A newly discovered manuscript of Il Milione, Marco Polo’s famous account of his travels, has been found in the Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli in Foligno, a historic town in the Umbria region of central Italy. The discovery is significant also due to its timing, as it coincides with the 700th anniversary of Marco Polo’s death (1254–1324), an event being commemorated through academic conferences and cultural events across the country, but especially in Polo’s hometown, Venezia.
Polo was a Venetian merchant and explorer whose accounts of travels to Asia, particularly to the Mongol Empire under Kublai Khan, captured Europe and reshaped perceptions of the East. He traveled for 24 years, visiting regions that were, at the time, largely unknown to the Western world. His detailed descriptions of the customs, cultures, and wealth of Asia — especially China — fascinated readers upon his return. His Il Milione (often referred to as The Travels of Marco Polo), gave Europe one of its earliest and most comprehensive views of the Silk Road, the Great Wall of China, and the court of the Mongol emperor. Polo’s contributions, however, extend beyond storytelling: his accounts provided key information that influenced future explorers, most notably Christopher Columbus, who carried a copy of Il Milione on his voyage to the New World; moreover, his descriptions of China’s vast wealth and technological advancements inspired Europeans in establishing trade routes to Asia, laying the groundwork for the Age of Exploration.
Let us return, though, to the recent discovery made in Foligno. The manuscript, preserved, as we said, in the Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli, had been cataloged in the past but had eluded scholars until now, with no mention made of it in any major surveys of Marco Polo’s texts. Thanks to it, the count of known manuscripts of Il Milione rises to 145, each contributing uniquely to our understanding of how Polo’s tales spread through medieval Europe. Indeed, this latest find offers crucial clues into the manuscript’s transmission and the evolution of its various versions.
Labeled Jacobilli A.II.9, the document consists of 110 handwritten pages, though it is missing a few introductory and internal sections. While its exact origins are unclear, it is believed to have been part of a collection donated by Ludovico Jacobilli to the library in the 17th century. The find was made by Fabio Soncin, a doctoral student at Ca’ Foscari University in Venice, during a visit to Foligno, with the first public announcement made by librarian Ivan Petrini.
The manuscript belongs to a translation of Polo’s work known as “VA,” likely made in northeastern Italy during the early 1300s. What makes this version stand out is its extensive influence, as it served as a foundation for numerous Latin and vernacular translations, with many subsequent manuscripts tracing their lineage back to it. Researchers also believe that “VA” was primarily read in religious settings, given that the translator made careful edits to exclude content that might have been seen as inappropriate or controversial. Early copies of this text circulated in regions such as Emilia and Lombardy, though the exact circumstances of its production remain somewhat mysterious.
The discovery of Jacobilli A.II.9 is part of a broader research project led by scholars Eugenio Burgio, Marina Buzzoni, and Samuela Simion from Ca’ Foscari University of Venice, along with Antonio Montefusco from the University of Nancy. The study is of great academic importance as it offers new insights into the transmission of Il Milione and its many versions, enriching our understanding of how Marco Polo’s work evolved over time and across different regions. Over the coming months, researchers will continue to analyze the manuscript and position it within the broader context of Polo’s Il Milione tradition.
Il Milione remains a crucial text not only for historians but also for those studying the transmission of knowledge across cultures; it reflects a period when Europe’s understanding of the wider world was expanding dramatically and Polo’s accounts, though often embellished or misunderstood, were one of the few sources of information about distant lands like China and Mongolia available. Today, its study continues to yield new insights into medieval European perceptions of the East, trade routes like the Silk Road, and the early connections between Europe and Asia.
Un manoscritto appena scoperto de IlMilione, il famoso resoconto di viaggio di Marco Polo, è stato trovato nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli di Foligno, una città storica nella regione Umbria dell’Italia centrale. La scoperta è significativa anche per la tempistica, poiché coincide con il 700° anniversario della morte di Marco Polo (1254-1324), un evento commemorato attraverso conferenze accademiche ed eventi culturali in tutto il Paese, ma soprattutto nella città natale di Polo, Venezia.
Polo era un mercante ed esploratore veneziano i cui resoconti di viaggi in Asia, in particolare nell’Impero mongolo sotto Kublai Khan, conquistarono l’Europa e rimodellarono la percezione dell’Oriente. Viaggiò per 24 anni, visitando regioni che, all’epoca, erano in gran parte sconosciute al mondo occidentale. Le sue descrizioni dettagliate dei costumi, delle culture e della ricchezza dell’Asia, in particolare della Cina, affascinarono i lettori al suo ritorno. Il suo Il Milione (spesso indicato come I viaggi di Marco Polo), ha dato all’Europa una delle sue prime e più complete visioni della Via della Seta, della Grande Muraglia cinese e della corte dell’imperatore mongolo. I contributi di Polo, tuttavia, vanno oltre la narrazione: i suoi resoconti hanno fornito informazioni chiave che hanno influenzato i futuri esploratori, in particolare Cristoforo Colombo, che portò con sé una copia del Milione nel suo viaggio verso il Nuovo Mondo; inoltre, le sue descrizioni della vasta ricchezza e dei progressi tecnologici della Cina hanno ispirato gli europei a stabilire rotte commerciali verso l’Asia, gettando le basi per l’Età delle Esplorazioni.
