Johannes Defuk era un vescovo tedesco vissuto in Italia nel XII secolo, grande estimatore del buon vino. Egli era solito mandare un suo messo, il servo Martino, in avanscoperta per trovare nei borghi italiani cantine e taverne che offrivano vino di ottime qualità. Tra i due esisteva una sorta di codice. Martino doveva apporre sulla porta delle cantine con buon vino il “sigillo” ovvero la parola latina “Est!” che significa c’è. Si narra che lungo una discesa verso il Lazio numerosi “Est” furono scritti, a volte anche due “Est!” ma arrivato al borgo di Montefiascone, nel Viterbese, il fidato servo lasciò la famosa dicitura: Est!Est!!Est!!!, tanto era rimasto colpito dalla bontà del nettare montefiasconese.
Si narra poi che il nobile, apprezzandone la qualità, si fermò parecchi giorni per berne, poi di ritorno dalla cerimonia di incoronazione, si stabilì a Montefiascone, per continuare a bere quel vino eccellente. Tuttavia ne consumò talmente tanto che si ammalò e morì, nel 1113, e venne sepolto nella chiesa di San Flaviano, dove ancora si può leggere sulla lapide l’iscrizione: “Per il troppo Est! qui giace morto il mio signore Johannes”.
I festeggiamenti per i 50 anni della Doc Est! Est!! Est!!! di Montefiascone sono stati un’ottima occasione per guardare al percorso fatto e a quello da fare per la Denominazione.
È necessario un rilancio del vino “scoperto” dal leggendario vescovo tedesco Defuk ed è indispensabile ragionare, capire, programmare. Soprattutto è importante partire: dal territorio, da una concezione più moderna di fare vino, da una buona strategia di comunicazione.
Il convegno organizzato dal neonato Consorzio di Tutela di Montefiascone, aperto dal presidente Ugo Leonardi e dal direttore Mario Trapè che ha coordinato i lavori, ha voluto lanciare degli spunti di riflessione, elementi su cui costruire un nuovo futuro. Prima di tutto puntando sulla coesione. Perché uniti si riesce a fare territorio e a raccontarlo tramite le sue specificità, in una narrazione che prende forza sia dalla terra che dal vino.
Il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella ha ribadito la necessità di fare squadra e di dare slancio alla Denominazione, rafforzando la qualità e puntando sempre di più su una viticoltura di precisione, avendo il coraggio anche di portare la produzione da disciplinare dai 130 ai 90 quintali per ettaro, come hanno fatto altre denominazioni.
Attilio Scienza, professore dell’Università degli studi di Milano, ha puntato sulla conoscenza, del suolo prima di tutto, che andrebbe approfondita attraverso la zonazione, ma anche continuando a lavorare sull’importanza di risiedere in una zona vulcanica di grande estensione, il complesso dei monti Vulsini, ricco di risorse naturali, ambientali e genetiche, di puntare dunque sul territorio, sul suo patrimonio e sull’unicità del vino che da esso si origina. E a proposito di unicità Daniele Cernilli, direttore di Doctor Wine, ha evidenziato gli altri punti a favore, in particolare il turismo e di conseguenza la ristorazione che possono fare sempre più da volano per la diffusione dell’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. Come pure lavorare sul Roscetto, uno dei vitigni dell’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, quello che proprio qui e non altrove ha trovato il suo habitat ideale.
Non poteva che sottolineare il valore del turismo della città falisca il sindaco Luciano Cimarello, sottolineando come il vino, oltre alle bellezze artistiche e naturalistiche, abbia sempre operato da grande attrattore e debba essere sempre più centrale nelle politiche amministrative, tenendo conto del suo portato culturale. Spirito pratico, competenza e ottimo sguardo d’insieme, l’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Carlo Hausmann ha tirato le fila del discorso, ribadendo l’importanza di un lavoro di squadra fatto con la Regione che ha tutto l’interesse a far crescere l’agricoltura del posto individuando gli strumenti necessari per farlo in maniera sensata e razionale.
E’ stata soprattutto ribadita l’importanza del turismo anche nelle sue estensioni di eno-turismo e agri-turismo per la diffusione e la valorizzazione della denominazione senza dimenticare il popolo dei camminatori che sempre più numerosi percorrono in tutte le stagioni dell’anno la via Francigena cercando di scoprire le tante peculiarità di paesi e paesaggi che attraversa nel l’Alta Tuscia laziale.