sta fronteggiando una crisi di rifugiati di proporzioni tali che non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale” e “Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà”, se “Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati”, ebbene, c’è solo una cosa da fare.

Papa Francesco la chiama la “regola d’Oro” citando il Vangelo di Matteo: “Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te”.

Il Nuovo Testamento, dice “il Papa della Speranza” come lo ha chiamato Obama, trovi cioè una declinazione nel mondo contemporaneo: “Trattiamo gli altri con la medesima passione e compassione con cui vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse possibilità che cerchiamo per noi stessi. Aiutiamo gli altri a crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità. La misura che usiamo per gli altri sarà la misura che il tempo userà per noi”.


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