Saffron flowers (Photo: Dariya Maksimova/Dreamstime)

My grandmother used to say that saffron was more precious than gold, and she did have a point, as it had been for centuries one of the most costly spices.

The word saffron, or “zafferano” as we say in Italian, comes from the Arabic za’feran or, possibly, from the Persian sahafaran, which gave the Latin safranum. The Persian root “asfar” means “yellow,” which is the color this fragrant spice gives to all that it touches.

Saffron comes from crocus sativus, a plant that originated in Crete. As a spice – and a dye! – saffron has been known since Antiquity: indeed, it is even mentioned in the Bible’s Song of Songs, where it is counted among the most special of all herbs. Saffron flowers appear in the frescoes at Knossos and it is mentioned by the ancient Egyptians in their Papyrus of Ebers. More than a spice, as you can see, saffron is a piece of history.

In Rome, saffron was used to make cosmetics and also as a fabric dye, as well as an ingredient in the kitchen. In the Middle Ages, it became rarer and more expensive, perhaps because it wasn’t cultivated in loco and, with the end of the Empire, there was no longer easy access to it. However, medieval monks rediscovered it and began growing it again, especially in Abruzzo, Tuscany, Umbria, Sicily and Sardinia, where it’s still cultivated today.

In recent decades especially, Italian saffron has become a symbol of our Made in Italy, because many young entrepreneurs who wanted to invest in agriculture and the land, perhaps taking a leaf off their great-grandparents’ old ways of living, picked it as their crop of choice.

It is to one such venture, Piedmont’s Safranum, that we want to look at today. It all started in 2011, when Roberto Lembo bought land in the hills around Monforte d’Alba, in the Cuneo province, a town mostly known for its ties with wine and viticulture. We’re, here, at the very heart of the Langhe, an area awarded in recent years with UNESCO World Heritage status. It was a life-changing moment for Lembo. He realized how his longing to live in closer contact with nature while taking a step back from the stress of modern life could also become an interesting business venture.

Easier said than done, though, because his property was too large to be a family orchard but too small for the intensive cultivation of Langhe’s traditional crops. Piedmont is close to France, so it’s not so surprising that the solution came from a Frenchman Lembo met sometime later, and who told him everything about his new venture: growing saffron.

Roberto thought over it and discussed it with a friend, Dario Dutto: they looked at one another and the decision was easily made, they were going to become saffron producers. And so, in 2013, after two years of research about saffron and the territory where they wanted to grow it, Safranum was born.

Saffron flowers and stems (Photo: Duccio Co/Dreamstime)

Thanks to the precious micro-climate of Langhe and, we like to think, because of the care and love Roberto, Dario and their collaborators put into it, Safranum produces today some of the highest quality Italian saffron out there, but there is more. Because Safranum doesn’t only offer saffron, but also a series of handmade products like chocolates, cookies, grappa and liqueurs, all with a special addition: zafferano. All great products, although the one that probably attracts more people is the saffron hazelnut and cocoa spread: basically, an artisanal version of a super-famous Italian chocolate spread, with a saffron twist.

What strikes about Safranum is how its history and mission hold within some of the most iconic elements of our Made in Italy: a wholesome vision created with someone close (a friend, in this case), dedication, respect for nature and the territory, hard work and, of course, creativity.

Mia nonna diceva che lo zafferano era più prezioso dell’oro, e non aveva tutti i torti, essendo stato per secoli una delle spezie più costose.

La parola saffron o “zafferano” come si dice in italiano, deriva dall’arabo za’feran o, forse, dal persiano sahafaran, da cui il latino safranum. La radice persiana “asfar” significa “giallo”, che è il colore che questa spezia profumata conferisce a tutto ciò che tocca.

Lo zafferano deriva dal crocus sativus, una pianta originaria di Creta. Come spezia – e come colorante! – lo zafferano è conosciuto fin dall’antichità: è persino citato nel Cantico dei Cantici della Bibbia, dove è annoverato tra le erbe più speciali. I fiori di zafferano compaiono negli affreschi di Cnosso ed è menzionato dagli antichi Egizi nel loro Papiro di Ebers. Più che una spezia, come si vede, lo zafferano è un pezzo di storia.

A Roma, lo zafferano veniva utilizzato per la produzione di cosmetici e come colorante per tessuti, oltre che come ingrediente in cucina. Nel Medioevo divenne più raro e costoso, forse perché non veniva coltivato in loco e, con la fine dell’Impero, non era più facile accedervi. Tuttavia, i monaci medievali lo riscoprirono e ricominciarono a coltivarlo, soprattutto in Abruzzo, Toscana, Umbria, Sicilia e Sardegna, dove viene coltivato ancora oggi.

Soprattutto negli ultimi decenni, lo zafferano italiano è diventato un simbolo del nostro Made in Italy, perché molti giovani imprenditori che hanno voluto investire nell’agricoltura e nella terra, forse prendendo spunto dai vecchi modi di vivere dei loro bisnonni, lo hanno scelto come coltura d’elezione.

È a una di queste imprese, la piemontese Safranum, che vogliamo guardare oggi. Tutto è iniziato nel 2011, quando Roberto Lembo ha acquistato un terreno sulle colline di Monforte d’Alba, in provincia di Cuneo, città nota soprattutto per il suo legame con il vino e la viticoltura. Siamo nel cuore delle Langhe, un’area che negli ultimi anni è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. È stato un momento che ha cambiato la vita di Lembo. Si è reso conto di come il suo desiderio di vivere a più stretto contatto con la natura, facendo un passo indietro rispetto allo stress della vita moderna, potesse diventare anche un’interessante iniziativa imprenditoriale.

Più facile a dirsi che a farsi, però, perché la sua proprietà era troppo grande per essere un frutteto familiare, ma troppo piccola per la coltivazione intensiva delle colture tradizionali delle Langhe. Il Piemonte è vicino alla Francia, quindi non sorprende che la soluzione sia arrivata da un francese che Lembo incontrò qualche tempo dopo e che gli raccontò tutto sulla sua nuova impresa: la coltivazione dello zafferano.

Roberto ci pensò su e ne parlò con un amico, Dario Dutto: si guardarono e la decisione fu facile: sarebbero diventati produttori di zafferano. E così, nel 2013, dopo due anni di ricerche sullo zafferano e sul territorio in cui volevano coltivarlo, è nata Safranum.

Grazie al prezioso microclima delle Langhe e, ci piace pensare, grazie alla cura e all’amore che Roberto, Dario e i loro collaboratori ci mettono, Safranum produce oggi uno zafferano italiano tra i più pregiati in circolazione, ma non solo. Perché Safranum non offre solo zafferano, ma anche una serie di prodotti artigianali come cioccolatini, biscotti, grappe e liquori, tutti con un’aggiunta speciale: lo zafferano. Tutti ottimi prodotti, anche se quello che probabilmente attira più persone è la crema spalmabile allo zafferano e nocciole: in pratica, una versione artigianale della famosissima crema spalmabile al cioccolato italiana, con un tocco di zafferano.

Ciò che colpisce di Safranum è come la sua storia e la sua missione racchiudano alcuni degli elementi più iconici del nostro Made in Italy: una visione sana creata con una persona cara (un amico, in questo caso), dedizione, rispetto per la natura e il territorio, duro lavoro e, naturalmente, creatività.

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