Piazza Duomo in Milan, one of the most famous places in the North (Photo: Birute Vijeikiene/Dreamstime)

Stereotypes are hard to die and they are more complex than we may think. Because if it’s very easy to dismiss them as superficial nonsense, sometimes they do hold a grain of truth, under all that silly fluff. 

I don’t think there is anything in my country as stereotyped as the apparently conflictual relationship between North and South, and between Northerners and Southerners: the North is better organized, the South more approximate; the North has no good food and the South has all the good stuff. Northerners are boring and obsessed with work, Southerners love fun but they are lazier. The North is modern and European, but the South has all the cool cultural stuff. 

See, in one simple paragraph, I condensed some of the most common misconceptions and stereotypical views even we Italians have about ourselves. Yes, ourselves, because let’s make one thing clear before I even start with the fun stuff: we are one people and there isn’t any doubt about it. Look at it this way: it’s like with family. There are always differences, but blood isn’t water. 

In any case, let’s take a closer look at some of our “differences” and find out if they are real or not… We could begin, in fact, with something we all celebrate this month, Christmas. Now, legends say that in the North, Christmas is the 25th and then it’s all back to normal, while in the South people make a much bigger deal of it, indulging in gargantuan meals and family conviviality from the 24th to the 26th and, while they are at it, throwing in also a snack or even a dinner to finish off leftovers on the 27th. Well, that’s not entirely true. Yes: in the South, the evening of the 24th is already a family food bonanza, and that’s not quite the same in the North where, however, it is pretty common to go out to eat with friends, especially if midnight mass is on the books. Pizza first, worship later. But when it comes to Christmas day, St Stephen’s day and even the days after that, I can guarantee there is very little difference. First of all, one must honor every side of the family: so it’s Christmas lunch at grandma’s and Christmas dinner at your brother’s. Then, on the 26th, it may be your turn to host. 

Then, there is the whole “Southerners are louder” thing. As a Northern Italian who lived abroad for a good chunk of her life, I came to a conclusion, mostly based on direct evidence: being loud isn’t about where you were born, it’s genetic. Both Northerners and Southerners know well when to keep it down and how to talk as gently and elegantly as a member of the British royal family. But if we gather and we are more than three, then we lose volume control, especially when we speak about food. Turin, Naples, Ferrara, Bari, Firenze, Palermo: it doesn’t matter where we come from, if you put us together, we get loud. To be fair, it may be a Mediterranean thing, because Spaniards are often accused of the same behavior: in fact, volume tends to reach glass-breaking levels if you put Italians and Spaniards together on a night out. I know it well because I had loads of Spanish friends when I lived abroad. 

Enjoying life outside a trullo, in Puglia (Photo: Joaquin Corbalan/Dreamstime)

One of the most offensive stereotypes about our South, one that is often perpetrated in small talks and even by some of our politicians, is that people south of Rome don’t like working, or, to say it with an Italian expression, they are furbetti, or cunning when it comes to doing as little as possible. This is just, quite simply, not true and first-generation Italian migrants to the US – your very own grandparents and great-grandparents – bear witness to it: how hard did they work to achieve what they did in their new home? Exactly. And the same can be said of those who remained in Italy: some of the North’s most important industries, including the textile in Lombardia and Veneto and, notably, the automotive in Piemonte and Lombardia, became what they are today during the second post-war period largely thanks to the southern workforce. And today is the same. There are just people with good work ethics and people with no work ethics: full stop. But that doesn’t depend on where they were born. 

The truth is that the South does have a major unemployment problem, which is not the result of people not wanting to work, but rather, of decades and decades of bad investments and governmental policies. But that’s a story for another time. 

And what about the idea that Southerners are better fun than Northerners? Well…perhaps there is a tiny bit of truth in that. I am a Northerner in her early forties and I must admit that, if I want to have a proper night out, it’s my Sicilian friends I call. People from the South have a lightheartedness many of us Northerners lose once we settle down. And it’s a pity because it’s not written anywhere that when you “grow up” you can’t, every once in a while, let go a little and pretend you have no worries in the world. 

So, are we really that different, we Italians from the North and the South? I don’t think so. Some of us are like siblings, others like distant cousins but, in the end, we all come from the same large, noisy, big-hearted family. 

Gli stereotipi sono duri a morire e sono più complessi di quanto si possa pensare. Perché se è molto facile liquidarli come sciocchezze, a volte contengono un fondo di verità, sotto tutte quelle dicerie superficiali.

Non credo che nel mio Paese ci sia qualcosa di così stereotipato come il rapporto apparentemente conflittuale tra Nord e Sud, e tra settentrionali e meridionali: il Nord è meglio organizzato, il Sud più approssimativo; il Nord non ha cibo buono e il Sud ha tutte le cose buone. I settentrionali sono noiosi e ossessionati dal lavoro, i meridionali amano il divertimento ma sono più pigri. Il Nord è moderno ed europeo, ma il Sud ha tutte le cose culturali più interessanti.

