Il Duomo di Modena (Ph Ermanno Ferrarini da Pixabay)
Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini. Nove province che, ad un turista, offrono solo l’imbarazzo della scelta: archeologia, artigianato, arte, cultura, lirica, storia, folklore, gastronomia, natura, castelli, dimore storiche, montagne, spiagge, divertimento, sport, spettacoli, motori. La terra delle vacanze ha un’anima variegata tutta da scoprire.
Il terremoto che per oltre 800 volte ha scosso la Pianura Padana negli ultimi mesi, motiva la scelta de L’Italo-Americano di mostrare la bellezza e la ricchezza di questa regione, dopo aver promosso la raccolta fondi per contribuire alla riapertura del Teatro di Ferrara.
GASTRONOMIA – Ci sono talmente tanti sapori che la ricca e plurisecolare tradizione culinaria ha lasciato a questa regione, che in Emilia Romagna ci sono persino i “Musei del gusto”. Raccontano la storia di prodotti che conoscono l’eccellenza. Sono dedicati al Parmigiano-Reggiano, al Prosciutto di Parma, all’Aceto balsamico di Modena, al Salame felino, al pane e alla Tigella modenese, al sale di Cervia, all’olio, al castagno, al Formaggio di Fossa, all’anguilla, al miele, al vino, alla frutta, alle erbe, alle patate, al pomodoro. Come non assaggiare i tortelli di zucca o di ricotta, al cinghiale o con le noci, con il tipico formaggio molle Squacquerone o con le scaglie di Parmigiano? La più antica ricetta di questo piatto fu lasciata da Gianbattista Rossetti, maniscalco di Lucrezia d’Este nel lontano 1584.
Né si può fare a meno di gustare la Piadina romagnola. La sfoglia di farina di frumento sostitutiva del pane, da farcire a proprio gusto, è una delle ricette più tipiche e più antiche tanto che bisogna risalire al periodo etrusco per trovare la sua prima preparazione. E come non citare il Parmigiano-Reggiano o il Prosciutto di Parma? Il “re dei formaggi” e il “principe dei salumi” (ma non si dimentichi la mortadella di Bologna) non hanno bisogno di presentazioni. Solo di essere assaggiati, da soli o nelle mille ricette in cui il marchio di qualità certificata è garanzia di bontà e salubrità che nessuna imitazione potrà mai superare.
L’Emilia-Romagna vanta tra l’altro, il primato tra le regioni italiane per numero di prodotti riconosciuti con la qualifica di Dop (Denominazione d’Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta), marchi che si ottengono con il rispetto di rigidi disciplinari di produzione, il controllo da parte di enti certificatori autonomi e la vigilanza delle Regioni e del Ministero. In totale sono 33 i prodotti regionali già in possesso della certificazione europea, 18 Dop e 15 Igp. A questi si aggiungono altri 2 prodotti a protezione transitoria che stanno per raggiungere l’ambito riconoscimento.
VINI E VITIGNI – Ci sono “itinerari del vino” e “mappe golose” e un elenco lunghissimo di cantine che offrono la miglior traduzione in bottiglia dei vitigni autoctoni. Ospitata all’interno della suggestiva Rocca Sforzesca che dal XIII secolo domina una vallata bolognese, l’Enoteca regionale ha sede nello splendido borgo medievale di Dozza. Lì dove idealmente si uniscono l’Emilia e la Romagna, oltre mille etichette offrono la selezione dei migliori prodotti dei Colli piacentini, dei Colli di Parma, delle terre del Lambrusco, dei Colli bolognesi, della Romagna e del Bosco Eliceo. E non si pensi che si possa scoprire la varietà enologica solo visitando una cantina perchè anche la proiezione di un film, come succede da giugno a settembre con “CinemadiVino”, può diventare l’occasione perfetta per degustare, sotto la guida esperta di un sommelier, le eccellenze vinicole.
Durante tutto l’anno c’è inoltre un calendario di eventi che con il “Wine food festival” dell’Emilia Romagna, permette di non perdere l’appuntamento con i vini migliori. Per chi invece vuol riscoprire un sapore tipico della tradizione, l’incontro migliore è con il Rosolio, il liquore casalingo che non mancava mai nelle case ed era offerto agli ospiti dopo il pasto dentro piccoli bicchieri. Gustoso, dolce e di basso grado alcolico, la ricetta classica prevede la macerazione nell’alcol di petali di rosa, che si trovano in abbondanza nel mese di maggio.
ARTIGIANATO – Mostre mercato di oggetti fatti a mano, manufatti d’arte e lavori creativi. L’Emilia Romagna offre una varietà di prodotti locali di artigianato. Trine, merletti e tele romagnole, ad esempio. L’arte del ricamo, fiorente all’inizio del Novecento e fino alla Seconda Guerra mondiale, rivive un risveglio di interesse negli ultimi anni. La sua produzione vanta creazioni originali di copriletti, lenzuola, asciugamani da corredo, tende, cuscini, centri, paralumi per arredamento. Si trovano perfino abiti da cerimonia, da battesimo e camicie da notte. Da un più antico passato giunge il ricamo bizantino, un paziente “lavoro ad ago” di origine orientale.
Le tele stampate a mano di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini rappresentano invece una peculiarità della Romagna meridionale. Tele di fibre naturali, di cotone, lino o canapa, diventano piccoli capolavori grazie a decori elaborati. Per realizzarli si utilizzano ancora oggi antichi stampi in legno fatti a mano e soluzioni chimiche miscelate secondo ricette secolari. Nel piacentino si può scoprire lo “Stile Grazzano” in una falegnameria artigianale che si rifà all’intaglio del ‘400. Non è da meno Rolo, nel reggiano, dove la lavorazione del legno è nota per i mobili intarsiati. A Modena vengono invece prodotte le botti destinate alla maturazione e all’invecchiamento dell’aceto balsamico, che hanno un’importanza fondamentale per l’economia locale.
