Superheroes are ubiquitous in today’s world: they are everywhere, from comics to movie franchises, from commercials to video games. Children dress up like them, adults enjoy watching or reading about their struggle to defeat evil and let good triumph.
The American superhero is a modern product. Many of them were created after the end of the Second World War, as an artistic answer to people’s fear of uncontrollable evil taking the world by storm another time: it was, somehow, reassuring to think there was someone invincible on our side.
But we shouldn’t forget that the first superheroes are much older than that, because what was Greek (and Roman) Heracles/Hercules, if not a super-human of classical times?
Today, however, we want to talk about another legendary strong man, one who was born, bred, and became popular in Italy in the years just before the First World War, and maintained his status of icon in cinema and the popular imagination for decades. Today, we’re meeting Maciste.
Many of us Italians believe that Maciste is a classical mythological figure, but it isn’t so. This gentle and courageous giant is, in fact, the creation of director Giovanni Pastrone and decadent poet Gabriele d’Annunzio who, in 1914, joined forces to produce Cabiria, a movie set during the years of the Punic Wars, filmed between Turin, the Piedmontese Alps, and Tunisia. The historical context, many believe, was chosen because Italy, eager to become a colonial power, had invaded Libya just a year earlier. The film’s plot is rather flimsy, but in line with the trend of those times: a damsel in distress is saved from evil by a hero with strong arms and solid morals, Maciste.
The first Maciste on the silver screen was Bartolomeo Pagano, who wasn’t an actor by trade, but a dockworker from Genoa. After Cabiria he would reprise his role several times, in a series of movies with titles such as Maciste Alpino, Maciste Atleta, Maciste Innamorato, Maciste Medium, Maciste Poliziotto and La Rivincita di Maciste, all the way to 1926, when he appeared as the hero for the last time in Maciste contro lo Sceicco. All films offered a similar plot, mirror to the same trope seen in Cabiria, which was, as we said, very much standard for the cinema of those years.
The first to understand Maciste could turn into a cinematographic legend was Giovanni Pastrone himself, who had introduced the character in Cabiria and directed Pagano for the first time. Pastrone had a Maciste-centric script ready by the following year, 1915, and directed Pagano in two other Maciste movies in 1916 and 1918.
Maciste’s popularity made also Pagano’s fortune. Born in Sant’Ilario Ligure (today part of Genoa) in 1878, he was chosen for the role among 50 other men, who came from all corners of Italy to take part in a competition organized in Turin by Pastrone himself to find the protagonist of his Cabiria. Another version of the story says that, in fact, it was actor Domenico Gambino who noticed the imposing figure of Pagano and mentioned him to Pastrone, who signed the Genoese immediately.
But the way Pagano’s entered the world of cinema doesn’t change the fact he became an icon and a true star of Italian cinema for a good number of years, his name inextricably tied to that of Maciste, a character he interpreted in more than a dozen movies, from 1915 to 1926. As Maciste, he became famous also in France and Germany, where he also starred in some films.
Fascism wanted a piece of Maciste, too, because his physical strength and moral rectitude were considered the epitome of the fascist Übermensch. His fame rose exponentially and, in the 1920s, Pagano was one of only a handful of actors to earn up to 600.000 liras a year (that’s some 700.000 USD in today’s money). His career was, however, quite short: he starred in his last movie, Giuditta e Oloferne, in 1929. After that, physical problems forced him to quit the stage. He died in 1947, at 68.
But the myth and popularity of Maciste continued even after Pagano’s passing, especially in the 1960s, when the character became a staple of the popular “peplum” or “sword-and-sandals” genre, as a parallel figure to Hercules. Movie critics, however, were quick to dismiss Maciste’s movies as a cheap version of Hollywood masterpieces of the genre like Ben Hur, Quo Vadis, or Samson and Delilah.
During its 1960s revival, the actor who played Maciste in more movies was third-generation Italian-American Lou Degni (known by the screen name Mark Foster), who reprised the role seven times. The last Maciste movie, shot in 1965, was Maciste il Vendicatore dei Mayas, a mash-up of outakes from two other Maciste movies, Maciste contro i Mostri and Maciste contro i Cacciatori di Teste. Because of it, the main character is played by two different actors, Kirk Morris and Reg Lewis. Of low quality, it wasn’t distributed in the US and it never became available in English. But Maciste, in the 1960s, was still an iconic figure in the Italian imagination, if it’s true that even legendary Totò, in 1962, starred along with Samson Burke in a hilarious take on the superhero legend,Totò contro Maciste.
After the 1960s, Maciste retired for good. You could still see, now and then, old 1960s movies on TV back in the 80s. After that: silence. Maciste, just like all the classical heroes of those years, passed on the baton to more modern iterations of strength and power.
I supereroi sono onnipresenti nel mondo di oggi: sono ovunque, dai fumetti alle serie di film, dalle pubblicità ai videogiochi. I bambini si vestono come loro, gli adulti si divertono a guardare o leggere della loro lotta per sconfiggere il male e far trionfare il bene.
Il supereroe americano è un prodotto moderno. Molti di loro sono stati creati dopo la fine della seconda guerra mondiale, come risposta artistica alla paura della gente che il male incontrollabile prendesse d’assalto il mondo un’altra volta: era, in qualche modo, rassicurante pensare che ci fosse qualcuno di invincibile dalla nostra parte.
Ma non dobbiamo dimenticare che i primi supereroi sono molto più antichi, perché cos’era il greco (e romano) Eracle/Ercole, se non un superuomo dei tempi classici?
