Mario Castelnuovo è stato ospite della 5ª “Rassegna Storica e Nuova Canzone d’Autore”, organizzata dall’Associazione Aspettando Godot al Teatro Estense di Ferrara. Castelnuovo è reduce dal successo ottenuto di recente a “d’Autore e d’Amore” di Bordighera, dove si è esibito con Giovanna Famulari (violoncello, tastiere e cori) e Stefano Zaccagnini alla chitarra, gli stessi musicisti che lo hanno accompagnato nel concerto ferrarese. Da due anni il trio porta in scena “Lezioni d’incendio”, il recital in cui Castelnuovo canta e parla delle cose che ama e di quelle che non sopporta, mettendo a nudo le sue passioni tra sorrisi, canzoni e provocazioni verbali.
A Ferrara, data la presenza di altri artisti, è andata in scena una sintesi di circa un’ora, con in scaletta i successi più conosciuti e piccole perle come “Il mago”, tratto dall’album “Signorine adorate” del 1996: “Vorrei essere il tuo segreto, il cassetto dimenticato, vorrei essere il tuo peccato che ti porti via, che magari diventa grande, e che morde di più di un cane, vorrei essere il tuo dolore, per parlarti di me…”.
Ripercorrendone la storia, si risale ai primi anni ’80, quando grazie ad Amedeo Minghi conobbe Vincenzo Micocci ed incise il primo disco per la IT, entrando di fatto nell’orbita della Rca Italiana.
Dopo avere partecipato a Domenica In, con “Oceania”, esordì fra le nuove proposte al Festival di Sanremo del 1982, con il brano “Sette fili di canapa”. Due anni dopo si ripresentò a Sanremo portando in gara “Nina”, uno dei suoi brani più conosciuti, classificandosi al 6° posto e pubblicando il suo secondo album.
Con il lavoro successivo, “È piazza del campo”, Castelnuovo compie un salto di qualità, grazie a un lavoro controcorrente realizzato in diretta, senza il supporto ritmico della batteria, con atmosfere e arrangiamenti prevalentemente acustici. Si tratta di un lavoro coraggioso, fuori dalle logiche commerciali, prodotto da due giganti della scena musicale italiana: Ennio Melis (già uscito dalla Rca) e Lilli Greco. Pur senza il traino di un 45 giri l’album ebbe un ottimo riscontro. Il brano “Le aquile” fu inserito nel film “I ragazzi della periferia sud” di Gianni Minello, già collaboratore di Pasolini. La canzone paragona il concetto di amore a un volo di aquile, avvalendosi di metafore e sfumature ermetiche.
“Venere” (1987), il suo quarto long playing, rappresenta la sintesi di quanto fatto in precedenza, una ricerca intima e personale fuori dagli schemi. “Madonna di Venere” lo vede partecipare al Festival di Sanremo, un brano poco in sintonia con la kermesse canzoniera, ispirato al ricordo di una malattia infantile e alla voglia di vivere altri cent’anni.
Il titolo dell’album “Sul nido del cuculo” (1988), è ripreso dal film di Miloš Forman e interpretato da Jack Nicholson. La canzone guida racconta l’amore tra due persone con problemi psichici, una storia surreale dove le stelle si accendono premendo un pulsante, come in un presepe. La produzione è affidata ad Antonio Coggio (collaboratore di Baglioni nei dischi Rca), gli arrangiamenti sono di Pinuccio Pirazzoli. Nella copertina del disco Mario è insieme a suo padre, il pittore Lodovico Castelnuovo; nelle facciate interne sono stampati alcuni sui acquarelli.
L’artista romano ha scritto canzoni per numerosi artisti, tra questi: Tony Cicco, Formula 3, Alessandro Haber, Riccardo Fogli, Umberto Bindi. Per Paola Turci ha composto “Primo Tango”, vincitore del Premio della critica delle nuove leve al Festival di Sanremo 1987. Tra le tante esperienze artistiche, emerge quella con Rick Wakeman, storico tastierista degli Yes, e Mario Fasciano, che hanno inciso il suo pezzo “Stella bianca”. Nel giugno 2000, Mario pubblica “Buongiorno”, dove ritorna a lavorare con Lilli Greco. Nel 2005 è la volta di “Com’erano venute buone le ciliegie nella primavera del ’42”, con l’intervento canoro di Lina Wertmuller e un frammento di venti secondi tratto dalla “Fantasia K 397 in re minore” di Wolfgang Amadeus Mozart.
Il 2009 è l’anno del suo debutto letterario, con “Il badante di Che Guevara”, un romanzo da leggere tutto d’un fiato con protagonisti un anziano senatore comunista e il suo giovane badante extracomunitario, alle prese con le proprie apprensioni materiali e morali, legati da un destino comune.
Il suo disco più recente s’intitola “Musica per un incendio”, dodici brani inediti prodotti con Lilli Greco, dove emerge “Annie Lamour”, il racconto di un incontro senza amore, una rivisitazione aggiornata della “Bocca di Rosa” di Fabrizio de André. Il brano “Fessure di cielo” volge lo sguardo al corpo dell’amata, una sublimazione dell’amore fisico senza metafore e veli: “Alleluia, alleluia per le tue gambe animali eleganti e squisite e il passo da antilope tuo che mi prende”. La canzone “Gli innamorati coi capelli bianchi” racconta di come i ricordi compensino il perduto ardore giovanile, senza sminuire l’intensità del sentimento. L’attenzione verso i deboli, specialmente vecchi e bambini, è spesso presente nelle sue composizioni.
Mario Castelnuovo è un artista completo, capace di intrecciare dimensioni reali e metafore fantastiche, senza per questo slegarsi dalla realtà o perdersi nelle parole. La sua è una visuale originale, un punto di vista che va ben oltre il proprio sguardo.