Ecco, in un semplice paragrafo ho condensato alcune delle idee sbagliate e degli stereotipi più comuni che anche noi italiani abbiamo su noi stessi. Sì, noi stessi, perché mettiamo in chiaro una cosa prima ancora di iniziare con le cose divertenti: siamo un unico popolo e su questo non c’è alcun dubbio. Vedetela così: è come in famiglia. Ci sono sempre differenze, ma il sangue non è acqua.

In ogni caso, diamo un’occhiata più da vicino ad alcune delle nostre “differenze” e scopriamo se sono reali o meno… Potremmo iniziare, infatti, con qualcosa che tutti celebriamo questo mese, il Natale. Ora, le leggende dicono che al Nord il Natale è il 25 e poi tutto torna alla normalità, mentre al Sud la gente ne fa un evento molto più grande, concedendosi pasti giganteschi e convivialità familiare dal 24 al 26 e, già che c’è, buttando giù anche una merenda o addirittura una cena per finire gli avanzi il 27. Beh, questo non è del tutto vero. Sì, al Sud la sera del 24 è già un’abbuffata di cibo per tutta la famiglia, mentre non succede lo stesso al Nord dove, invece, è piuttosto comune andare a mangiare fuori con gli amici, soprattutto se è in programma la Messa di mezzanotte. Prima la pizza, poi il culto. Ma quando si tratta del giorno di Natale, di Santo Stefano e anche dei giorni successivi, posso garantire che la differenza è minima. Prima di tutto, bisogna onorare ogni parte della famiglia: quindi pranzo di Natale dalla nonna e cena di Natale da tuo fratello. Poi, il 26, potrebbe essere il vostro turno di ospitare.

C’è poi la questione delSud è più rumoroso. Da italiana del Nord che ha vissuto all’estero per buona parte della sua vita, sono giunta a una conclusione, per lo più basata su prove dirette: essere rumorosi non dipende dal luogo di nascita, ma dalla genetica. Sia i settentrionali che i meridionali sanno bene quando abbassare la voce e come parlare con la stessa delicatezza ed eleganza di un membro della famiglia reale britannica. Ma se ci riuniamo e siamo più di tre, allora perdiamo il controllo del volume, soprattutto quando parliamo di cibo. Torino, Napoli, Ferrara, Bari, Firenze, Palermo: non importa da dove veniamo, se ci mettete insieme, diventiamo rumorosi. A dire il vero, forse è una cosa mediterranea, perché gli spagnoli sono spesso accusati dello stesso comportamento: in effetti, il volume tende a raggiungere livelli da rottura dei vetri se si mettono insieme italiani e spagnoli in una serata. Lo so bene perché ho avuto molti amici spagnoli quando vivevo all’estero.

Uno degli stereotipi più offensivi sul nostro Sud, spesso perpetrato nelle chiacchiere e persino da alcuni nostri politici, è che la gente a sud di Roma non ama lavorare o, per dirla con un’espressione italiana, sono dei furbetti, ovvero fanno i furbi quando si tratta di fare il meno possibile. Questo, semplicemente, non è vero e gli immigrati italiani di prima generazione negli Stati Uniti – i vostri stessi nonni e bisnonni – lo testimoniano: quanto hanno lavorato per ottenere ciò che hanno guadagnato nella loro nuova patria? Esattamente. E lo stesso si può dire di coloro che sono rimasti in Italia: alcune delle più importanti industrie del Nord, tra cui il tessile in Lombardia e Veneto e, in particolare, l’automotive in Piemonte e Lombardia, sono diventate ciò che sono oggi nel secondo dopoguerra grazie soprattutto alla forza lavoro meridionale. E oggi è lo stesso. Ci sono persone con una buona etica del lavoro e persone senza etica del lavoro: punto e basta. Ma questo non dipende dal luogo in cui sono nate.

La verità è che il Sud ha un grosso problema di disoccupazione, che non è il risultato di persone che non vogliono lavorare, ma piuttosto di decenni e decenni di investimenti e politiche governative sbagliate. Ma questa è storia per un’altra volta.

E che dire dell’idea che i meridionali siano più divertenti dei settentrionali? Beh… forse c’è un pizzico di verità in questo. Io sono una settentrionale sulla quarantina e devo ammettere che, se voglio passare una serata come si deve, chiamo i miei amici siciliani. La gente del Sud ha una spensieratezza che molti di noi settentrionali perdono una volta sistemati. Ed è un peccato perché non è scritto da nessuna parte che quando si “cresce” non si possa, ogni tanto, lasciarsi andare un po’ e fingere di non avere alcuna preoccupazione al mondo.

Allora, siamo davvero così diversi, noi italiani del Nord e del Sud? Non credo. Alcuni di noi sono come fratelli, altri come lontani cugini ma, alla fine, proveniamo tutti dalla stessa, rumorosa, grande famiglia.


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