“Suscita qualche emozione pensare che, come per voi, anche per Leonardo questi paesaggi sono stati i primi che ha visto, ammirato, amato; da cui ha tratto il suo impegno di curiosità e di approfondimento. È un’occasione importante e, nel salutare tutti, parlamentari e autorità presenti, vorrei ricordare che in questo 2019 celebriamo davvero un genio universale e – dopo la Mostra che le Scuderie del Quirinale, a Roma, hanno dedicato a Leonardo, con il titolo significativo “La scienza prima della scienza” – è giusto prendere le mosse di questo intenso anno leonardiano da qui, dal luogo che gli ha dato i natali”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che a Vinci ha partecipato alla cerimonia per il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci.

“A testimonianza della universalità della sua figura, il prossimo 2 maggio ad Amboise, renderò omaggio alla sua tomba insieme al Presidente della Repubblica francese, in un Paese che, al protagonista di Vinci, dedicherà, anch’esso, importanti celebrazioni”, ha annunciato il Capo dello Stato. “Così come – ha aggiunto – altre manifestazioni si terranno in Gran Bretagna, in Olanda, in Polonia, in Norvegia, per citarne alcune”.
“È emblematico, del resto, che sia il suo nome a caratterizzare uno dei più significativi programmi che la Unione Europea dedica a esperienze di formazione da svolgersi all’estero per giovani che, esauriti gli studi scolastici, si apprestano a misurarsi con il mondo del lavoro”, ha detto ancora il Presidente riferendosi al Programma Leonardo.

“Sono tanti i profili di Leonardo che ci parlano dalle sue opere e da quel “giacimento” di quaderni, annotazioni e disegni. Opere, studi, progetti, riflessioni, intuizioni, tutti segni – ha sottolineato – di un impegno, inesausto, di ricerca, in tanti campi diversi e che, contemporaneamente, si riassumono nella persona di un intellettuale-artista-scienziato rinascimentale che interpreta in modo mirabile – e già per quei tempi inconsueto – il rapporto tra umanesimo e scienze. Ben prima che i “chierici” del ‘900 si interrogassero su come superare lo iato – in realtà soltanto apparente – tra le “due culture”. Leonardo non è una figura “senza tempo e senza luogo”. Era figlio del suo tempo. Ed è proprio questo che manifesta appieno la sua straordinaria capacità di ricercare, intuire, “vedere” oltre i limiti della conoscenza di quel tempo”.

“Appunto perché figlio di quel tempo – in cui la cultura non riconosceva frontiere e accomunava, nello scambio di esperienze, tutta l’Europa, malgrado i suoi contrasti e le sue guerre interne – qualsiasi ingenuo tentativo di leggere la sua opera entro confini, organizzati nei secoli successivi, tra le scienze o tra i territori e tra i popoli, apparirebbe fallace, e, soprattutto, riduttivo dell’enorme contributo che Leonardo ha recato al progresso dell’umanità”, ha osservato Mattarella.

“Anche per questo, il lavoro di Leonardo rimane fonte di ispirazione ineguagliabile. Il suo percorso di vita fa riflettere: dalla sua formazione in Toscana – opportunamente indagata dalla mostra che tra poco visiteremo, dedicata “alle origini del genio” – sino al soggiorno presso le corti dei personaggi che governavano i diversi Stati: Milano, Roma, poi la Francia. Cosa sarebbe stato il Rinascimento senza l’apporto essenziale di politiche di prestigio che si misuravano anche in campo culturale e artistico? Un mecenatismo, quello delle corti del tempo, talvolta espressione di gusto e interesse estetico ma anche, talaltra, di desiderio di ostentazione delle ricchezze possedute e della potenza di uno Stato. Accanto al confronto delle armi (terreno che non fu estraneo alla ricerca di Leonardo), quello della cultura”.

“Nel nostro tempo – fortunatamente – è di quest’ultima che siamo chiamati a occuparci. E questo ci ricorda l’importanza del sostegno alla cultura da parte delle istituzioni”, ha sottolineato Mattarella. “E ci rammenta, anche, il dovere di evidenziare il contributo all’umanesimo da parte di Leonardo. Un apporto che, quasi carsicamente, si ripropone ogni volta che appare necessario riflettere sulla libertà della ricerca, della cultura o, più semplicemente, sulla libertà con la elle maiuscola; e sulla dignità della persona”.

“L’eredità lasciata da questo figlio di Vinci è immensa ed è giusto, signor Sindaco, che i Vinciani ne nutrano orgoglio”, ha rimarcato il Presidente. “Celebrare Leonardo significa, naturalmente, interrogarsi sulla molla che ha spinto sempre più in là la sua ansia di ricerca e di espressione, utilizzando, come scriveva, la “sperienzia” e la “ragione”: il desiderio di conoscere, il desiderio di sapere, di governare le risorse e i fenomeni fisici e naturali, di porli al servizio dell’umanità. Nell’auspicio che in Italia, nell’intera Europa e negli altri Paesi in cui sarà ricordato Leonardo, si faccia – in ogni circostanza -adeguata applicazione di quel suo “ostinato rigore”. Per quanto riguarda il nostro Paese sarà il modo di ricordare, con coerente rispetto, un grande toscano, un grande italiano. Allora protagonista assoluto sulla scena europea, oggi – ha concluso – riferimento insopprimibile nel mondo”.

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