Direttamente dall’America è arrivato in Italia “Music Together”, un programma di educazione musicale per la prima infanzia diffuso in tutto il mondo.
Nate come progetto educativo del Center for Music and Young Children a Princeton (New Jersey) nel 1987, le classi di “Music Together” sono basate sull’idea che tutti i bambini sono musicali e possono raggiungere le competenze musicali di base come la capacità di memorizzare melodie e ritmi e riprodurli mediante movimenti ritmicamente accurati e canto intonato.
Giovanni Azzoni, direttore e insegnante assieme a Jade Jossen, del centro “Music Together” di Bologna racconta a L’Italo-Americano il funzionamento di questa scuola e della sfida di importare un laboratorio per bambini americano in Italia.
Come ha scoperto Music Together?
Nel 2000 mi trovavo a New York con Jade, la mia socia, ed entrammo in contatto con “Music Together” in maniera del tutto casuale accompagnando il figlio di un nostro amico ad una lezione. Entrambi avevamo un background da musicisti anche se all’epoca ci occupavamo di tutt’altro. Ci piacque molto l’idea e abbiamo deciso di fare il corso di formazione a Princeton, New Jersey, per diventare insegnanti.
Abbiamo fatto pratica facendo sostituzioni di insegnanti per un breve periodo in un centro di Parigi, poi ci siamo trasferiti a Bologna dove abbiamo aperto il nostro.
Come vi siete inseriti nel tessuto urbano di attività per bambini?
Prendendo qualcosa dagli Usa, ci siamo comportati in maniera molto diversa dagli altri insegnanti che fanno laboratori per bambini. Generalmente si cerca di lavorare con le strutture come scuole, asili e materne, cercando finanziamenti.
Il mercato è piccolo, c’è tantissima offerta in quell’ambito e ci sono sempre meno soldi. È facile ingolfarsi in una situazione in cui il merito non viene premiato, ma piuttosto le conoscenze che hai per infilarti nelle strutture.
Adottando la strategia di offrire i corsi ai privati, in cui singole famiglie si interessano, si iscrivono e eventualmente parlano bene di te, all’inizio ha reso tutto più lento però poi il volano positivo è stato gigantesco. Dopo il nostro successo è cominciato un processo inverso, abbiamo avuto i nidi e le materne che hanno iniziato a chiamarci attraverso i genitori. Adesso c’è una comunità di 700 famiglie che trimestralmente si iscrivono solo nei centri di Bologna e Modena. Se poi contiamo anche le attività con i bambini delle materne in totale vengono coinvolti 1300 bambini.
Qual è il vostro ruolo e quanto è estesa la rete di centri “Music Together”?
Noi siamo direttori ed insegnanti. È un doppio ruolo che cerchiamo di mantenere perché pensiamo che per esser dei bravi direttori bisogna continuare ad insegnare. Adesso cerchiamo di ingrandirci il più possibile. In questo momento siamo tra i primi 4 centri “Music Together” più grandi al mondo.
Noi gestiamo i centri presenti a Bologna e Modena, ma esistono molti altri centri in Italia.
“Music Together” Italia è un’entità che si sta creando. Noi siamo il punto di riferimento di tutti i centri italiani, nonché il centro più vecchio e più grande.
Dopo il breve workshop obbligatorio per insegnanti organizzato dalla casa madre, siamo noi a formare gli insegnanti che poi apriranno il loro centro in un’altra città. Questo lavoro di sostegno e assistenza agli altri centri ci è stato riconosciuto ufficialmente. Abbiamo anche tradotto tutto il materiale dall’inglese (libri e cd) e riregistriamo in italiano le canzoni che ci danno negli Stati Uniti.
Ci può parlare del metodo pedagogico sul quale si basa “Music Together”?
Il metodo prende origine dalle teorie sull’apprendimento musicale di Edwin E. Gordon.
Venne sviluppato da Lili M. Levinowitz, una dottoranda di Gordon all’Università della Pennsylvania e dal musicista Kenneth K. Guilmartin. È un metodo di propedeutica musicale in cui si insegna un linguaggio ai bambini. I meccanismi sono gli stessi del linguaggio parlato. Non si fa analisi grammaticale e logica quando si insegna ad un bambino a parlare una lingua.
Più tu gli parli in maniera corretta e con proprietà di linguaggio più il bimbo acquisirà correttezza nel suo parlare.
Allo stesso modo con “Music Together”, si cerca di far acquisire un linguaggio musicale prima che il bambino arrivi di fronte ad uno strumento.
La dinamica classica dell’approccio alla musica è quella di metterti a 6 anni davanti ad un pianoforte facendoti imparare anche la notazione musicale, cioè tradurre con un gesto tecnico sul pianoforte un linguaggio che non si conosce. Continuando il paragone con il parlato, sarebbe come prendere un bimbo che non sa parlare, mettergli davanti un foglio di carta e cercare di in-segnargli a scrivere, parlare e leggere allo stesso tempo.
Il risultato che si ottiene con l’approccio classico è spesso un po’ scimmiesco, il bambino riesce effettivamente a collegare una nota ad un tasto, ma senza uno strumento sotto il pentagramma per lui non significa niente.
Il nostro obiettivo è rendere i bambini padroni di un linguaggio musicale prima ancora di imparare una notazione e uno strumento, in modo da permettere loro di riconoscere istintivamente, per esempio, la differenza tra un intervallo melodico di terza maggiore e uno minore o tra un tempo dispari ed uno pari.
Crediamo sia importante che queste cose risuonino e significhino qualcosa nella testa prima ancora di dargli un nome ed una rappresentazione grafica. Il cercare di costruire questo linguaggio in maniera informale è quello di cui ci occupiamo.
Come sono composte le classi di “Music Together”?
Le classi sono formate da 3 a 12 bambini dagli 0 ai 5 anni. Ciascuno di loro è accompagnato da uno (o entrambi) i genitori o da chi si prende cura di loro.
L’insegnante conduce la classe attraverso canzoni, figure ritmiche e canti che cambiano ogni semestre.
Le canzoni sono accompagnate da attività di gioco, ballo libero ed espressivo, uso di oggetti, focalizzazione sugli elementi ritmici e tonali della musica, ac-compagnamento con strumenti, opportunità di improvvisare con i bambini e gli adulti.
Abbiamo aperto corsi anche per la fascia 5-8 anni seguendo però un metodo diverso, il metodo Orff. È una specie di continuazione che affianca anche un eventuale studio dello strumento da parte del bimbo. Non facciamo altro perché abbiamo deciso di specializzarci in quello in cui ci sentiamo forti.
Qual è il momento preferito della lezione?
Il mio momento preferito è quello successivo al momento di improvvisazione percussiva.
Dopo aver suonato liberamente sopra le canzoni del cd, vengono ritirati gli strumenti, si spengono le luci, ci si sdraia e ci si riposa con una ninna nanna in cui i bimbi se ne stanno vicino ai genitori. È un bel momento per i bambini, per i genitori e per gli insegnanti perché è un momento di grande rilassatezza prima di salutarci.