Il Presidente della Repubblica Italiana  Sergio Mattarella (Ph Quirinale.it)

“Ai Governi che rappresentate, a Voi, alle Vostre famiglie e ai Vostri collaboratori giungano i miei auguri più fervidi per le prossime festività, insieme a un condiviso auspicio di serenità per l’anno che sta per iniziare. Consentitemi di rivolgere un saluto particolarmente caloroso ai giovani diplomatici della Repubblica italiana vincitori dell’ultimo concorso, che – come accade ormai da alcuni anni, in quella che è diventata una tradizione – partecipano a questa cerimonia. A loro porgo un duplice augurio, per le prossime festività e per il loro futuro servizio al Paese!”.

Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ospitato al Palazzo del Quirinale la tradizionale cerimonia di presentazione degli auguri di Natale e di fine anno da parte del Corpo Diplomatico. Presenti alla cerimonia anche il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, il Vice Ministro Emanuela Claudia Del Re, e il sottosegretario Ricardo Merlo insieme a rappresentanti di Camera e Senato.

“Stiamo per lasciarci alle spalle dodici mesi particolarmente intensi, segnati da avvenimenti che lasceranno una traccia nella storia”, ha osservato Mattarella. Il 2018 “è stato l’anno del ricordo e della memoria. Un anno marcato dal centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, e anche, per quanto riguarda specificatamente l’Italia, dal settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, fondamento della nostra democrazia, simbolo della rinascita del Paese e della sua volontà di riscatto nel contesto internazionale, dopo gli anni bui della dittatura e della guerra. La memoria ci soccorre; e ci esorta a evitare gli errori del passato”.

“Un passato – ha rimarcato Mattarella – di responsabilità, individuali e collettive, in cui spiccano anche vergogne come la tragica adozione in Italia delle leggi razziali, di cui quest’anno è caduto l’ottantesimo anniversario. Un futuro di pace e di prosperità – ed è la lezione della memoria -può nascere soltanto dalla convinta consapevolezza che il dialogo e non il conflitto rappresenta lo strumento per affermare valori, principi, interessi di ciascuna comunità nel contesto della più vasta comunità dei popoli”.

“Il tumultuoso sviluppo tecnologico di questi anni – e le conseguenti trasformazioni in atto nelle nostre società – non deve essere al servizio di contesti e di logiche di potenza: sarebbe fatale, così come fatale fu, per milioni di giovani, sui campi di battaglia, l’applicazione alla guerra dei congegni messi a disposizione dalla prima industrializzazione, all’inizio del secolo scorso. Una guerra, quella conclusasi cent’anni fa, che nel volgere di appena un ventennio, dette vita a un altro sanguinoso conflitto, che coinvolse, ancor più estesamente, l’intero pianeta. La Costituzione italiana – ha quindi ricordato il Presidente – è figlia di questa sofferenza e, al tempo stesso, di un vigoroso spirito di rinascita, solidamente ancorato nei principi e nei valori che furono alla base della lotta contro il nazismo e il fascismo. A differenza dei generosi tentativi emersi dopo il primo conflitto mondiale, e basati tuttavia sul principio dell’equilibrio tra le grandi potenze, dopo il conflitto successivo si seppe dare vita, tra molteplici sofferenze, a uno spirito di rinascita etica e morale nella lotta a ideologie totalitarie: di esso è figlia la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvata anch’essa nel 1948”.

“Con quel documento – sui diritti di ogni persona – l’umanità cercò di porre a difesa di se stessa un argine, attraverso un testo sempre attuale, che giorno per giorno sollecita le Istituzioni di tutti i Paesi e la coscienza dei cittadini a darvi attuazione. La promozione dei diritti, una promozione attiva, attenta, costante – alla quale ci richiamano sia il dettato Costituzionale sia la Dichiarazione universale – rappresenta – ha sottolineato Mattarella – uno strumento necessario non soltanto per la prevenzione di nuovi conflitti, ma anche nella costruzione di società pacifiche, stabili e inclusive, unica base solida per una prosperità condivisa. L’Italia avverte la responsabilità, in quanto membro del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, a partire dal prossimo mese, di contribuire all’affermazione della effettiva universalità dei diritti di libertà ed eguaglianza. La consapevolezza che non andavano ripetuti gli errori del passato ha aiutato la Repubblica italiana a concorrere a un percorso continentale in cui nazioni avversarie, nelle alterne vicende della storia, hanno saputo unirsi per imboccare, decisamente, la strada della integrazione europea e della solidarietà atlantica”.

