Il toponimo Modigliana si fa risalire al Castrum Mutilum (poi Mutiliana) di Tito Livio, campo militare in cima al colle dove si trova ora il convento dei Cappuccini.
La storia antica si incontra subito. Nel chiostro, il pozzo romano ad anfora, raggiunge la falda 36 metri più sotto. Profondissimo per l’epoca e costruito a circa 109 metri da 2  fiumi confluenti, Tramazzo e Acereta, si spiega come opera d’alta ingegneria intesa a consentire al forte romano di resistere ai Galli Senoni e Boi, genti celtiche  temibili. Lo dice il ricordo del castrum distrutto prima della fine delle guerre puniche (202 a.C.).

I veterani romani finirono comunque per colonizzarne le colline coltivandovi, oltre al frumento, anche ulivo e vite, che oggi sono lasciti romani per eccellenza che ancora delineano la prevalente tipologia produttiva del borgo con l’associazione di viticoltori Stella dell’Appennino che riunisce oggi 11 produttori.

Dal X secolo, per quasi 500 anni, Modigliana fu feudo dei Conti Guidi che, nel 1165, vi ospitarono anche Federico Barbarossa. La Rocca ne diventò l’emblema. Ma, ormai incapaci di difenderla dai Manfredi di Faenza, i Guidi ne furono cacciati dal popolo in armi con Durante Doni nel 1377, quando Modigliana si pose sotto la protezione di Firenze, trasformandosi da capoluogo guidingo a capo-luogo della Toscana transappenninica.

Il borgo toscano fino al 1926 che oggi è sotto la giurisdizione  della provincia emiliana di Forlì-Cesena, è dominato dai resti della Rocca dei Conti Guidi, risalente al XII secolo e oggi soprannominata per il suo aspetto consumato dallo scorrere degli anni “Roccaccia”.
Si tratta di un edificio alto-medievale con una torre quadrangolare e poderosi torrioni, ma in passato si presentava molto più articolato, provvisto di cinte murarie possenti, crollate però nel 1918 lasciando scoperto il nucleo originario.

Uscendo dal tracciato del borgo, circondato di prati, si nota il settecentesco Ponte San Donato, manufatto ingegneristico notevole, dalla struttura a schiena d’asino.
La via maestra  porta a Piazza Pretorio, su cui s’affaccia l’imponente Palazzo Pretorio, con pietre a vista in stile toscano trecentesco, che ospita la Pinacoteca Silvestro Lega inaugurata nel 1999. E’ dedicata a un emblematico artista che fu il personaggio di maggior spicco per il borgo insieme al sacerdote patriota Don Giovanni Verità, che in pieno periodo risorgimentale accolse Giuseppe Garibaldi durante la sua fuga nel 1849. Il  Museo Civico coincide con la casa natale del religioso e ne illustra le tappe esistenziali.

Palazzo Pretorio fu prima possesso dei Conti Guidi nel 1377 e poi sede del Podestà e Pretore fiorentino, inviato dalla città di Firenze ogni anno per l’amministrazione del paese. Gli stemmi e le iscrizioni presenti sulla parte esterna del palazzo testimoniano proprio la successione dei vari Potestà.
L’architettura del palazzo è quella tipica dei palazzi trecenteschi fiorentini, con paramenti in sasso a vista e muri dallo spessore imponente: in evidenza, il soffitto ad archi al pian terreno e i pavimenti a quadrelli in cotto. In seguito ai terremoti, il palazzo fu abbassato, e l’aspetto originario risulta mutato. Nel 1896, furono murate le aperture e aggiunte due ali, le finestre oggi tamponate sono ancora riconoscibili. L’ingresso principale oggi corrisponde alla Pinacoteca.

Il Duomo, che sorge nel luogo della Pieve di Santo Stefano e ne ha inglobato l’antica cripta, è suddiviso all’interno in tre navate e comprende il Santuario della Madonna del Cantone e l’Oratorio di Gesù Morto, che custodisce il Sacrario dei caduti in guerra.
Negli ultimi anni a Modigliana ha avuto un notevole recupero la viticoltura, che presenta grandi diversità dovute alla conformazione geologica del territorio. Il vitigno prevalente è il Sangiovese, ma si coltivano anche Trebbiano e Albanano.

Da qualche anno questo territorio ha una Menzione Geografica Aggiuntiva dedicata ed è quindi possibile indicare sull’etichetta dei vini la sottozona Modigliana. Lo stile di questi Sangiovese, grazie alle escursioni termiche dovute alle altitudini elevate e alla presenza del bosco e grazie anche ai suoli sciolti e poveri di marne ed arenarie, è caratterizzato da sapidità, eleganza e freschezza. Se ne ricava in particolare un Romagna Sangiovese che vanta una peculiare identità.


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