Let me put things straight: there’s no place like Rome. Cradle of culture and art, archetype of beauty, favored destination for history buffs and foodies alike, Rome has no rivals when it comes to these things. Yet, Rome is also a very troubled city: politically unsettled and, in places, painfully neglected, it is mirror to that chaotic way to deal with things we Italians tend to have every now and then. We love it, we adore it, but when it comes to efficiency, there are definitely better places in the country. Milan may be one of them.
The many faces of Milan
Move up north and you’ll find Milan: Milan, the capital of foggy mornings and tramways, of Italian fashion and economy. For decades solely associated with industries and pollution, the Lombard city has been attracting more and more attention since its year-long stint on global front pages thanks to the 2015 Expo. Certainly, the international food industry fair helped the city reach the second place in the list of Italy’s most visited cities of 2015, as reported last December by Il Sole 24 Ore, which presented ISTAT data showing a surge of 14.7% in the number of people choosing to spend time in the capital of Lombardia.
Milan has enjoyed a pretty bad rep for quite a number of years, in the very name of what makes it so essential in the socio-economical weave of the country: home to our national financial district, thus greedy and money driven. Fulcrum of the national secondary sector, thus bleak, filthy and rough. Heart of the world fashion industry, thus vain and superficial. But is it all true? Well, there’s a grain of truth in everything, but misconception about Milan are largely overemphasized.
Without a doubt, Milan is the business capital of Italy: most international companies choose Milan as their Italian reference hub, with many actually leaving Rome in its favor. Italian banks also seem to prefer Milan over the Eternal City, with a quarter of them having their headquarters there. Such a huge relevance in the national financial and business is mirrored in data related to GDP (the city alone produces 10% of the entire country’s) and unemployment (sensibly lower than the national average).
The city can be attractive, too: it does possess an understated allure and is home to some of the country’s (and Europe) most prestigious cultural institutions: think of La Scala, the Pinacoteca di Brera and even the Brera Fine Arts Academy. Its cathedral, Italy’s beloved Duomo di Milano, is up there in the heaven of the country’s most recognizable landmarks.
Milan is crucial when it comes to the dissemination of culture and information, too: most of Italy’s most reputable magazines and newspapers do have their main see there, and the same can be said about publishing houses. Recently, Milan even managed to bring the prestigious Salone Internazionale del Libro, Italy’s main event dedicated to literature and publishing, from the baroque, aristocratic streets of Turin, to its own Navigli.
With its three airports, Milan is also more accessible than Rome from abroad and it does certainly have a more European feel to it than our capital, in that I-know-what’s-popular-right-now kind of way that makes it vibrant and attractive.
Last, but not least, Milan is more ecologically conscious: it’s one of Europe’s top three cities for recycling.
The question is, though: could Milan really be a better capital than Rome?
All roads lead to Rome
Raffaele Simone, a renowned Italian linguist, academic and philosopher, for decades lecturer at La Sapienza and, more recently, professor Emeritus at the Università Roma Tre, has written an interesting article for Italian weekly L’Espresso where he defines the many issues of the Italian capital. It’s, without a doubt, an eye opening piece, where Simone vividly describes the deteriorating situation of a city on its knees because of years of institutional neglect and disinterest.
Even culturally, he continues, Rome lacks the type of support organizations and institutions Milan can offer: state-of-the-art museums, cultural associations, private benefactors funding the maintenance and protection of our cultural and artistic patrimony, are only some of Milan’s feathers in the cap that Rome, as of today, can only dream of.
To Simone, Milan should be our capital and, without a doubt, his argument’s compelling: Milan’s more efficient, better run, more cosmopolite and better versed in all that’s European. Rome, he seems to believe, lives off its former glory and grandeur, but is slowly dying.
Rome is Italy’s soul though and, even as it is, it still embodies it to perfection: in its beauty and, alas, in its numerous defects and deficiencies. Moving our capital to another place would be the equivalent of abandoning Rome to its own bleak destiny, instead of working harder to make sure it returns to be, in all and for all, the best representative of Italy in the world.
Lasciatemelo dire chiaramente: non c’è nessun posto come Roma. Culla di cultura e arte, archeotipo di bellezza, meta privilegiata tanto per appassionati di storia che di cibo, Roma non ha rivali in queste cose. Tuttavia, Roma è anche una città decisamente problematica: politicamente inquieta, e in alcuni luoghi, dolorosamente trascurata, è specchio di quel modo caotico di trattare le cose che noi italiani tendiamo ad avere talvolta. Noi l’amiamo, l’adoriamo, ma quando si tratta di efficienza, ci sono certamente luoghi migliori nel Paese. Milano può essere uno di questi.