“Lo straordinario successo di questo cammino – in termini, soprattutto, di pace, benessere e crescita sociale – è conferma del fatto che l’Europa è, prima di tutto, una comunità di valori, basata sul rispetto della dignità umana, sulla democrazia, sull’uguaglianza e sulla prevalenza del diritto. Valori – ha ricordato il Capo dello Stato – che hanno contraddistinto tutti i passaggi della storia del progetto di integrazione continentale, specialmente quelli più delicati. L’impegno e l’energia che i Paesi dell’Unione hanno profuso in questi decenni hanno accresciuto la qualità della vita dei cittadini europei. Ne hanno accresciuto i diritti e rafforzato le tutele, hanno rimosso barriere, assicurando libertà di movimento e di stabilimento, di fare impresa”.

Per Mattarella, poi, “alcuni limiti riscontrabili nell’esperienza dell’Unione Europea non offuscano, in alcun modo, il risultato offerto ai suoi popoli e all’intera comunità internazionale. La stabilità diffusa, la crescita nell’adesione a valori di pacificazione e di sviluppo, ne hanno fatto uno dei baricentri in più scenari e in più teatri, oltre che un modello al quale guardano con interesse esperienze di integrazione in Africa, in America Latina, in Asia. Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio, mettendo a repentaglio l’orizzonte di progresso dell’intero pianeta”.

Certo, ha concesso il Presidente, “l’architettura istituzionale e funzionale dell’Unione necessita certamente di completamenti, miglioramenti e adattamenti: di questo processo l’Italia intende continuare a essere protagonista. L’importante – ha però sottolineato – è che a prevalere non siano cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici, della cui azione l’unico risultato diverrebbe la paralisi. Il dibattito di questi anni troverà un punto fermo nella espressione della sovranità popolare con la elezione del massimo organo democratico dell’Unione, il Parlamento Europeo, nel prossimo mese di maggio”.
“Numerose crisi si addensano ai confini dell’Italia e dell’Unione Europea: a instabilità presenti nell’area del Mediterraneo, nella regione mediorientale, si aggiunge quella presente a Est”, ha proseguito Mattarella. “Principi come la sovranità e l’integrità territoriale, il libero scambio e la libertà di navigazione, non possono essere oggetto di controversia. Tensioni, quando non vere e proprie tragedie, si registrano anche in aree lontane dai nostri confini ma non per questo lontane dalla nostra considerazione, in America Latina, nell’Africa subsahariana e in Asia. Siamo convinti che occorra lavorare per prevenire le dispute e le difficoltà o si intende, invece, alimentarle? Questa realtà, nella sua poliedrica complessità – nella quale si intersecano conflitti e fenomeni planetari, conseguenza diretta o indiretta dell’azione dell’uomo – presenta una caratteristica comune. Nessuna sfida può essere affrontata e vinta da singoli Paesi”, ha detto ancora una volta il Presidente.

“Non si può affrontare il cambiamento climatico, osteggiare l’inquinamento, o governare il fenomeno migratorio da soli. Non si può efficacemente combattere la subdola pervasività del crimine transnazionale o del terrorismo senza una fitta rete di contrasto che veda uniti i Paesi di tutti i continenti. Questo grave pericolo continua a manifestarsi, da ultimo con l’uccisione a Strasburgo di cinque persone e, tra esse, anche del nostro giovane connazionale Antonio Megalizzi. Non si può garantire sicurezza alle popolazioni se non se ne rispettano i diritti umani: per essere più sicuro il mondo ha bisogno di equità e di libertà. Non si può guidare il progresso tecnologico – e il suo impatto sempre più evidente sulla società e sui diritti di ciascuno – senza regole che si sforzino di comprendere l’intero pianeta. Si tratta di temi che stanno portando a cambiamenti di eccezionale portata all’interno delle nostre società, ma anche nella vita di relazione internazionale”.

