Lo skyliner di Mantova, capitale della cultura nel 2016 (Ph Cristianafranzini da Pixabay)

Mantova, oltre ad essere stata Capitale della cultura Italiana 2016 e una delle città nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è diventata la nuova meta per eccellenza per gli appassionati della street art.

Grazie alle prime due edizioni del festival “Without Frontiers, Lunetta a colori” e alla alla prima fase del III capitolo, il quartiere Lunetta di Mantova vanta già 15 opere murali che in maniera naturale hanno creato un vero e proprio museo a cielo aperto. Il momento cruciale della terza edizione di Without Frontiers è previsto dal 18 al 24 giugno 2018 e in questa settimana saranno istituiti dei veri e propri Street art tour (visite guidate gratuite su prenotazione) dove sarà possibile chiacchierare con gli artisti coinvolti e con le curatrici che descriveranno le opere che sono già state concluse e i lavori in corso di svolgimento. Difficile trovare in Italia un unico quartiere che vanta così tante e grandi opere murarie a pochi metri l’una dall’altra con artisti di fama internazionale.

Gli street artist italiani e stranieri, che hanno partecipato al festival fino ad oggi sono: Zedz, Etnik, Vesod, Corn79, Elbi Elem, Fabio Petani, Made 514 e gli artisti Bianco-Valente, Panem et Circenses e Perino & Vele; inoltre è appena stata conclusa l’opera dell’urban artist Joys, che ha dipinto la facciata del palazzo di Viale Piemonte situato all’ingresso del quartiere Lunetta di Mantova. Il suo lavoro, dal titolo “TSUNAMY”, è di circa 826 mq ed è la seconda opera più grande dell’artista.

Durante la prima fase del progetto dal titolo “Una nuova pelle”, protagonista di questo importante intervento è stato Joys. L’artista ha realizzato un’opera di circa 800 mq sulla facciata del palazzo di Viale Piemonte. Il palazzo funge da “porta d’ingresso” al quartiere e l’opera di Joys sarà il caldo benvenuto per chiunque entrerà a Lunetta.

L’opera, in linea con lo stile dell’artista, sarà espressione della sua ricerca, caratterizzata da inconfondibili forme tridimensionali che rispondono a regole logiche e geometriche ben precise. L’opera racconta la storia di un lento cambiamento che sta coinvolgendo il quartiere di Lunetta. I palazzi sono diventati un foglio bianco, una pelle sulla quale scrivere per acquistare un’identità unica che sembra esserci stata estirpata dalla società delle omologazioni. Quella pelle che andremo a ridisegnare sarà la frontiera tra il dentro e il fuori delineando i limiti del sé in quel confine che ci apre al mondo (La pelle e la traccia. Le ferite del sé | David Le Breton – Melteni Melusine 2005).


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