Il presidente della BCE, Mario Draghi,  è stato nominato uomo dell’anno dal prestigioso quotidiano inglese “The Times”

È l’uomo dell’anno, o più precisamente “businessman of the year”, per il Times: Mario Draghi, il Presidente della Banca Centrale Europea. Il titolo dell’edizione del quotidiano britannico del 31 dicembre, che ha chiuso il 2012, non è solo un omaggio ad uno stimato economista, ma è una vera e propria celebrazione nei confronti di colui che è riuscito a stare “a testa alta nel caos”. Un caos, quello europeo, che rischiava di portare il vecchio continente alla deriva.

Secondo il Times il Presidente della BCE “ha dato la scossa ai mercati e non si è fatto toccare dagli scontri dei leader politici europei, salvando l’euro dalla disintegrazione. Ha anche gestito bene un momento molto delicato la scorsa estate, quando la crisi finanziaria stava per contagiare Spagna e Italia”.
 
Classe 1947, Mario Draghi è Presidente della Banca Centrale Europea dal 1° novembre 2011.
Laureato con lode in Economia presso l’Università La Sapienza di Roma, Draghi ha proseguito gli studi al Massachussetts Institute of Technology di Boston con Franco Modigliani e Robert Solow, ottenendo il PhD nel 1976.
  Il senatore,  ex Presidente del Consiglio Mario Monti insieme a Mario Draghi

  Il senatore,  ex Presidente del Consiglio Mario Monti insieme a Mario Draghi

 
Dopo una brillante carriera accademica Draghi ha ricoperto diversi ruoli nella sua vita: dal 1984 al 1990 è stato Direttore Esecutivo della Banca Mondiale; dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro e dal 2006 al 2011 Governatore della Banca d’Italia.
L’apprezzamento di cui gode l’economista italiano a livello internazionale non è una novità: già a metà dicembre, infatti, era stato eletto uomo dell’anno; in quell’occasione da un’altra importante testata inglese: il Financial Times che lo definì “vero salvatore dell’Euro e dell’Unione Europea”.
 
Draghi lo aveva promesso a luglio 2012, quando si espose in prima persona dichiarando che la Bce avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l’euro: “Believe me, whatever it takes”. Puntando sulla sua stessa credibilità chiese alla comunità internazionale di credere nella politica che stava attuando la Bce, perché solo così si sarebbe evitato il collasso dell’eurozona.
 
Tra le mosse che il Presidente della Banca Centrale Europea ha messo in atto è risultata vincente quella di offrire una maggiore liquidità alle banche tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. Il raggiungimento di un sistema di vigilanza bancaria a livello europeo e la creazione dello scudo anti-spread, inoltre, si stanno dimostrando strumenti fondamentali per ottenere una maggiore stabilità.
 
Rispettato e ascoltato da politici e tecnici, durante questo primo anno di presidenza Draghi ha dimostrato grande capacità di negoziazione con i capi di Stato: riuscendo a mediare tra le diverse posizioni, ha combattuto quei pregiudizi della Germania che stavano pesando troppo sullo stato dell’economia europea; senza dimenticare che, attraverso la sua politica, si è anche guadagnato il consenso degli Stati Uniti.
 
Luigi Zingales su IlSole24ore lo ha definito “il banchiere centrale di uno Stato che non c’è”. E forse il vero punto di forza di Draghi è stata proprio la sua capacità di orchestrare tra una compagine di personalità, governi e sistemi troppo diversi tra loro, che hanno in comune solo la moneta, ma che in realtà non riescono a convergere in una politica economica efficace per tutti.

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