“Il secolo scorso – ha ricordato – ci ha consegnato un sistema di regole e di Istituzioni, che – privilegiando il dialogo e il confronto, fra posizioni anche fortemente contrapposte – ha consentito di evitare conflitti maggiori e di intervenire – purtroppo non sempre con la dovuta tempestività o la massima efficacia – per arginare i focolai che si sono via via manifestati. Un metodo, quindi, che per quanto imperfetto, è riuscito a raffreddare tensioni e a dare tempo alla diplomazia di svolgere i propri compiti. È questo un patrimonio importante, che non possiamo né sottovalutare, né tantomeno relegare al passato. Le sfide di oggi sono, per alcuni aspetti, qualitativamente diverse rispetto a quelle di ieri, ma i loro effetti, pervasivi e dirompenti, si misurano ormai su una scala autenticamente globale. Essi non potranno essere gestiti se non a partire da quel sistema e da quel metodo – basato sul dialogo, sul confronto e sulla ricerca del compromesso – che abbiamo ereditato e sviluppato a partire dal secondo dopo-guerra e che risponde a esigenze non sopite della vita delle relazioni internazionali”.

“Chi regola la stabilità e costruisce l’equità nei rapporti internazionali fra i popoli?”, si è chiesto Mattarella. “Se non applichiamo, anche qui, il rispetto pieno della dignità di ogni Paese e il principio democratico, l’alternativa diviene il diritto del più forte, ribaltando la conquista, ottenuta dopo il secondo conflitto mondiale, realizzando il passaggio dal diritto della forza alla forza del diritto anche nel rapporto fra gli Stati. L’alternativa al multilateralismo – che vede nella composizione degli interessi e nel rispetto delle procedure la sua ragion d’essere – è soltanto l’unilateralismo, che si illude di poter vivere in splendido isolamento, nell’assenza di regole e nell’affermazione – o nel tentativo di affermazione – di interessi esclusivi. Un mondo dominato dall’unilateralismo è un mondo senza amici e non può che condurre a diffidenze crescenti, a frizioni e a nuovi conflitti. Conflitti che rischiano, in considerazione della marcata e irreversibile interdipendenza fra Paesi e Continenti, di colpire tutti in maniera inaccettabile. È una deriva che va fermata: per ogni accordo sul controllo degli armamenti, specie se nucleari, che viene messo in discussione, occorre dare vita a un nuovo trattato, aggiornato sul terreno degli intervenuti mutamenti strategici e tecnologici”.

“Talvolta si odono critiche rivolte all’inefficacia delle regole dell’ordine multilaterale. Queste – ha ribadito Mattarella – possono essere utilmente aggiornate o sostituite ma non rimosse: l’appartenenza alla comunità internazionale non può essere parziale o a intermittenza”.

“La fine del ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo ci ha visto spesso impegnati in sfide localizzate, in qualche modo “arginabili” attraverso azioni puntuali e mirate. Il presente e il futuro, al contrario, ci pongono di fronte a sfide trasversali e a interrogativi di amplissima portata, alcuni di improcrastinabile urgenza come, ad esempio, i cambiamenti climatici. Essi potrebbero trasformare radicalmente il rapporto fra l’umanità e il pianeta e dunque non è possibile accontentarsi di timide intese. Occorrono, invece, scelte coraggiose e condivise – scelte autenticamente multilaterali – che segnino un percorso da seguire fedelmente, per il bene di tutti. Il progresso tecnologico – e l’esponenziale dilatazione delle possibilità e dei rischi ad esso sottesi – incide profondamente sui diritti fondamentali di ciascuno, sul rapporto stesso tra Stato e cittadino oltre che sul rapporto tra gli Stati, realizzando, insieme a insperati avanzamenti, anche effetti profondi e irreversibili specialmente nel mondo del lavoro. Si tratta – ha osservato – di effetti che rischiano di determinare nuove, profonde cesure all’interno delle società, favorendo l’insorgere di nuove sacche di povertà. Anche in quest’ambito, dunque, occorre un impegno costante e corale, per evitare che fenomeni, di per sé positivi, si risolvano in una indebita compressione di diritti, ciascuno dei quali rappresenta una straordinaria conquista di civiltà”.

Questi, ha aggiunto, “sono i “nodi” reali che, insieme, dovremo sciogliere, per permettere alle generazioni future di raggiungere traguardi ulteriori di autentico progresso. Risultati che soltanto il dialogo e il confronto, costruttivo e leale, nell’interesse dei nostri popoli, potranno porre alla nostra portata”.
“È su questi obiettivi che anche voi – giovani leve della Farnesina – sarete chiamati a confrontarvi, a beneficio del nostro Paese e della intera comunità internazionale”, ha detto il Presidente ai nuovi diplomatici. “È con tali auspici – ha concluso – che rinnovo ai Vostri Paesi, a tutti Voi e alle Vostre famiglie, i miei più calorosi auguri per le prossime festività natalizie e per un sereno anno nuovo”.


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