Le molte face di Milano
Muovendosi verso nord si troverà Milano: Milano, la capitale dei mattini nebbiosi e delle linee tranviarie, della moda italiana e dell’economia. Se per decenni è stata solamente associata a industrie ed inquinamento, la città lombarda sta attirando sempre più attenzione a partire dal periodo, durato un anno, che l’ha portata sulle pagine del mondo grazie a Expo 2015.
Certamente, la rassegna internazionale dell’industria del cibo ha aiutato la città a raggiungere il secondo posto nella lista delle città più visitate del 2015, così come riportato lo scorso dicembre da Il Sole 24 Ore, che ha presentato dati Istat che mostrano una crescita del 14,7% nel numero delle persone che hanno scelto di trascorrere del tempo nel capoluogo della Lombardia.
Milano ha avuto una reputazione abbastanza cattiva per un buon numero di anni, nel nome di quello che è così essenziale nel tessuto socio-economico del Paese: casa del nostro distretto finanziario nazionale, così avida e guidata dal denaro. Fulcro dell’industria mondiale della moda, così vanesia e superficiale. Ma è tutto vero? Bene, c’è un pizzico di verità in ogni cosa ma gli equivoci su Milano sono diffusamente accentuati.
Senza dubbio, Milano è la capitale degli affari d’Italia: la maggior parte delle società internazionali sceglie Milano come il proprio centro di riferimento italiano, con molte società che davvero lasciano Roma a suo favore. Anche le banche italiane sembrano preferire Milano alla città eterna, con un quarto di loro che ha lì la loro sede centrale. Tale enorme rilevanza nel settore finanziario nazionale e negli affari è rispecchiato dai dati riferiti a GdP (la città da sola produce il 10% dell’intero GdP del Paese) e disoccupazione (sensibilmente più bassa della media nazionale).
La città può essere anche attraente: possiede un allure raffinato ed è la casa di alcune delle istituzioni culturali più prestigiose del Paese (e dell’Europa): si pensi a La Scala, alla Pinacoteca di Brera ed anche all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua Cattedrale, l’amato Duomo di Milano, è lassù nel cielo come uno dei simboli più riconoscibili del Paese.
Milano è inoltre cruciale quando si parla della distribuzione della cultura e delle informazioni: la maggior parte dei periodici più autorevoli d’Italia e dei giornali hanno qui il loro canale principale, e lo stesso si può dire delle case editoriali. Milano recentemente, è anche riuscita a portare il prestigioso Salone internazionale del Libro, l’evento principale dedicato alla letteratura e alle pubblicazioni in Italia dalle strade barocche e aristocratiche di Torino, ai suoi Navigli.
Con tre aeroporti, Milano è poi più accessibile di Roma dall’estero e questo le fa avere sicuramente più sentire europeo della nostra capitale, più sapere quello che va di moda proprio ora, che la rende vibrante e attraente.
Ultimo ma non meno importante, Milano è più consapevole in tema ambientale: è una delle tre città europee in testa per ecoriciclaggio.
La domanda quindi è: può Milano essere una migliore capitale di Roma?
Tutte le strade portano a Roma
Raffaele Simone, un rinomato linguista italiano, accademico e filosofo, per decenni conferenziere a La Sapienza e, più recentemente, professore Emerito all’Università Roma Tre, ha scritto un articolo interessante per il settimanale italiano L’Espresso dove definisce i molti problemi della capitale italiana. È, senza un dubbio, un pezzo che apre gli occhi, quello in cui Simone descrive vividamente il degrado di una città in ginocchio a causa di anni di trascuratezza e disinteresse istituzionale.
Anche culturalmente, continua Simone, a Roma mancano il tipo di organizzazioni e istituzioni di supporto che Milano può offrire: musei all’avanguardia, associazioni culturali, benefattori privati che procurano la manutenzione e la protezione del nostro patrimonio culturale ed artistico. Sono solamente alcuni dei fiori all’occhiello di Milano che Roma, come è quella di oggi, può solamente sognarsi.
Secondo Simone, Milano dovrebbe essere la nostra capitale e, senza dubbio, le sue argomentazioni sono stringenti: Milano è più efficiente, è gestita meglio, è più cosmopolita e più più competente verso tutto ciò che è europeo. Roma, sembra credere, vive della sua vecchia gloria e grandiosità ma sta morendo lentamente.
Roma è tuttavia l’anima dell’Italia e, anche come è, ancora l’incarna alla perfezione: nella sua bellezza e, ahimè, nei suoi difetti numerosi e nelle deficienze. Traslocare la nostra capitale in un altro luogo sarebbe l’equivalente di abbandonare Roma al suo tetro destino, invece di lavorare più duramente per assicurarsi che ritorni ad essere, in tutto e per tutto, la migliore rappresentante dell’Italia nel mondo.
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