Dopo un giro in gondola sul Canal Grande a Venezia, un pomeriggio di shopping in via Monte Napoleone a Milano, una visita ai celebri Musei Vaticani a Roma, cosa manca per poter dire “sono stato in Italia”? Già, perchè il turista amante del Belpaese non è solo affamato di spaghetti alla bolognese, ma sa che tra le bellezze italiane si nascondono scrigni di bellezza. Tra le tante alternative possibili va segnalata Padova, una cittadina tutta cultura e arte, famosa per essere uno dei più antichi tra i centri culturali dello stivale e per aver dato i natali a illustri personaggi che hanno cambiato la storia della penisola e, perchè no, hanno saputo influenzare le sorti della cultura mondiale.
Immersa nella Pianura Padana, situata ai piedi dei Colli Euganei, Padova è la meta perfetta per chi desidera immergersi in un viaggio alla scoperta della cultura e dei grandi nomi: da Galileo a Copernico, da Giotto a San Antonio, chiunque passi per l’Italia non può non voler fare una visita a quell’Università che è stata lo studio dei cervelli che hanno segnato lo sviluppo della scienza, o alla Basilica del Santo, meta di pellegrini provenienti da ogni dove per scoprire Antonio, il francescano portoghese, le cui reliquie sono gelosamente conservate all’interno dell’imponente Chiesa. O ancora, la Cappella degli Scovegni, magistralmente affrescata dal genio di Giotto tra il 1303 e il 1305.
Tanti nomi, una moltitudine di storie, ognuna delle quali ha apportato un tassello al grande mosaico della cultura mondiale.
Ma c’è una storia, che troppo spesso viene dimenticata: non si tratta di un grande uomo di scienza né di un famoso ecclesiastico, bensì di Elena Cornaro, la prima donna al mondo decorata con l’alloro. Per chi ignorasse quest’usanza italiana, decorare il capo con una corona di alloro è una tradizione che da sempre si usa negli atenei per designare un nuovo “dottore”, un laureato: quella che leggerete è dunque la storia della prima donna laureata al mondo.
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, indicata anche come Elena Lucrezia Corner, si laureò a Padova nel 1678 in filosofia, ma badate bene, non senza difficoltà: infatti, per quanto avanguardista e aperto fosse l’ateneo patavino (all’epoca chiamato Studio di Padova), Elena era pur sempre una donna, e come tale, l’accesso al sapere le era stato drasticamente limitato dalle istituzioni.
Sfidando i dogmi dell’epoca, il padre, nobile patrizio molto vicino al doge, notando il dono di Elena, decise di assicurare alla figlia la migliore istruzione possibile, nonostante lei stessa non fosse interessata ad ostentare il proprio sapere. Dopo aver preso i voti come oblata benedettina, continuando comunque a vivere in casa e potendo così proseguire i suoi studi di filosofia, teologia, greco, latino, ebraico e spagnolo, Elena decise di far domanda per ottenere il titolo di dottoressa in teologia.
Rimanendo impressionati dalle sue conoscenze eccezionali, i riformatori (coloro che oggi chiameremmo “rettori”) Angelo Correr, Battista Nani e Leonardo Pesaro non valutarono nemmeno l’ipotesi di rifiutare la richiesta, e avviarono le pratiche per la discussione della tesi di laurea. A opporsi fu il vescovo di Padova e cardinale Gregorio Barbarigo, con la motivazione che fu San Paolo, nei suoi scritti, a dichiarare la donna incapace di trasmettere la parola di Dio. La diatriba che iniziò allora tra il potere temporale e spirituale si risolse con la concessione alla giovane, ormai trentaduenne, del titolo di laurea in filosofia.
Una storia che si conclude quindi con una vittoria a metà: il padre di Elena avevasfidato le autorità con le sue ambizioni, e i poteri gli fecero pagare amarmente questa spavalderia. Infatti, alla luce della morte preoce della figlia, deceduta per le deboli condizioni di salute solo alcuni anni dopo la laurea, le pressanti richieste del padre di erigere un monumento in suo onore furono avvallate per dare un contentino temporaneo alla famiglia della giovane: neanche 40 anni dopo verrà smantellato. Quando anche l’ultimo dei suoi sei fratelli fu scomparso, la memoria di Elena fu eclissata: l’Università si dimenticò di lei.
Ad oggi, si può trovare una sua statua (recuperata da una nobile veneziana dal mausoleo a Elena dedicato, ubicato della navata della Basilica del Santo ma presto smantellato) ai piedi delle scale del palazzo del Bo, la sede dell’Università, ma a parte questo dettaglio la città sembra essersi dimenticata che qui un tempo una giovane donna, la prima al mondo, ottenne il riconoscimento accademico più alto mai conseguito fino ad allora. Ancora oggi nessuna strada a suo nome, nel Padovano, nessun’aula universitaria a lei titolata.
Tuttavia furono molte le donne che scelsero atenei italiani e che passarono alla storia: Anna Kuliscioff, Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Ernestina Paper e molte altre sono i nomi che lasciano impronte “rosa” nei corridoio degli atenei italiani.
Se deciderete dunque di passare per Padova, segnate sulla cartina il leggendario Palazzo del Bo, la cui storia inizia nel 1222: i padovani allora non lo sapevano, ma quello avrebbe dato i natali a decine di geni nei secoli a venire. E soprattutto non scordate di passare a dare un saluto a Elena Lucrezia: la trovete ai piedi dell’imponente scalinata, in attesa di accogliere il visitatore per raccontargli la sua storia dimenticata.