The bull, with its evident “wear and tear” where people traditionally spin (Photo: Exinocactus/Dreamstime)

You’re taking a leisurely stroll in the city center of Milan, Italy’s capital of elegance and fashion, when you notice people spinning on a mosaic: what on earth is going on, you wonder. 

The answer is simple: you’re seeing people participating in a well-ingrained tradition of the Lombard city, that of the famous “dancing bull,” a curious and much-loved custom dating back to the 19th century. This practice involves placing one’s heel on a mosaic depiction of a bull’s testicles and spinning around three times, for a practice believed to bring good luck or even enhance fertility. 

The bull in question can be found in the Galleria Vittorio Emanuele II, one of Milan‘s most famous landmarks and Italy’s oldest active shopping gallery. A prime example of Italian architecture and culture, the Galleria was constructed between 1865 and 1877 and was named after Vittorio Emanuele II, the first king of unified Italy, to symbolize the country’s newfound unity and strength. Designed by Giuseppe Mengoni, it was one of the earliest covered shopping galleries in the world and predated other famous structures like the Eiffel Tower and the Statue of Liberty. Today, the gallery is often referred to as il salotto di Milano (Milan’s drawing room), which reflects its status as a central meeting point filled with shops, restaurants, and cafés. It is a beautiful urban spot, where elegance, fashion, and old-school cool mingle under the same roof. 

Galleria Vittorio Emanuele II, the home of the “good luck” bull (Photo: Georgios Tsichlis/Dreamstime)

Curious about why there is a bull on the mosaic floor of Milan’s trendiest spot? Fear not, the explanation—and more—is coming. 

The bull mosaic represents Turin, once the capital of the Duchy of Savoy and later the first capital of unified Italy. The landmark is encircled by the symbols of the three other significant historical capitals of the Kingdom of Italy. Milan, which was briefly the capital of the Kingdom of Italy during Napoleonic rule, is represented by its red cross on a white background. Rome is depicted by the she-wolf with Romulus and Remus, and Florence is represented by the lily.

That spinning on the bull’s testicles has been seen as a good luck charm for almost two centuries is not surprising, because bulls have long been symbols of strength and virility across various cultures, and are prominently featured in mythology and religious rites. In Italy, though, the bull is also the quintessential symbol of Turin, something we may like to investigate a bit more because we are curious and we love this stuff, don’t we? 

The association between the Piedmontese capital and the fiery bovine is based on both historical and cultural reasons. Firstly, the Italian name for Turin,  Torino, translates to “little bull,” which highlights the intrinsic connection between the city’s identity and the animal. A connection that is also heraldic, as the bull is prominently featured on various emblems throughout the city and, most notably, on the city’s coat of arms. To understand why, we need to take a trip all the way to the Middle Ages when said coat of arms was created. Back then, it was customary to pick symbols based on assonance, that is, to associate an object or animal with whatever it was supposed to symbolize, based on how words sounded: it is easy to see how the toro(the bull) became the symbol of Torino. 

A man spins on the bull’s testicles (Photo: Bennymarty/Dreamstime)

The tradition of interacting with bull symbols in Turin and Milan likely draws on the ancient beliefs we mentioned, but the reasons behind the specific action of spinning on the bull’s testicles might have started, much more prosaically, as a humorous or irreverent gesture, only to later evolve into a lucky charm of sorts. The practice likely plays on the bull’s historical and cultural significance as a virile animal, making the act of spinning on its testicles a symbolic plea for vitality and prosperity. However, others believe it is down to the rivalry between Milan and Turin, as the bull is, as we have seen, the symbol of the Piedmontese city. 

Over the years, the continuous spinning caused significant wear to the mosaic, with a noticeable hole forming where the bull’s testicles are depicted: a physical imprint left by countless people, which highlights the tradition’s cultural impact. Despite sustaining damage, the site remains a popular destination for visitors and locals alike, all seeking a stroke of good luck.

But the tradition also highlights a unique intersection of commerce, art, and folklore within the context of Milan’s own architectural heart, the Galleria Vittorio Emanuele II, one of the city’s key historical landmarks, that is at once a grand shopping arcade, a modern cultural hotspot, and a hub of old practices and curious tales, just like that of our dancing bull. 

This quirky Milanese habit of taking three spins on an old mosaic, under one of the most iconic roofs in the country, well epitomizes how, often, traditions, culture, and daily life hold hands tightly to become a real signifier of local identity continuing to engage both the local community and visitors. Whether you believe in good luck charms or not, if you happen to be in Milan, go take a spin—or three, actually!—on the old bull’s balls: you never know, good fortune may just happen to look your way. 

Stai facendo una piacevole passeggiata nel centro di Milano, capitale italiana dell’eleganza e della moda, quando noti delle persone che girano su un mosaico: cosa diavolo sta succedendo, ti chiedi.

