Not many are familiar with the name Norba, and the history behind it.
Once upon a time, Norba was a flourishing, wealthy Latin town, some 30 miles south of Rome, perched on the Lepini Mountains. Its origins, much like those of its larger neighbor, were steeped in myth: according to some, it was founded by the Cyclopes, giants with a single eye of Homeric memory, who built the polygonal defensive walls that surrounded it. These majestic limestone blocks managed to survive wars and earthquakes and stood well into the modern era when, during the times of malaria, valley people would seek refuge high up in the hills, often within the old walls of Norba. Another legend says it was Hercules who founded it and another still associates its creation to Aeneas and his people, who had traveled to Latium after the fall of Troy.
Historically, Norba’s origins date back to the 7th century BC, when it was part of the Alban confederation and, by the 5th century BC, a thriving Latin community inhabited it. Norba could defend itself well from enemies, thanks to its favorable position, which enabled views all over the surrounding valleys: indeed, its ancient watchtowers are among the archaeological attractions of the area still today. But taking Norba was difficult also for another reason: the town only had one main gate, which was used to access it and to leave it, and it was constantly guarded. Between its strategic position, its cyclopic walls, and the single entrance, Norba was, quite literally, near inexpugnable.
Its people were fiery and proud and they never took well Rome’s interest in their town. In an attempt to protect themselves from attacks, they eventually joined the Latin League, a group created by local tribes with the aim of providing security to the area: read, to be ready and fight Rome. And that eventually happened at the beginning of the 5th century, when the Caput Mundi -which, back then, wasn’t yet that famous nor invincible – conquered the city, making it a Roman province. For a number of centuries, the relationship between Norba and Rome wasn’t troubled, but difficult times were to come. When the civil war between Sulla and Marius began, Norba sided with the latter, who had been trying to stop the former from reinstating a dictatorship. Unfortunately, Sulla won, Norba was considered a traitor of glorious Rome and, for this reason, a nefarious, tragic destiny had been decided for the city and for its people: destruction.
Roman troops guided by Lepidus were already on their way when the proud people of Norba decided they would have rather destroyed their homes themselves and die, rather than be killed by Silla’s envoys. And this is exactly what they did: the people of Norba set their town on fire and then killed one another, in one last act of defiance against a ruler they did not choose nor approve of.
It was between the years 80 and 81 BC, that the life and history of Norba ended, at least for the following seven centuries, as traces of a new settlement are recorded in documents dating 771 AD when Byzantine emperor Constantine V Copronymus donated Pope Zacharias the lands of Norba. Around the year 1000, always under papal rule, Norba reached a new apogee of wealth, and became a bishopric. After that, however, people began leaving it for nearby Vicolo (modern Norma) possibly because it offered better protection from Arab attacks. Around the 12th century, Norba became a ghost town and it was never to be inhabited again.
Today, Norba enjoys popularity among history and archaeology lovers. Not far from Norma town centre, the gates and walls of ancient Norba still stand, in all their majesty. Gates: didn’t we write there was only one? Yes, there was one main gate, the Porta Maggiore, and some really small one, which were easily protected and never represented a risk: their vestiges, albeit not in conditions as good as those of the Porta Maggiore, are still visible today. Still extant are also Norba’s two acropoleis, a larger one, known as major, and a smaller one, known as minor which, however, represents the most ancient core of Norba’s urban development. Between the two, archaeologists discovered a structure they named castello delle acque, or the “castle of waters,” perhaps a very early example of thermal baths. Just beside the acropolis major, the remains of Norba’s forum can still be seen. Iconic are also Norba’s four temples, dedicated to Juno, Diana, and two unknown deities. Today, only their foundations remain.
But, archaeology and history aside, perhaps what truly strikes and attracts in Norba is the legendary end of existence, the way its people decided to put an end to centuries of culture, heritage and community life, only not to be subdued by the enemy. Because if it’s true that Norba raised from its ashes, at least for a short while, in the early Middle Ages, nothing quite compared to the glorious courage and determination of the Latin people who refused to succumb to the city the gods had blessed, the most powerful and beautiful in the world: Rome.
Non molti conoscono il nome di Norba e la storia che c’è dietro.
Una volta, Norba era una fiorente e ricca città latina, a circa 30 miglia a sud di Roma, arroccata sui Monti Lepini. Le sue origini, proprio come quelle della sua vicina più grande, erano intrise di mito: secondo alcuni, fu fondata dai Ciclopi, giganti con un solo occhio di omerica memoria, che costruirono le mura difensive poligonali che la circondavano. Questi maestosi blocchi di calcare riuscirono a sopravvivere a guerre e terremoti e rimasero in piedi fino all’epoca moderna quando, durante i periodi di malaria, i valligiani si rifugiavano in alto sulle colline, spesso tra le vecchie mura di Norba. Un’altra leggenda dice che fu Ercole a fondarla e un’altra ancora associa la sua creazione a Enea e alla sua gente, andata nel Lazio dopo la caduta di Troia.
