Pamparato, comune piemontese nella provincia di Cuneo con 352 abitanti.
A 816 metri sul livello del mare, fu sede di un insediamento romano anche se la prima notizia sicura è del 10 settembre 911, data di un documento in cui Ludovico III del Sacro Romano Impero, donò alcune terre limitrofe al comune di Asti e nel quale Pamparato viene menzionato per indicarne i confini. Di quest’epoca rimane un ponte (oggi noto come ponte di Santa Lucia) così come il toponimo, che deriva dal latino “panis paratus”: pane pronto. Probabilmente il nome era legato alla produttività e fertilità del terreno, che rendeva particolarmente facile la produzione alimentare.
Una leggenda lega invece il nome all’epoca delle incursioni saracene. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane che stava mangiando una pagnotta di pane condito. Credendo che le scorte dei cittadini fossero ancora abbondanti lasciarono il villaggio. Per questo sullo stemma di Pamparato c’è un cane con il motto “Habent panem paratum” (cioè qui “hanno pane condito” che scoraggiò gli assedianti) e una colomba bianca con un ramoscello di ulivo nel becco, simbolo della pace e della libertà riconquistate.
Il Comune ha ricevuto la medaglia d’argento al valor civile per la Resistenza contro le truppe tedesche e fasciste e per aver aiutato i partigiani nascosti nelle vallate, durante la Seconda Guerra Mondiale, motivo per cui subirono feroci rappresaglie.
Quadri, comune abruzzese di 943 abitanti della provincia di Chieti.
Per estensione è il più piccolo nella valle del Sangro. Fu fondato tra il X e XI secolo dai monaci benedettini che vivevano nel vicino monastero della Badia di Santa Maria dei Quatri o de Quatris, costruito sui resti di un antico tempio sannita. Quadri deriva dalla parola “quadre” ovvero appezzamenti di terreno di forma quadrangolare che venivano dati in colonia ai contadini del posto. Ancora oggi il paese ha una forma quadrangolare.
L’abitato fu costruito intorno al Castello dei Quatri, un rudere ormai in stato di abbandono (è visibile solamente un’ala del castello cioè un muraglione costruito in pietra calcarea e ciottoli di fiume, che corrisponde al piano nobile dell’edificio), per difenderlo dalle continue scorribande dei saraceni. Attualmente, ad “invaderlo” pacificamente, ci sono i turisti enogastronomici attratti a fine estate dalla fiera mercato dedicata al pregiato tartufo bianco Tuber Magnatum Pico, specialità locale che sta rilanciando l’economia e soprattutto frenando lo spopolamento.
Durante l’ultimo conflitto mondiale il paese, che faceva parte della “Linea Gustav” (la fortificazione che separava a nord i tedeschi, a sud gli Alleati), è stato raso al suolo dalle truppe tedesche ed è stato quasi interamente ricostruito dalla popolazione che però, subito dopo, è stata costretta ad emigrare verso i paesi del nord Europa e in America in cerca di lavoro.
Racalmuto, comune siciliano nella provincia di Agrigento con 8.966 abitanti.
Diede i natali a Leonardo Sciascia, uno dei maestri della letteratura italiana del Novecento, che lo definì il Paese della Ragione. Oggi le sue opere sono conservate in una Fondazione che funziona da laboratorio culturale e una statua in bronzo lo ricorda mentre cammina tra la gente. Il toponimo deriva probabilmente dall’arabo Rahal Maut, “villaggio diroccato”, perchè sorgeva sopra le rovine di un altro paese, forse di origine sicula o ex colonia agrigentina oppure, secondo altre fonti, “villaggio morto” perchè al loro arrivo trovarono la popolazione decimata dalla peste.
Fu rifondato dagli arabi che si dedicarono all’agricoltura in una vallata fertile e difesa da un castello, poi espugnato nel 1038 dai Bizantini e, nel 1087, dai Normanni. Nel XIII secolo passò agli Aragonesi e nel 1355, una pestilenza decimò la popolazione. Nel 1503 ebbe inizio una tradizione mariana che continua ancora con la Madonna del Monte.
Nel XVI secolo Racalmuto si arricchì di conventi, monasteri, chiese, collegi e un ospedale. Nel 1700 la decadenza fu evidente ma la fondazione del gioiello neoclassico del Teatro Regina Margherita, fra il 1870 e il 1880, manifestò la rinascita e la ricchezza di alcune famiglie dovuta allo sfruttamento delle locali miniere di zolfo. Nel secolo scorso divenne un importante centro minerario ed ebbe incremento anche l’industria del sale.