La risposta è semplice: si vede gente partecipare ad una tradizione ben radicata nella città lombarda, quella del famoso “toro danzante”, una curiosa e molto amata usanza risalente all’Ottocento. Questa pratica prevede di posizionare il tallone su una raffigurazione a mosaico dei testicoli di un toro e di girare tre volte, per una pratica che si ritiene porti fortuna o addirittura migliori la fertilità.

Il toro in questione si trova nella Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei monumenti più famosi di Milano e la più antica galleria commerciale attiva d’Italia. Ottimo esempio di architettura e cultura italiana, la Galleria fu costruita tra il 1865 e il 1877 e prese il nome da Vittorio Emanuele II, il primo re dell’Italia unificata, a simboleggiare la ritrovata unità e forza del Paese. Progettata da Giuseppe Mengoni, è stata una delle prime gallerie commerciali coperte al mondo e ha preceduto altre strutture famose come la Torre Eiffel e la Statua della Libertà. Oggi, la galleria viene spesso definita il salotto di Milano e riflette lo status di punto d’incontro centrale pieno di negozi, ristoranti e caffè. È un bellissimo luogo urbano, dove eleganza, moda e stile vecchia scuola si mescolano sotto lo stesso tetto.

Curiosi di sapere perché c’è un toro sul pavimento a mosaico del luogo più trendy di Milano? Non temere, la spiegazione, e altro ancora, sta arrivando.

Il mosaico del toro rappresenta Torino, un tempo capitale del Ducato di Savoia e poi prima capitale dell’Italia unita. Il punto di riferimento è circondato dai simboli delle altre tre significative capitali storiche del Regno d’Italia. Milano, che fu per breve tempo capitale del Regno d’Italia durante il dominio napoleonico, è rappresentata dalla sua croce rossa su sfondo bianco. Roma è raffigurata dalla lupa con Romolo e Remo, mentre Firenze è rappresentata dal giglio.

Che girare sui testicoli del toro sia stato visto come un portafortuna per quasi due secoli non sorprende, perché i tori sono stati a lungo simboli di forza e virilità in varie culture e sono presenti in modo prominente nella mitologia e nei riti religiosi. In Italia, però, il toro è anche il simbolo per eccellenza di Torino, qualcosa che forse ci piacerebbe indagare un po’ di più perché siamo curiosi e amiamo queste cose, vero?

L’associazione tra il capoluogo piemontese e il bovino focoso si basa su ragioni sia storiche che culturali. Innanzitutto, il nome italiano di Torino, si traduce in “piccolo toro”, il che evidenzia il legame intrinseco tra l’identità della città e l’animale. Un legame che è anche araldico, visto che il toro figura in primo piano su diversa araldica cittadina e, soprattutto, sullo stemma cittadino. Per capirne il motivo, bisogna fare un viaggio indietro fino al Medioevo, quando venne creato detto stemma. Allora era consuetudine scegliere i simboli per assonanza, cioè associare un oggetto o un animale a ciò che doveva simboleggiare, in base al suono delle parole: è facile capire come il toro sia diventato il simbolo di Torino.

La tradizione di interagire con i simboli del toro a Torino e Milano si rifà probabilmente alle antiche credenze di cui abbiamo parlato, ma le ragioni dietro la specifica azione di roteare sui testicoli del toro potrebbero essere iniziate, molto più prosaicamente, come un gesto umoristico o irriverente, per poi successivamente evolversi in una sorta di portafortuna. La pratica probabilmente gioca sul significato storico e culturale del toro come animale virile, rendendo l’atto di girare sui suoi testicoli un appello simbolico alla vitalità e alla prosperità. Secondo altri, invece, la colpa è della rivalità tra Milano e Torino, poiché il toro è, come abbiamo visto, il simbolo della città piemontese.

Nel corso degli anni, la continua rotazione ha causato una notevole usura del mosaico, tanto che si è formato un notevole foro dove sono raffigurati i testicoli del toro: un’impronta fisica lasciata da innumerevoli persone, che evidenzia l’impatto culturale della tradizione. Nonostante i danni subiti, il sito rimane una destinazione popolare sia per i visitatori che per la gente del posto, tutti in cerca di un colpo di fortuna.

Ma la tradizione evidenzia anche un’intersezione unica di commercio, arte e folklore nel contesto del cuore architettonico di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei principali monumenti storici della città, che è allo stesso tempo una grande galleria commerciale, un moderno centro culturale hotspot e il fulcro di antiche pratiche e racconti curiosi, proprio come quello del nostro toro danzante.

Questa bizzarra abitudine milanese di fare tre giri su un vecchio mosaico, sotto uno dei tetti più iconici del Paese, ben esemplifica come, spesso, tradizioni, cultura e vita quotidiana si tengono strettamente per mano per diventare un vero e proprio significante dell’identità locale continuando a coinvolgere sia la comunità locale che i visitatori. Che tu creda o meno ai portafortuna, se ti trovi a Milano, fai un giro (anzi tre, a dire il vero!) sui testicoli del vecchio toro: non si sa mai, può capitare che la buona sorte guardi dalla tua parte.


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