“Sono seriamente preoccupato per il diffondersi di Ebola, io che agli inizi del secolo scorso sono riuscito a scampare alla terribile ‘Spagnola’. Mia madre e mio fratello erano stati infettati. Erano gravissimi. I nostri parenti avevano già preparato le bare. Poi si sono miracolosamente salvati. Quanti morti, però! Ero ragazzino ed andavo a trovare quelli che erano ammalati: molti di loro non ce l’hanno fatta. Io sono sfuggito alla ‘Spagnola’, a due guerre mondiali, ma ora sono molto allarmato per questa nuova peste mondiale. Ho paura”.
A parlare così è Salvatore Caruso, il nonnino della Calabria che a Molochio, ha compiuto 109 anni. Lucidissimo. Per le sue straordinarie capacità, oggi figura nell’elenco mondiale dei “longevi da studiare”.
Rappresenta uno dei casi piu’ rari di “lunga vita in buona salute”, che la comunità scientifica internazionale da tempo sta esaminando. L’attenzione viene posta sull’importanza della dieta povera di proteine. La ricerca è coordinata da Valter Longo dell’University of Southern California di Los Angeles, figlio di emigranti di Molochio, che lavora in collaborazione con il gruppo di genetica dell’invecchiamento e della longevità dell’Università della Calabria, diretto da Giuseppe Passarino. National Geographic ha condotto lo scorso anno un’inchiesta sulla “Longevità al di là dei 100”.
La prestigiosa rivista scrive: “Quando a Caruso è stato chiesto cosa abbia fatto per essere cosi longevo, ha risposto con un sorriso: “No Bacco, no tabacco, no Venere”. E ha aggiunto di essere cresciuto più che altro mangiando fichi e fagioli e di non aver quasi mai mangiato carne rossa. Ai ricercatori ha detto di essere in buona salute, e in effetti la sua memoria sembra prodigiosamente intatta”.
Gli abbiamo fatto gli auguri per la festa dei 109 anni. “Grazie, altrettanti anni auguroa voi, anzi vi auguro di più: 110 anni!”, ci ha risposto l’arzillo nonnino, felicissimo per la festa che hanno organizzato il figlio Ottavio, la nuora Grazia Franco ed i nipoti Salvatore e Giovanni. “Grazie, nonno Salvatore, ma 110 anni sono veramente troppi…”. Non ci dà il tempo di continuare. “Si può, si può arrivare e andare anche oltre! Guardi in Israele a quanti anni è arrivata quella donna…”. Lo interrompiamo: “Eccezioni rare…”. Ancora il nonno: “Si può, si può!”, insiste convinto.
“E allora ci dica: ci sono altri ingredienti nell’elisir di lunga vita, oltre a quelli sulla sana ali- mentazione che ha già confidato agli scienziati che sono venuti a Molochio?”. Non ha un attimo di esitazione: “Bisogna vivere senza eccessi. I troppi diverti- menti fanno male. Logorano. E si muore prima. Insomma, divertirsi con moderazione”.
Se lo dice lui dall’alto dei 109 anni… E a proposito di “lunga vita”, un nipotino di Grazia Franco, Mattia, di 12 anni, che frequenta la seconda media a Taurianova, durante la festa si è avvicinato al nonnino e gli ha detto: “La sai una cosa? Anche io diventerò un ultracentenario! Ho risposto alle domande di un quiz. Il risultato? Vivrò fino a 105 anni”. “E il nonno ha sorri- so molto compiaciuto”, ci dice papà Rosario, che ha scattato la foto dei grandi sogni e della realtà. Il bambino felice che guarda lontano ammirando il volto sereno dell’anziano. Un nonnino che viene da lontano e vuole andare ancora più lontano. Il vecchio e il bambino. È l’immagine dell’ottimismo!
Il caso di Salvatore Caruso ha attirato l’attenzione degli scien- ziati a livello internazionale, che grazie a lui hanno pure scoperto che Molochio è uno dei paesi del mondo dove si vive più a lungo e dove c’è stato finora il più alto numero di ultracentenari.
Il prof. Longo suggerisce per- ciò di “adottare la dieta che Salvatore e i molochiesi o molo- chiari (come si dice lì) hanno seguito per la maggior parte della vita: basso apporto di pro- teine e la dieta a base di fagiolini verdi, olive e pane integrale. Quando poi vanno a vivere con i figli, perché diventati troppo vecchi per poter stare da soli, debbono essere aumentate le proteine principalmente da fonti vegetali”.
Salvatore Caruso legge i gior- nali (“conserva gelosamente la raccolta della “Domenica del Corriere” e ogni settimana dob- biamo comprargli “Cronaca Vera”, che segue puntualmente fin dal primo numero”, ci dice la nuora Grazia Franco), scrive libri (due già pubblicati, il terzo sulla “Fine del mondo” in via di ultimazione), guarda la tv senza bisogno di occhiali, suona la chi- tarra, si diverte a cantare le cele- bri melodie di un tempo, accom- pagnato spesso dal nipote Giovanni.
Senza alcuna difficoltà con- trolla l’orario su un piccolo orologio da polso. Usa con grande abilità il telecomando. Ci tiene ad essere informato su quello che avviene in Italia e nel mondo. Segue attentamente i telegiornali. E il “caso Ebola” è quello che in questo momento lo inquieta. Pensa alle drammatiche conseguenze che potrebbero esserci per tutti. Ce lo conferma il figlio Ottavio: “Sì, è molto preoccupato. Teme che il virus mortale possa estendersi a tutto il mondo”.
Pensa anche ai giovani e al lavoro che non c’è. “È una brutta crisi”, dice sconsolato.
“Le nuove generazioni non hanno speranze, non hanno futuro. Sino a quando ci siamo noi vecchietti un piatto per mangiare ce l’hanno di sicuro. Li aiutiamo per quello che possiamo. E poi?” domanda.
Un interrogativo inquietante al quale i politici e gli amministra- tori sono chiamati a dare una risposta seria e precisa. Senza farci aspettare cent’anni.