Quanto contano le origini, le radici, il punto di partenza nella formazione di una persona? 
Quanto il background di provenienza influisce nella storia personale, nella carriera, nei risultati professionali e sociali? 
 
Sicuramente del “Made in” qualcosa rimane sempre appiccicato addosso. Sia perché negli anni, oltre a cambiare, spostarsi, integrarsi, evolvere, stratificarsi, si torna spesso a guardare indietro, anche per capire quanta strada è stata fatta, dove e in quale direzione si vuole andare, sia perché qualcuno o qualche circostanza ci riportano inevitabilmente al punto di partenza. 
 
Non è un caso che sui documenti di identità sia indicato il luogo di nascita. È un timbro che ci portiamo dietro per sempre.
 
Così di Charles Paterno, che tanto incise sull’urbanistica new-yorkese d’inizio Novecento, non ci si dimenticò mai delle origini italiane, lucane per la precisione, sebbene avesse passato quasi tutta la vita nel continente americano.
 
Così si fa oggi per il futuro sindaco di New York Bill de Blasio che, pur essendo nato nella Grande Mela ed avendo solo metà del suo sangue di provenienza italiana, è comunque indissolubilmente legato alle origini tricolori (le due storie sono nel Focus della sezione Heritage).
 
Così si potrebbero fare altri milioni di esempi, tanti quanti sono stati e continuano ad essere gli emigrati italiani e i loro discendenti, che si portano dietro il marchio di fabbrica. Non un’etichetta applicata su un prodotto ma un modo di essere.
 
P.s. Inauguriamo una nuova sezione dedicata alle favole: per i bambini che le amano e per i grandi che hanno voglia di crederci ancora. L’intenzione è quella di avvicinarsi ai lettori più giovani perchè coltivino la lingua italiana attraverso un tipo di lettura adatta alla loro curiosità. 

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