Storicamente, le origini di Norba risalgono al VII secolo a.C., quando faceva parte della confederazione degli Albani e, nel V secolo a.C., era abitata da una fiorente comunità latina. Norba poteva difendersi bene dai nemici, grazie alla sua posizione favorevole, che permetteva di vedere tutte le valli circostanti: infatti le sue antiche torri di guardia sono ancora oggi tra le attrazioni archeologiche della zona. Ma prendere Norba era difficile anche per un altro motivo: la città aveva una sola porta principale, che serviva per accedervi e per uscirne, ed era costantemente sorvegliata. Tra la sua posizione strategica, le sue mura ciclopiche e l’unico ingresso, Norba era, letteralmente, quasi inespugnabile.
La sua gente era focosa e orgogliosa e non prese mai bene l’interesse di Roma per la propria città. Nel tentativo di proteggersi dagli attacchi, alla fine si unì alla Lega Latina, un gruppo creato dalle tribù locali con lo scopo di dare sicurezza alla zona: leggi, per essere pronti e combattere Roma. E questo accadde all’inizio del V secolo, quando la città Caput Mundi – che allora non era ancora così famosa né invincibile – conquistò la città, rendendola provincia romana. Per un certo numero di secoli, la relazione tra Norba e Roma non fu travagliata, ma sarebbero arrivati tempi difficili. Quando iniziò la guerra civile tra Silla e Mario, Norba si schierò con quest’ultimo, che aveva cercato di impedire al primo di ripristinare la dittatura. Purtroppo Silla vinse, Norba fu considerata una traditrice della gloriosa Roma e, per questo motivo, un destino nefasto e tragico venne deciso per la città e il suo popolo: la distruzione.
Le truppe romane guidate da Lepido erano già in viaggio quando il fiero popolo di Norba decise che avrebbe preferito distruggere le proprie case e morire, piuttosto che essere uccisi dagli inviati di Silla. Ed è esattamente quello che fecero: gli abitanti di Norba diedero fuoco alla loro città e poi si uccisero a vicenda, in un ultimo atto di sfida contro un sovrano che non avevano scelto né approvato.
Fu tra gli anni 80 e 81 a.C. che la vita e la storia di Norba finirono, almeno per i sette secoli successivi, poiché tracce di un nuovo insediamento sono registrate in documenti del 771 d.C. quando l’imperatore bizantino Costantino V Copronimo donò a papa Zaccaria le terre di Norba. Intorno all’anno 1000, sempre sotto il dominio papale, Norba raggiunse un nuovo apogeo di ricchezza, e divenne sede vescovile. In seguito, però, la gente cominciò a lasciarla per la vicina Vicolo (la moderna Norma) forse perché offriva una migliore protezione dagli attacchi arabi. Intorno al XII secolo, Norba divenne una città fantasma e non fu mai più abitata.
Oggi, Norba gode di popolarità tra gli amanti della storia e dell’archeologia. Non lontano dal centro di Norma, le porte e le mura dell’antica Norba sono ancora in piedi, in tutta la loro maestosità. Porte: non abbiamo scritto che ce n’era una sola? Sì, c’era una porta principale, la Porta Maggiore, e alcune veramente piccole, che erano facili da proteggere e non hanno mai rappresentato un rischio: le loro vestigia, anche se non in condizioni così buone come quelle della Porta Maggiore, sono ancora oggi visibili. Ancora esistenti sono anche le due acropoli di Norba, una più grande, detta maggiore, e una più piccola, detta minore che però rappresenta il nucleo più antico dello sviluppo urbano di Norba. Tra le due, gli archeologi hanno scoperto una struttura che hanno chiamato castello delle acque, forse un primissimo esempio di terme. Proprio accanto all’acropoli maggiore, si possono ancora vedere i resti del foro di Norba. Iconici sono anche i quattro templi di Norba, dedicati a Giunone, Diana e due divinità sconosciute. Oggi ne rimangono solo le fondamenta.
Ma, archeologia e storia a parte, forse ciò che veramente colpisce e attrae a Norba è la leggendaria fine della sua esistenza, il modo in cui il suo popolo ha deciso di porre fine a secoli di cultura, patrimonio e vita comunitaria, solo per non essere sottomesso dal nemico. Perché se è vero che Norba risuscitò dalle sue ceneri, almeno per un breve periodo nell’Alto Medioevo, nulla è paragonabile al glorioso coraggio e alla determinazione del popolo latino che rifiutò di soccombere alla città che gli dei avevano benedetto, la più potente e bella del mondo: Roma.
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