In queste ore di gioia per la Basilicata, il modo migliore per festeggiare la designazione di Matera a “Capitale Europea della Cultura 2019” è quello di ricordare le parole e l’opera di due grandi uomini che alla Città dei Sassi e alla regione hanno dato tanto: Rocco Scotellaro e Carlo Levi.
Proprio in questi giorni, da Torino, l’amico Pino Colosimo, uno studioso di origini calabresi che ha tanto appreso dalle lezioni del nonno contadino, mi ha scritto per dirmi che aveva trovato una pubblicazione in cui veniva riportato il discorso tenuto nel 1967 da Levi a Matera nel convegno “Gramsci e il Mezzogiorno, oggi, in Basilicata”. Gli ho risposto che ero molto interessato e tempestivamente mi ha mandato tutto. Documento storico, dal quale ho tratto un passaggio dell’intervento di Levi che ritengo molto significativo.
Rileggiamolo insieme: “Visto che sono qui a Matera, vorrei per un minuto soltanto accennare ad un problema di cui pensavo anche questa notte passeggiando nei Sassi, vorrei accennarvi al problema dei Sassi di Matera, alla necessità della loro vita, della loro esistenza come fatto vitale per salvare un patrimonio architettonico unico al mondo e che non si può salvare se non dandogli una ragione effettiva di esistenza, se non cioè secondo le linee che ho cercato di esporre anche nella mia relazione al Senato, cioè rendendoli nuovamente abitabili senza voler riprendere le stesse strutture, le stesse abitazioni e gli stessi vicinati di prima; trovandovi anche altre destinazioni, ma rendendoli veramente un fatto vivo e del resto su questa linea lavorano architetti e urbanisti che vengono qui, sia di Matera sia di Venezia, sia di Napoli sia di altrove, e lavorano anche i giovani di Matera che hanno fatto quell’importante lavoro sulle chiese rupestri e sui tentativi di dar vita al Sasso e per cui dovremmo evitare di ridurre il Sasso di Matera, che vi ripeto è effettivamente una delle meraviglie dell’architettura popolare del mondo, a un fatto morto.
Non possiamo ridurre Matera come ad una città che ho visto nel Caucaso in Georgia che si chiama Varsia e che era una piccola città fiorente nel XII secolo ma che poi venne distrutta dai persiani e che adesso non è che un insieme di buchi nella roccia dove è rimasta soltanto l’antica chiesa con gli splendidi affreschi del XII secolo.
Deve essere, invece, quasi direi a segnare la vitalità del mondo meridionale, deve ancora riprendere una sua vita quotidiana e reale. Perché anche su un problema così particolare, così lontano apparentemente da uno sviluppo politico-sociale, si può dimostrare la maturità del Mezzogiorno, e il fatto che la coscienza rivoluzionaria è il solo modo di ridare valore alle radici del passato, al suo linguaggio e anche alla sua arte poiché, come ci ha insegnato Gramsci, è nella storia che esistono le premesse di ogni possibile rivelazione e rivoluzione.
Oggi cari amici un ritorno a Matera come questo è per me sempre una ragione profonda di vita, un contatto con la realtà nel suo farsi sempre nuova e sempre legata a quei valori fondamentali dell’uomo che qui ho imparato a conoscere.
È un rapporto con ciò che esiste per la prima volta: non quel mondo contadino che attraverso tutte da Gramsci e le difficoltà e le crisi della sua creazione, della sua autocreazione, anche davanti a problemi sempre nuovi e sempre più vasti, complessi e difficili, è in cammino. Vi ricordate i versi di Rocco Scotellaro: ‘È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi con i panni e le scarpe e le facce che avevamo’. Con le facce che avevamo, e qui con voi io le ritrovo quelle facce, che avevamo, ma di cui abbiamo preso coscienza, a cui abbiamo dato un’esistenza nuova; e questo fatto, che Antonio Gramsci aveva capito, è, insieme, poesia e libertà”.
Matera si è messa in gioco ed ha vinto.
Ha saputo dare un seguito positivo all’“esistenza nuova” avviata dai grandi Levi e Scotellaro. Questo riconoscimento è il risultato di una compattezza e serietà di intenti che vanno sottolineati. Ed elogiati. Ad alta voce.
Un esempio da seguire. Spero che questo nuovo successo lucano sia da stimolo per la sonnacchiosa Calabria. Ha tanti beni, ma non sa metterli in mostra. Addirittura li oscura con l’indifferenza. E non li protegge come sarebbe opportuno: dagli scavi di Sibari all’antica Kaulon, pietre millenarie da salvare e da valorizzare!