Abbazia di Fiastra (Ph Konstantinos Papaioannou-Dreamstime.com)

“Turismo slow”: ecco la definizione azzeccata per quello che si può fare viaggiando in una regione come le Marche. Tante le attrattive da scoprire, soprattutto nel cuore di questa stupenda parte della penisola: per esempio la stupenda ed antica Abbazia cistercenze di Fiastra, ricca di storia, e il paese di Serrapetrona, dove nascono ottimi vini.

L’abbazia Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra costituisce uno dei monumenti più pregevoli e meglio conservati in Italia dell’architettura cistercense e rappresenta la più alta testimonianza della presenza dei Cistercensi nelle Marche, che vi arrivarono nel 1142 dal monastero di Chiaravalle di Milano.  L’interno della chiesa è a tre navate, di cui la centrale è altissima, e a volte ogivali, con caratteristici pilastri cruciformi coronati da capitelli romanici, scolpiti dai monaci stessi con materiali provenienti dai ruderi della vicina Urbs Salvia, città romana che fu distrutta da Alarico tra il 408 e il 410.   

Oltre a costruire la chiesa, i monaci si dedicarono alla bonifica di tutta la zona, caratterizzata soprattutto da boschi ed estese paludi. Tra gli affreschi che si conservano nell’abbazia, notevoli sono quelli della seconda cappella a destra, dedicata a San Benedetto. Sono datati al secolo XV e attribuiti alla scuola camerinese.    A lato dell’edificio sorge il monastero che racchiude il grande chiostro in laterizio con bassi pilastri, archi ribassati e copertura a capriate. Dell’antico monastero, abbandonato dai Cistercensi nel 1422, in seguito ad un saccheggio e successivamente affidato a cardinali commendatari, ai Gesuiti e infine passato in proprietà alla famiglia Giustiniani-Bandini di Camerino, si conservano la Sala del Capitolo, il refettorio e il dormitorio dei conversi, la sala delle oliere e altri locali. Oggi l’abbazia è inclusa nella Riserva naturale omonima che abbraccia un territorio di 1.800 ettari tra i comuni di Urbisaglia e Tolentino, ad una decina di chilometri da Macerata.    

Un territorio ricco di campi coltivati, di vegetazione e di fauna protetta, con due corsi d’acqua e un lago, ove è possibile trascorrere tranquille giornate a contatto con la natura. È disponibile una foresteria all‘interno del bellissimo Parco, che racchiude in sé la calma e la tranquillità proprie di una residenza di campagna e la praticità di un comodo e funzionale collegamento con i maggiori centri della zona. (Info: www.abbadiafiastra.net)  

Non lontano, il paese di 1.000 anime di Serrapetrona è celebre per la sua Vernaccia, un vino a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) che viene prodotto in un territorio molto ristretto che comprende per l’appunto il comune di Serrapetrona e parte dei comuni di San Severino Marche e Belforte del Chienti, in provincia di Macerata. Questo tipo di vino è prodotto nella sua versione secca ed in quella dolce. Il vino in questione è preparato con l’85% di uova omonima (il 40% leggermente appassita) ed il 15% con un’uva a bacca rossa.  

Il vino Vernaccia di Serrapetrona si presenta all’aspetto in una colorazione rosso granato che può tendere fino ad un rosso rubino intenso, con sfumature purpuree. All’olfatto, invece, il vino si ca-ratterizza per note fruttate molto mature con accenni floreali rossi appassiti, confetture e spezie.  La Vernaccia di Serrapetrona è ideale da servire nella sua versione dolce con ottimi dessert oppure con dolci a pasta secca; Si ponga attenzione alla temperatura del vino che dovrà attenersi intorno ai 6°C – 8°C circa.  Nella versione secca, il Vernaccia di Serrapetrona è considerato un vino da fuori pasto ma si accompagna bene con dolci a pasta frolla e di mandorle, formaggi, salumi e arrosti di carne; in questo caso, potrà esser gustato nei migliori dei modi tra gli 8°C ed i 10°C.    

Nelle giornate dell’11 e del 18 novembre scorsi si è tenuta la manifestazione “Appassimenti aperti”, durante la quale gli appassionati hanno potuto ammirare i grappoli di Vernaccia distesi o appesi ad appassire. Tra le aziende vinicole interessate spicano la Quacquarini e la Colli di Serrapetrona. In paese non può mancare una visita allo stupendo ed unico Museo Archeologico, che espone i reperti raccolti dal geologo Recchi. Si trova nel Palazzo Claudi, gestito da una Fondazione che organizza molti eventi culturali.   Fino al 30 giugno 2013 il Museo è accessibile al grande pubblico grazie ad una mostra dal titolo “La conquista del cielo”, organizzata e promossa dal Comune di Serrapetrona, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e dalla Sapienza Università di Roma, e realizzata grazie alla collaborazione del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Ancona, con il patrocinio e il contributo della Regione Marche, della Provincia di Macerata, della Comunità Montana dei Monti Azzurri e della Fondazione Carima, e con il sostegno delle aziende Efi e Cava Baroni.   

Il geologo Giorgio Recchi, morto all’improvviso, ha permesso di scoprire uno strabiliante museo privato, con reperti preistorici, vasi etruschi ed ellenici magnificamente dipinti, bronzetti votivi, oggetti d’ornamento piceni, reperti egizi e di epoca romana, monete in bronzo, argento e oro; e poi reperti fossili: esemplari di antropodi paleozoici, invertebrati primordiali, anfibi e rettili acquatici, rettili volanti e uccelli primitivi, mammiferi antichi. Un tesoro inestimabile di 839 reperti pa-leontologici, 305 reperti archeologici e 1377 reperti numismatici. All’ultimo piano del  museo lo spettacolo più sbalorditivo: al centro della stanza troneggia, quasi minaccioso, lo scheletro ricostruito di un dinosauro di circa 75 milioni di anni fa, lungo circa 4 metri.     

Da questa scoperta eccezionale è stata avviata l’attività di recupero, studio e valorizzazione. La fase di analisi e catalogazione è ancora in corso, ma gli esperti hanno già riconosciuto il grande valore scientifico della collezione, destinata a diventare un riferimento per studiosi a appassionati. Per rendere fruibile al pubblico questa straordinaria scoperta è stato avviato un percorso di musealizzazione, con una prima mostra nel 2010 incentrata sui reperti acquatici. La seconda esposizione, in programma fino al 30 giugno 2013, permette di ammirare per la prima volta il reperto più imponente: il dinosauro o, più precisamente, un esemplare di Prosaurolophus del Cretaceo Superiore (75 milioni di anni fa) del Nord America.   

Accanto, una selezione di circa 70 reperti tra paleontologici, archeologici e numismatici, accumunati dal tema del volo. In particolare sono esposti reperti fossili risalenti ad un periodo che va dai 350 ai 30 milioni di anni fa circa: insetti provenienti soprattutto dal Brasile; pterosauri (rettili volanti) dal Sud Ame-rica e Germania; un esemplare dei primi uccelli basali (fondamentali per la discussa teoria sull’evoluzione degli uccelli dai dinosauri) proveniente dalla Cina ed un piccolo fossile di pipistrello.   Saranno in mostra, inoltre, manufatti per la gran parte di produzione magno-greca ed etrusca, anch’essi legati al tema del volo grazie a splendide decorazioni. Informazioni: www.serrapetrona.org. Si narra che, già nel Medioevo, un soldato polacco rimase affascinato da queste zone del marchigiano, tanto da dare origine ad un detto sulla fortuna che tuttora è presente nel dialetto del luogo.

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