Torniamo, però, alla recente scoperta fatta a Foligno. Il manoscritto, conservato, come abbiamo detto, nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli, era stato catalogato in passato ma era sfuggito agli studiosi fino a ora, senza che ne fosse fatta menzione in nessuna delle principali indagini sui testi di Marco Polo. Grazie a questo testo, il numero di manoscritti noti del Milione sale a 145, ognuno dei quali contribuisce in modo unico alla nostra comprensione di come i racconti di Polo si diffusero nell’Europa medievale. In effetti, questa ultima scoperta offre indizi cruciali sulla trasmissione del manoscritto e sull’evoluzione delle sue varie versioni.
Etichettato Jacobilli A.II.9, il documento è composto da 110 pagine manoscritte, sebbene manchino alcune sezioni introduttive e interne. Sebbene le sue origini esatte non siano chiare, si ritiene che facesse parte di una collezione donata da Ludovico Jacobilli alla biblioteca nel XVII secolo. La scoperta è stata effettuata da Fabio Soncin, uno studente di dottorato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, durante una visita a Foligno, con il primo annuncio pubblico fatto dal bibliotecario Ivan Petrini.
Il manoscritto appartiene a una traduzione dell’opera di Polo nota come “VA”, probabilmente realizzata nell’Italia nord-orientale nei primi anni del 1300. Ciò che distingue questa versione è la sua vasta influenza, in quanto è servita come base per numerose traduzioni latine e vernacolari, con molti manoscritti successivi che ne riconducono la discendenza. I ricercatori ritengono inoltre che “VA” fosse letto principalmente in contesti religiosi, dato che il traduttore ha apportato modifiche attente ad escludere contenuti che avrebbero potuto essere considerati inappropriati o controversi. Le prime copie di questo testo circolavano in regioni come l’Emilia e la Lombardia, sebbene le circostanze esatte della sua produzione rimangano in qualche modo misteriose.
La scoperta dello Jacobilli A.II.9 fa parte di un più ampio progetto di ricerca guidato dagli studiosi Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Samuela Simion dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, insieme ad Antonio Montefusco dell’Università di Nancy. Lo studio è di grande importanza accademica in quanto offre nuove intuizioni sulla trasmissione de Il Milione e le sue numerose versioni, arricchendo la nostra comprensione di come l’opera di Marco Polo si sia evoluta nel tempo e in diverse regioni. Nei prossimi mesi, i ricercatori continueranno ad analizzare il manoscritto e a posizionarlo nel contesto più ampio della tradizione de Il Milione di Polo.
La scoperta è avvenuta poco prima di un importante convegno intitolato Marco Polo, il libro e l’Asia organizzato dall’Università Ca’ Foscari, che si è svolto la scorsa settimana per celebrare l’eredità di Polo. Una parte significativa dell’evento si è concentrata anche sulla prima edizione digitale de Il Milione, ora disponibile tramite l’Università Ca’ Foscari: per la prima volta, più versioni del testo di Polo, che abbracciano diverse lingue e periodi storici, vengono presentate fianco a fianco in un formato open-access. Ciò consente agli studiosi di esplorare l’evoluzione dell’opera di Polo attraverso secoli e regioni, offrendo preziosi spunti su come il testo è stato interpretato e adattato in diversi contesti culturali. L’edizione digitale include anche mappe interattive, che tracciano il viaggio di Polo da Venezia alla corte di Kublai Khan e ritorno, ciascuna delle quali offre ai lettori un contesto geografico e li aiuta a visualizzare le immense distanze percorse da Polo. Il tutto è completato da glossari di termini chiave relativi ai luoghi, alle persone e alle culture incontrate da Polo, accrescendone ulteriormente il valore educativo. Se siete interessati, potete facilmente accedervi online a questo indirizzo.
Il Milione rimane un testo cruciale non solo per gli storici, ma anche per coloro che studiano la trasmissione della conoscenza tra culture; riflette un periodo in cui la comprensione europea del mondo più ampio si stava espandendo in modo drammatico e i resoconti di Polo, sebbene spesso abbelliti o fraintesi, erano una delle poche fonti di informazioni disponibili su terre lontane come la Cina e la Mongolia. Oggi, il suo studio continua a fornire nuove intuizioni sulle percezioni medievali europee dell’Oriente, sulle rotte commerciali come la Via della Seta e sui primi collegamenti tra Europa e Asia.
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