I legni utilizzati per la fabbricazione sono quelli tipici della pianura e della collina modenesi: quercia, gelso, castagno, ginepro, ciliegio. Curiosa è la lavorazione della canna e delle erbe palustri, antica tradizione di Villanova di Bagnacavallo. La zona ferrarese del Parco del Delta del Po spicca per l’intreccio della paviera e la Val d’Enza per la lavorazione del salice da vimini. Se Budrio è nota per la produzione dell’ocarina, uno strumento a fiato in terracotta, Bologna vanta un’antica tradizione di liuterie artigianali. Modena è all’avanguardia nel restauro di strumenti musicali. Per chi ama gli oggetti più o meno preziosi, fusi, battuti alla forgia o lavorati a sbalzo dalle abili mani degli artigiani, utilizzando ancor oggi antiche tecniche tramandate di padre in figlio, troverà diverse opportunità per regalarsi un piccolo manufatto scegliendo tra i mosaici e la pietra lavorata di Ravenna, le ceramiche di Faenza note in tutto il mondo, la lavorazione artistica dell’argilla in Emilia Romagna.
ARTE – La regione ha un’infinita quantità di chiese, monumenti, castelli, dimore, ville, musei, luoghi di interesse storico e artistico. Ospita tre siti che per valore e diversità si inseriscono fra le eccellenze culturali internazionali. Si tratta delle Città d’Arte di Modena, Ravenna, Ferrara. Ravenna, sede del potere imperiale bizantino in Italia, conobbe fino all’VIII secolo un periodo di splendore e ricchezza artistica. Lo testimoniano otto monumenti di culto di età tardo antica, fusione degli influssi artistici orientali con l’iconografia cristiana, con splendide decorazioni in oro degli interni.
Modena, fiorente città romana sulla quale ebbero forti influenze la Chiesa e la nobile famiglia dei Canossa, al decadere dell’Impero, vanta numerosi resti di pregio. Tra il X e il XII secolo vennero edificate la Cattedrale, esempio del romanico in Italia, la Torre Civica e la Piazza Grande, eminente complesso architettonico in cui i valori religiosi e civici sono riuniti in una città cristiana del Medioevo. Ferrara, centro culturale rinascimentale di grande rilievo, divenne presto il simbolo della città ideale. Progettata in modo unico, ha mantenuto la struttura urbana virtualmente intatta, configurandosi come uno dei progetti urbanistici più importanti d’Europa tanto da essere patrimonio Unesco dell’umanità.
TEATRI E LIRICA – L’emozionante e intensa voce di Luciano Pavarotti, nato a Modena, ha portato nel mondo contemporaneo la passione per l’opera lirica che in Italia ha una storia lunga e prestigiosa. A Parma c’è la casa dove nacque il grande direttore Arturo Toscanini (1867-1957). È uno dei luoghi simbolo per le memorie del maestro che tuttavia vi abitò soltanto pochi mesi.
La tradizione lirica regionale si ritrova anche nella mappa dei teatri inaugurati nella metà dell’Ottocento con le opere di Giuseppe Verdi, nato a Roncole, frazione di Busseto, in provincia di Parma. Così nella provincia di Bologna ci sono il Teatro Comunale Politeama di San Giovanni in Persiceto dove il maestro portò in scena il Rigoletto nel 1860, il Teatro Comunale di Crevalcore che vide la prima de Il Trovatore nel 1881, il Teatro Comunale di Pieve di Cento quelle de Il Trovatore e Rigoletto, nel 1856. Nella provincia di Reggio Emilia il Teatro Comunale di Novellara (I Lombardi alla prima crociata, 1868). Nel territorio di Piacenza, il Teatro Giuseppe Verdi di Fiorenzuola d’Arda (Attila, 1853). Il Teatro Giuseppe Verdi di Ferrara (Aida, 1913); il Teatro Giuseppe Borgatti di Cento (La Traviata 1861). In provincia di Ravenna, il Teatro Carlo Goldoni di Bagnacavallo (Ernani, 1845) e il Teatro Comunale di Russi (Rigoletto, 1887), il Teatro Vittorio Emanuele di Rimini, ora parzialmente distrutto, venne inaugurato con Aroldo (1857), alla presenza del musicista.
UNIVERSITÀ – Bologna la dotta. Il capoluogo regionale è noto per essere sede della più antica università del mondo occidentale: le sue origini risalgono al 1088. “L’Alma Mater Studiorum” nacque come libera e laica organizzazione fra studenti che sceglievano e finanziavano in prima persona i docenti. Il modello bolognese si contrapponeva a quello parigino delle università di maestri legati alla Chiesa e all’autorità monarchica. In seguito lo stipendio dei professori fu messo a carico del Comune di Bologna. L’origine dello Studium si deve all’incontro di insigni studiosi di diritto detti “glossatori” chiamati a commentare gli antichi codici del Diritto Romano. A partire dal XIV secolo si aggiunsero studiosi di logica, astronomia, medicina, filosofia, aritmetica, retorica, grammatica, teologia, greco ed ebraico. Attualmente, nelle sue 23 facoltà, ospita oltre 80.000 studenti e ha sedi didattiche anche a Imola, e quattro poli scientifico-didattici a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini.
Ha una scuola per l’eccellenza negli studi, il Collegio Superiore, e una sede distaccata a Buenos Aires, in Argentina. Nella classifica mondiale del 2011 stilata da Times Higher Education – Qs World Univesity Rankings, quella di Bologna è risultata la 183ª migliore università del Mondo e la migliore in Italia, essendo l’unica istituzione italiana fra le 200 migliori del pianeta.

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