Non si può lasciare il Salento senza aver visitato Oria, deliziosa cittadina pugliese in provincia di Brindisi.
Situata in territorio collinare al confine con la Murgia, è stato un importante centro messapico e successivamente romano, oltre ad essere nota nel Medioevo per la sua comunità ebraica. 
 
Il castello di Oria è uno dei castelli più belli di Puglia. 
Posto sulla cima del colle più alto di Oria, è in un punto strategico tra le province di Brindisi e Taranto, facilmente raggiungibile dalla strada statale 7, l’antica Via Appia, a soli trenta chilometri dall’aeroporto del Grande Salento. 
 La cattedrale di Oria dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo

 La cattedrale di Oria dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo

Costruito nel XIII secolo per volere dell’imperatore Federico II, che secondo le cronache qui festeggiò le sue nozze con Jolanda di Brienne, l’imponente maniero mantiene il fascino di tutti gli avvicendamenti avvenuti nel corso degli ultimi otto secoli di storia. 
 
La famiglia Romanin – Caliandro, fautrice della rinascita di questo bene monumentale, ha acquistato il castello nel 2007: lavori di consolidamento statico ed un restauro conservativo, svolti completamente a proprie spese e durati tre anni, ne hanno riportato in luce bellezza e pregio. 
 
Le massicce mura di cinta, dominate da tre imponenti torri, testimonianza della passata funzione difensiva, chiudono l’immensa piazza d’armi, che è apertissima alla conoscenza dei visitatori e può ospitare sino a 5000 persone. All’interno ogni dettaglio è stato curato nel rispetto delle architetture e gli arredi esaltano il fasto e l’atmosfera della storica residenza. L’armonioso connubio tra gli ambienti d’epoca e i più moderni comfort caratterizza le sale nobili.
 
Il castello di Oria propone al pubblico la visita delle torri e delle mura merlate: una passeggiata che apre gli occhi e lo spirito. Il panorama che circonda il castello di Oria ha in sé la sintesi della Puglia e del Salento: i centri storici scrigni di bellezze, le fertili campagne rivestite di uliveti e vigneti, trapuntate da borghi, paesi e masserie, le dolci colline incastonate tra due mari, Jonio e Adriatico. 
 
Pur essendo il castello attualmente sotto sequestro per una vicenda giudiziaria, il Giudice ha concesso la visita guidata a gruppi grazie a Legambiente (mail a gigliola.palazzo@gmail.com).
 
La cattedrale di Oria è meritevole di visita: dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo, dopo il terremoto del 20 febbraio 1743, l’originaria facciata romanica, ritenuta pericolante, fu fatta abbatere dal Vescovo di Oria nel 1750. Dal punto di vista architettonico si osserva il tempio a croce latina, con tre navate in stile barocco.
 
All’esterno la torre campanaria e la cupola resa unica dal rivestimento in mattonelle policrome. La cattedrale fu elevata a Basilica Minore nel 1992 per volere del Papa Giovanni Paolo II. Tra le opere interne si noti  la “Cripta delle Mummie”, dove sono conservati i corpi mummificati di confratelli di varie epoche.
 
La fortuna di Oria, tra VII e X secolo è dovuta soprattutto alla sua potente e sapiente comunità ebraica, tra le più illustri e prestigiose d’Europa. La città ha fornito innumerevoli filosofi, poeti e medici. I maestri ebrei oritani si distinsero nello studio dei midrashim e della Torah ed attraverso la loro elaborazione dottrinale, furono precursori degli studi cabalistici. 
 
La comunità di Oria nel X secolo si estingue rimanendo fedele alla scuola del Talmud palestinese. Della influente comunità ebraica oritana, resta testimonianza solo il Rione Giudea e la Porta degli Ebrei. La maggior parte degli ebrei furono comunque uccisi in un assedio o fatti schiavi e deportati in Sicilia e in Tunisia. Nota anche come Porta Taranto, poiché da qui ci si dirigeva verso la città ionica, la Porta degli Ebrei è uno dei tre accessi della città. La porta, che conduce alla giudecca della comunità ebraica di Oria, dà accesso ad un quartiere medievale tortuoso, caratterizzato da piccole case, botteghe, balconcini nascosti. 
 
Alle spalle della porta degli Ebrei, posta in piazza Shabbetai Donnolo,  nome di un importante medico cui è oggi intitolato l’ospedale di Tel Aviv, secondo alcuni, si sviluppava la fiorente comunità ebraica. Al centro della volta si vede uno scudo araldico in pietra il cui stemma non è più visibile, ai lati due stemmi più piccoli raffiguranti gli emblemi della città.
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