“Vi son dei momenti in cui l’animo particolarmente de’ giovani, è disposto in maniera che ogni poco d’istanza basta a ottenerne ogni cosa…come un fiore appena sbocciato, s’abbandona mollemente sul suo fragile stelo…questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto, son quelli appunto che l’astuzia interessata spia attentamente e coglie al volo…”.
Con queste profonde osservazioni, Alessandro Manzoni, autore del celebre romanzo storico ‘I promessi sposi’, grazie al quale viene considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, descrive l’animo ingenuo e fiducioso di Gertrude, al secolo Marianna de Leyva y Marino, una fanciulla nobile del Seicento, che viene costretta dal padre, un gentiluomo spagnolo, ad indossare l’abito da monaca, contro la sua volontà attraverso false lusinghe ed inganni travestiti da ‘benevolenza paterna’.
La giovane Gertrude leggeva ben diversamente la sua esistenza futura: desiderava con tutte le sue forze un matrimonio d’amore e dei figli cui dedicare ogni sua cura ed attenzione, ma non di certo la monacazione. Eppure Gertrude dovrà entrare in convento non spinta da alcuna vocazione e neanche dalla forza, ma convinta disonestamente dalle subdole parole del padre, dalle sue sotterranee promesse.
Il Manzoni, che ebbe il merito di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l’unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell’illuminismo lombardo, con maestria passa, senza che il lettore se ne avveda, dalla situazione particolare, dal caso singolo, descritto nelle pagine del suo romanzo, ad osservazioni di carattere morale e psicologico universali. L’età adolescenziale, quella che noi tutti abbiamo attraversato, in modo chi più, chi meno, turbolento, non è assolutamente la più felice della vita umana, come si sente spesso affermare. Al contrario, è quella più carica di turbamenti, di ansie, di paure, di complessi. E’ l’età che dovrebbe trovare negli adulti, nella famiglia, negli insegnanti, negli amici, un punto di riferimento, una sicurezza, e invece…spesso viene ingannata, tradita.
Ed ecco che l’autore, al di là di ogni contesto temporale e spaziale, introduce la sua splendida similitudine: il giovane con la sua freschezza, con il suo sguardo limpido, con la sua fiducia totale ed incondizionata verso il mondo, è come un fiore appena sbocciato, che dovrebbe essere trattato con il massimo rispetto, e, invece, molte volte viene calpestato. Gertrude, nella sua ingenuità disarmante, resterà alla fine vittima dei raggiri paterni e finirà nella trappola da lui tesa per non uscirne mai più, guastando irrimediabilmente e progressivamente la sua natura e la sua indole, nata buona, dolce e sensibile, arrivando alla malvagità e precipitando in un baratro talmente profondo da non potere più rialzarsi. Gertrude inconsapevolmente diverrà come suo padre e forse anche peggiore, se pensiamo che tra i ‘galantuomini’ del Seicento il comportamento tenuto dal genitore della fanciulla era abbastanza diffuso. Gertrude non sarà mai più la dolce Gertrude, ma …la perfida Monaca di Monza, la cui storia è raccontata in celebri pagine de I Promessi Sposi.