Un'opera di De Chirico (Mihail Ivanov da Dreamstime.com)
La Fondazione le Stelline, che si trova a Milano nella stessa via della magnifica Santa Maria delle Grazie, in zona Conciliazione, oltre ad essere un  centro di summit e meeting di grande interesse soprattutto economico, organizza spesso mostre interessanti. Ogni mostra è un’occasione per poter apprendere qualche cosa di nuovo nell’immenso mondo dell’arte. Non si finisce mai di imparare!
 
Oltre alla location di fascino e alla perfetta gestione in ogni manifestazione, la Fondazione Stelline ha organizzato una retrospettiva sulla pittura a Milano tra le due guerre. Siamo di solito abituati a vedere le Avanguardie sotto un profilo internazionale, con Parigi e la Costa azzurra quali poli di sicura rilevanza.
 
La situazione italiana di quell’epoca era particolare. L’Italia fu colpita dalla guerra in modo devastante sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale. La popolazione aveva reali problemi di sopravvivenza per la mancanza di cibo, di sicurezza e di certezze. Il fenomeno politico del Fascismo aveva completamente coinvolto la società, inclusi tutti i canali comunicativi, di cui l’arte fa parte. 
 
Questo implicava che non ci fosse libera espressione nel periodo fra le due guerre. Se ciò capitava già normalmente su tutto il territorio europeo, la situazione in Italia era ancora più esasperata. Alcuni movimenti noti nel contesto italiano furono invece propagandistici: il Futurismo sposò appieno le credenze del Fascismo, promulgandosi portavoce dal punto di vista artistico. Ovviamente questi movimenti non durarono a lungo, ma seguirono la corrente storica e ne furono integrati.
 
Milano era un centro culturale di notevole sviluppo, come emerge anche da questa interessante mostra alle Stelline di Milano. 
Ovviamente dato il periodo storico, i movimenti artistici nascevano e poi scomparivano nel giro di pochi anni, lasciando tuttavia la testimonianza del loro pensiero. Niente avrebbe potuto fermare il libero pensiero: già è complicato costringerlo a livello sociale, immaginate in un contesto creativo come possa essere l’arte. 
 
Al fianco del Futurismo, che era un gruppo prevalentemente italiano,  nacque anche il Gruppo del Novecento, da un salotto letterario organizzato da Margherita Sarfatti. La successiva conversione della Sarfatti al Fascismo però, creò discrepanze nel gruppo: alcuni la seguirono sulla scia dell’entusiasmo, altri si staccarono dal gruppo. Fu la formalizzazione del fatto che il Gruppo del Novecento si affiancava al Futurismo nella propaganda al Fascismo.
 
Non erano ancora gli anni in cui ribellarsi: lo sarebbero stati da lì a poco quando la situazione politica sarebbe ancora cambiata e il Fascismo avrebbe perso sia il fascino che l’influenza che aveva. Proprio in quel contesto di decadenza del regime e  di instabilità, alcuni artisti a Milano rialzarono al testa ponendosi come voce fuori dal coro: ecco a voi il movimento chiamato la Corrente. Si espresse attraverso immagini forse un po’ oniriche, forse un po’ materiche, ma di sicura rottura. 
 
Le correnti avanguardistiche spesso si adattavano al pensiero dei vari artisti, ma anche al luogo in cui essi si trovavano. A Milano lo sviluppo delle Avanguardie seguì da vicino la situazione sociale e politica, già analoga situazione era avvenuta qualche decennio prima mentre l’Italia combatteva coesa per raggiungere l’unione: grandi artisti come Verdi usavano la loro arte per esprimere le loro posizioni. 
 
Se in generale l’Avanguardia esprimeva un momento di rottura e di cambio nelle regole della rappresentazione, essa poteva anche essere un luogo di fuga dalle brutture della guerra che imperversava, soprattutto sul territorio europeo. In  realtà, in  Italia, l’Avanguardia fu non solo un interpretazione artistica o un momento di rottura con i canoni classici, ma espressione del contesto culturale.
 
Milano ospitò queste novità diventando centro culturale importante nell’innovazione. Una mostra affascinate quella alla Fondazione Stelline che raggruppa in modo logico e chiaro le varie correnti ed alcuni lavori rappresentativi dando un quadro esaustivo di un periodo così complesso. La mostra storica permette di riscoprire una città artistica di grande fermento e richiamo internazionale che tra 1919 e 1939, visse un momento di fervida attività artistica, con un forte riflusso della figurazione che seguiva la rivoluzionaria esperienza dei Futuristi.
 
Futurismo, Gruppo Novecento, Aeropittura, Astrattismo, Chiarismo e Corrente sono così riunite in un’unica mostra che racconta la vita culturale e la vivacità artistica delle gallerie milanesi e permette di scoprire un grande fermento espressivo e culturale.
 
In mostra grandi capolavori da Balla a Prampolini, da De Chirico a Sironi e Carrà, da Medardo Rosso a Wildt, da Melotti a Fontana, fino a Guttuso, cento opere tra dipinti e sculture, insieme a interessanti documenti, in una mostra che riscopre la vivace attività di gallerie storiche come Pesaro, Bardi, Scopinich, Milano, Dedalo, Botttega di Poesia, Il Milione, Barbaroux, Micheli, Gussoni, Centrale.
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