Oggi, però, vogliamo parlare di un altro leggendario uomo forte, uno che è nato, cresciuto e diventato popolare in Italia negli anni appena precedenti la prima guerra mondiale, e ha mantenuto il suo status di icona nel cinema e nell’immaginario popolare per decenni. Oggi incontriamo Maciste.
Molti di noi italiani credono che Maciste sia una figura mitologica classica, ma non è così. Questo gigante gentile e coraggioso è, infatti, la creazione del regista Giovanni Pastrone e del poeta decadente Gabriele d’Annunzio che, nel 1914, unirono le forze per produrre Cabiria, un film ambientato negli anni delle guerre puniche, girato tra Torino, le Alpi piemontesi e la Tunisia. Il contesto storico, secondo molti, fu scelto perché l’Italia, desiderosa di diventare una potenza coloniale, aveva invaso la Libia appena un anno prima. La trama del film è piuttosto inconsistente, ma in linea con la tendenza di quei tempi: una damigella in pericolo viene salvata dal male da un eroe dalle braccia forti e dalla morale solida, Maciste.
Il primo Maciste sul grande schermo fu Bartolomeo Pagano, che non era un attore di professione, ma uno scaricatore di porto di Genova. Dopo Cabiria riprenderà più volte il suo ruolo, in una serie di film dai titoli come Maciste Alpino, Maciste Atleta, Maciste Innamorato, Maciste Medium, Maciste Poliziotto e La Rivincita di Maciste, fino al 1926, quando apparirà come eroe per l’ultima volta in Maciste contro lo Sceicco. Tutti i film offrivano una trama simile, specchio dello stesso tropo visto in Cabiria, che era, come abbiamo detto, molto standard per il cinema di quegli anni.
Il primo a capire che Maciste poteva diventare una leggenda cinematografica fu proprio Giovanni Pastrone, che aveva introdotto il personaggio in Cabiria e diretto Pagano per la prima volta. Pastrone aveva pronto un copione Maciste-centrico l’anno successivo, il 1915, e diresse Pagano in altri due film Maciste nel 1916 e nel 1918.
La popolarità di Maciste fece anche la fortuna di Pagano. Nato a Sant’Ilario Ligure (oggi parte di Genova) nel 1878, fu scelto per il ruolo tra altri 50 uomini, giunti da ogni angolo d’Italia per partecipare ad un concorso organizzato a Torino dallo stesso Pastrone per trovare il protagonista della sua Cabiria. Un’altra versione della storia dice che, in realtà, fu l’attore Domenico Gambino a notare l’imponente figura di Pagano e a farne cenno a Pastrone, che scritturò subito il genovese.
Ma il modo in cui Pagano entrò nel mondo del cinema non cambia il fatto che divenne un’icona e una vera star del cinema italiano per un buon numero di anni, il suo nome indissolubilmente legato a quello di Maciste, personaggio che interpretò in più di una dozzina di film, dal 1915 al 1926. Come Maciste, divenne famoso anche in Francia e in Germania, dove recitò in alcuni film.
Anche il fascismo voleva un pezzo di Maciste, perché la sua forza fisica e la sua rettitudine morale erano considerate l’epitome dell’Übermensch fascista. La sua fama crebbe in modo esponenziale e, negli anni ’20, Pagano fu uno dei pochi attori a guadagnare fino a 600.000 lire all’anno (circa 700.000 dollari americani al giorno d’oggi). La sua carriera fu però piuttosto breve: recitò nel suo ultimo film, Giuditta e Oloferne, nel 1929. Dopo di che, problemi fisici lo costrinsero ad abbandonare le scene. Morì nel 1947, a 68 anni.
Ma il mito e la popolarità di Maciste continuarono anche dopo la scomparsa di Pagano, specialmente negli anni ’60, quando il personaggio divenne un punto fermo del popolare genere “peplum” o ” sword-and-sandals”, come figura parallela a Ercole. I critici cinematografici, tuttavia, furono rapidi nel liquidare i film di Maciste come una versione a buon mercato dei capolavori hollywoodiani del genere come Ben Hur, Quo Vadis o Sansone e Dalila.
Durante il suo revival degli anni ’60, l’attore che interpretò Maciste in più film fu l’italo-americano di terza generazione Lou Degni (conosciuto con il nome d’arte Mark Foster), che riprese il ruolo sette volte. L’ultimo film di Maciste, girato nel 1965, fu Maciste il Vendicatore dei Maya, un mash-up di outakes da altri due film di Maciste, Maciste contro i Mostri e Maciste contro i Cacciatori di Teste. Per questo, il personaggio principale è interpretato da due attori diversi, Kirk Morris e Reg Lewis. Di bassa qualità, non fu distribuito negli Stati Uniti e non è mai stato disponibile in inglese. Ma Maciste, negli anni ’60, era ancora una figura iconica nell’immaginario italiano, se è vero che anche il mitico Totò, nel 1962, recitò insieme a Samson Burke in una spassosa rivisitazione della leggenda del supereroe, Totò contro Maciste.
Dopo gli anni ’60, Maciste si ritirò definitivamente. Si potevano ancora vedere, ogni tanto, vecchi film degli anni ’60 in tv negli anni ’80. Dopo di che: silenzio. Maciste, come tutti gli eroi classici di quegli anni, ha passato il testimone a iterazioni più moderne di forza e potenza.
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